Oberstdorf 15 febbraio 1987: l'oro di Albarello rilancia il fondo italiano

 Dopo anni di crisi e anonimato, il successo nella 15 km che l'attuale CT azzurro ha ottenuto ai Mondiali dimostrò che l'argento di due anni prima a Seefeld non era stato un caso. Una settimana dopo sarebbe arrivato l'oro di De Zolt nella 50 km. Si aprì una splendida avventura che gli azzurri d'oggi possono continuare

 Il fondo italiano torna a Oberstdorf per i Mondiali, 18 anni dopo l'edizione precedente. Un ritorno atteso perché può si far bene con più di un azzurro in grado di andare sul podio, e perché proprio qui ha iniziato il decollo che ha portato l'Italia degli sci stretti ad essere la terza potenza mondiale. Oro di Albarello nella 15 km, la prima medaglia d'oro mondiale per un italiano, e ancora oro di De Zolt nella 50 km. La conferma che l'argento della staffetta (Albarello, Vanzetta, De Zolt, Ploner) di due anni prima a Seefeld non era stato casuale. Piste sono cambiate rispetto ad allora: dure e tecniche garantiscono spettacolo per gli spettatori  e per quanti seguiranno le gare in TV poiché i tedeschi, come hanno dimostrato l'anno scorso in occasione dei Premondiali, hanno predisposto riprese eccezionali. C'è solo da sperare che, per eccesso di sciovinismo come è avvenuto con la 15 km TL di Reit Im Winkl,, non insistano sui loro fondisti che sono sicuramente fra i favoriti ma non gli unici protagonisti. Questo il programma e gli orari delle gare che, ad eccezione della sprint femminile prevista alle 10,15, partiranno poco dopo mezzogiorno:

giovedì 17 febbraio 10 km femminile TL (12.15) -  15 km maschile TL (14.45)

sabato 19 febbraio  Doppio inseguimento femminile 7,5 km TC + 7,5 km TL (12.30)

domenica 20 febbraio Doppio inseguimento maschile 15 km TC + 15 km TL (12.30)

lunedì 21 febbraio Staffetta 4x5 km femminile (12.15)

martedì 22 febbraio Sprint femminile  1,2 km TC (10.15) – Sprint maschile 1,2 km TC (12.15)

giovedì 24 Staffetta 4x10 km maschile (12.15)

venerdì 25 Staffetta sprint maschile e femminile 6x1,2 km TL (12.30)

sabato 26 febbraio 30 km femminile TC

domenica 27 febbraio 50 km maschile TC.

Dei protagonisti di allora in squadra ne sono rimasti tre: Marco Albarello (nella foto al momento della premiazione), che da atleta è diventato CT, Giorgio Vanzetta e Gianfranco Polvara nel ruolo di skimen. Rispetto al 1987, però, sono cambiate tante cose nell'ambiente che allora stava vivendo il fondo in maniera quasi viscerale. Oggi ha perso il seguito di amici e di tifosi che proprio quelle medaglie avevano cominciato a far crescere di numero. Inevitabilmente è venuto meno anche l'interesse dei "media" per questa disciplina che, pur guadagnando medaglie olimpiche e mondiali in quantità industriale, ha stranamente denunciato anche un calo di praticanti che peggiora di anno in anno. E non è solo una questione di crisi economica.

Ricordo quelle giornate avendole traascorse insieme alla squadra, in un tranquillo albergo ad un paio di chilometri dalla città, immerso fra prati e boschi. E' stata la mia ultima "uscita perché poi mi sarei defilato per 14 anni: tre giorni dopo i Mondiali mi aspettavano a Milano, al centro Monzino,  per un intervento a cuore aperto. Pur essendo considerato "a rischio", in Germania ci ero andato con tutte le precauzioni del caso per rispettare un impegno preso in precedenza con una radio tedesca che aveva programmi per gli italiani all'estero, e con una casa editrice per un libro sugli stessi Mondiali. Una questione di professionalità. Del resto i medici non mancavano, gente di riconosciuta fama: erano i tempi di Conconi. Una spedizione ben organizzata. Con dirigenti, atleti e tecnici anche un gruppetto di amici che il CT Azittà e Vanoi, allenatore con Punnkinen, avevano coinvolto. Appassionati che, nel loro campo di lavoro specifico, potevano dare una certa collaborazione. Naturalmente gratuita. Un esempio su tutti: i titolari della "Galbusera" di Regoledo di Cosio (SO) che avevano preparato il loro prodotto più tipico, la "bisciola", un dolce a base di frutta secca eliminando i grassi perché risultasse più digestivo. L'antesignano degli integratori.

 Non c'erano aggeggi elettronici; il tempo libero lo si passava giocando a carte, con Polvara/Ploner coppia imbattibile. Lo è stata per anni. Proprio in una di quelle partite, fra una mano e l'altra, prendevano in giro Albarello. Ploner in particolare, che di Marco era considerato il "gemello". Era la sera del 14 febbraio. Tempo uggioso, nebbia con un po' di acquerugiola, pista durissima, e il giorno successivo era in programma la 15 km. Albarello ci puntava dopo la 30 km che l'aveva visto protagonista  e in zona medaglia per 2/3 di gara. Si metteva in dubbio che potesse trascinare i suoi 80 kg di stazza sulla salita più dura e su neve molle in cui gli sci affondavano. La peggior situazione che potesse trovare.

Invece Albarello il 15 febbraio compì il miracolo, uno dei tanti della sua carriera. E questo è ciò che ho scritto sul libro dei Mondiali in quell'occasione. Mi auguro che, nella ricorrenza, la squadra lo festeggi, accantonando una volta per tutte recenti incomprensioni che hanno diviso gli atleti dal tecnico. Personalmente spero che, da CT, ottenga gli stessi successi che hanno costellato la sua carriera di atleta.

Come già a Seefeld, anche sul podio di Oberstdorf ha sventolato il tricolore: stavolta però sul gradino più alto. Marco Albarello, 26 anni, aostano di Courmayeur, sergente maggiore degli alpini, dopo Nones è il primo italiano a battere i nordici e i sovietici. Franco Nones con la medaglia d’oro olimpica della 30 km a Grenoble, nel 1968, caratterizzò un’epoca, quella della grande squadra di Nilsson. Albarello, con la medaglia d’oro della 15 km mondiale, ha invece ribadito la continuità di una scuola, quella italiana, che ha dimostrato di non aver più bisogno di imparare dagli altri ma di essere all’avanguardia. E lo ha fatto in una gara a passo alternato, tecnica nella quale gli italiani non hanno mai particolarmente brillato. Frutto di una programmazione anche questo, con lo studio, l’apporto della scienza e l’applicazione che prendono il posto di una tradizione che in un Paese alpino  non può avere radici profonde.

E’ stata una grande vittoria questa di Albarello, e ha avuto una premessa nella prova dei 30 km che lo aveva visto in zona medaglia per due terzi della corsa, per calare poi nel finale. Sulla distanza a lui più congeniale, quella dei 15 km appunto, che un paio di settimane prima lo aveva laureato campione italiano – il suo primo titolo assoluto – Albarello è letteralmente esploso. Una giornata meteorologicamente balorda, con acquerugiola nella parte bassa del tracciato e nevischio insistente nella zona più alta, dove la pista si infila sui dossi e nel bosco; temperatura dell’aria e della neve a zero gradi. Le classiche condizioni in cui azzeccare la sciolina giusta e una buona posizione di partenza significa godere di un grosso vantaggio. La sciolina, i tecnici Longoborghini e Manfredini non l’hanno sbagliata: una miscela di klister rossa, gialla e argento, veloce in discesa e di ottima tenuta anche in salita.

Quanto al numero di partenza (il 20), Albarello aveva come punti di riferimento il sovietico Smirnov, che partiva per terzo, il norvegese Ulvang (21), e il vincitore della 30 km, Wassberg (32) in piena polemica con i tecnici della sua squadra che nella formazione dei gruppi avevano dato la preferenza a Svan. Quest’ultimo, infatti, partiva molto più indietro e aveva Vanzetta mezzo minuto avanti. Era quindi in grado di conoscere metro per metro i tempi degli avversari.

E’ stata una lotta sul filo dei secondi, a volte dei centesimi di secondo. Al primo riferimento, al km 5,600, il miglior tempo è di Svan con 16’01”; a 1”4 Smirnov a cui era toccato l’ingrato compito di fare da battistrada, cosa che probabilmente gli è costata una medaglia. Albarello però è lì, a poco meno di 5”, e procede con azione sciolta, senza quasi dare l’impressione di forzare. Si vede che le gambe girano, che il suo fisico massiccio (quasi 80 chili) è in grado di affrontare di slancio le numerose e dure salite di questo micidiale percorso. Al quarto posto passa Laukkanen a 11”, quinto è Kirvesniemi a 12”, sesto Majbaeck che sarebbe stato squalificato dopo il 10° km per cambio di sci a seguito di rottura, proibito dai nuovi regolamenti. Sempre nello spazio di una manciata di secondi ci sono poi Mikkelsplass, Vanzetta, Ulvang, Deviatiariov, Burlakov e Wassberg, sorpreso quest’ultimo da un avvio troppo rapido.

Le posizioni si delineano al secondo controllo, al km 10,500. Albarello passa in testa con 31’17”; Deviatiarov, in crescendo, lo segue a 1”2, Smirnov è a 7”, Wassberg a 13”, mentre Svan è ormai fuori gioco, 17° e staccato di quasi un minuto. Mikkelsplass si trova a 14”, Vanzetta a 15”, Burlakov a 29”. Regolarissimo, in tredicesima posizione come al primo riferimento, viaggia Gianfranco Polvara a 45”, mentre De Zolt dal 21° posto è passato al 16°.

Lotta incerta fino all’ultimo: Albarello, costantemente informato dai suoi tecnici collegati via radio, forza ancora e porta il vantaggio a 6-7 secondi che difende fino al traguardo, concludendo i 15 km in 43’01”8, tempo notevole considerate la durezza della pista, le condizioni della neve e la tecnica usata, quella del passo alternato. Il tempo di tirare il fiato e arriva Mikkelsplass a 10”6, subito seguito da Wassberg che si inserisce in seconda posizione con un ritardo di 6”8. Crollato Svan, a questo punto la minaccia può arrivare solo da Deviatiarov, ma per quanto il sovietico si impegni non può andare oltre il terzo posto, a 7”8.  Vanzetta, che ad un certo punto era entrato in zona medaglia, cede leggermente finendo settimo; Polvara e De Zolt, rispettivamente 13° e 14°, portano ulteriore credito alla squadra italiana che a quel punto si candida autorevolmente ad una medaglia nella staffetta, ponendo le basi per il bis di Seefeld, anche se la staffetta è come un terno al lotto e le sorprese sono possibili in ogni momento.

L’arrivo di Laukkanen, che non risultava nella classifica finale dopo essere stato quarto al primo controllo, dà la definitiva conferma di questa incredibile medaglia di Albarello. Nel clan italiano è un momento di esaltazione collettiva: il vice presidente Cellario ha le lacrime agli occhi, l’assessore del fondo femminile, Zanni, non gli è da meno, il direttore agonistico Azittà è ancora senza fiato per una folle corsa al fianco del suo atleta per dargli l’ultimo tempo di riferimento a trecento metri dal traguardo. I tecnici rientrano alla spicciolata dalle postazioni lungo la pista; quando la bandiera tricolore sale sul podio, al suono dell’inno nazionale, la commozione è generale. Il comandante di Albarello, il col. Blua che ha viaggiato tutta la notte con quattro atleti del centro Sportivo dell’Esercito per essere in tempo a Oberstdorf e che si era perso mezza gara perché intrappolato in mezzo al traffico bloccato dalla polizia, con i suoi quattro alpini accompagna cantando l’inno di Mameli, e sono in parecchi a imitarlo.

Non ci sono moltissimi italiani perché l’arrivo di massa è previsto per la staffetta di martedì e per la 50 km di sabato, ma bastano per farsi sentire. La medaglia gratifica tutto il settore azzurro, è per tutti motivo di orgoglio e di speranza. Devono trarne beneficio gli atleti e tutti quei tecnici che svolgono un lavoro oscuro, misconosciuto, ma stanno dimostrando da qualche anno di essere i migliori del mondo.

 Il limite di Albarello: il problema dei materiali che lo ha accompagnato in carriera

 E’ stato dunque a Oberstdorf che Albarello ha ottenuto la consacrazione definitiva che ha fatto cadere ogni perplessità manifestata sul suo conto poiché ha dimostrato di poter gareggiare alla pari con i grandi campioni del Nord in una tecnica, quella classica, che gli scandinavi  si portano nel patrimonio genetico. Un alternista non bello da vedere ma di un'efficacia eccezionale, specialmente in salita. Una tecnica tutta personale, la sua, adeguata alla scelta e alla preparazione del materiale: sci sempre molto duri, anche sulle nevi fresche, soffici, poca sciolina di tenuta per privilegiare la velocità.

Ovvio che in condizioni del genere dovesse modificare il passo: mentre gli altri, con sci più morbidi, potevano sfruttare anche la maggior quantità di sciolina per tenere durante la spinta, lui per effettuare lo stesso gesto tecnico era costretto ad un maggior appoggio sui bastoncini e ad un passo quasi a balzi, con scivolata finale proprio nel momento conclusivo dell'appoggio. Un'andatura del genere richiede evidentemente una preparazione specifica in grado di sostenere il maggior dispendio di energia, ma questo non è mai stato un problema per Albarello, abituato fin da giovanissimo ad allenamenti duri ed intensi e dotato di una notevole forza di braccia.

 Il problema effettivo, semmai, è sempre stato quello di trovare sci commisurati alle sue caratteristiche fisiche e a questa tecnica particolare, e non sempre ne ha potuto disporre, specialmente quando le grandi case, che fino ad un certo momento costruivano gli sci per gli atleti nel reparto corse predisposto per questo scopo, assemblando manualmente le varie componenti dello sci, sono state costrette da politiche di mercato a privilegiare la produzione di massa impostata con macchinari computerizzati che non tenevano più conto delle individualità specifiche. Con il risultato che gli sci degli atleti non venivano più preparati a parte, ma erano semplicemente scelti nella produzione di massa. Sci ad alto livello, indubbiamente, ma non sempre con tutte le caratteristiche che ogni atleta richiede e che per Marco erano essenziali e determinanti per  fare risultato.

 Ed è infatti agli sci "sbagliati" più che ad un calo di prestazioni che vanno addebitati certi risultati negativi, anche se in qualche circostanza ci ha messo del suo, come è capitato nel 1997 ai Mondiali di Trondheim, dove è arrivato stanco, fuori condizione per aver sbagliato preparazione, come del resto si era già visto in occasione delle ultime gare degli assoluti. E' stato per ovviare a questa situazione che si è trovato costretto a lasciare la Fischer, che all'inizio gli aveva dato una grossa mano ma non lo aveva più soddisfatto in seguito, in particolare in occasione delle Olimpiadi di Calgary, nel 1988. E' quindi passato all'Atomic quando il direttore generale Tony Schutti e il fratello Markus, che seguiva gli atleti, gli hanno assicurato la più ampia possibilità a predisporgli quegli sci "personalizzati" che la Fischer non era più in grado di fornirgli, e quindi alla Rossignol quando pure l'Atomic, dovendo sottostare anch'essa alle esigenze del mercato, è venuta meno all'impegno.

Con la Rossignol Marco si è sempre trovato bene perché i vari Monti, Vallet e Locatelli, addetti a questo compito specifico, seguendo le sue indicazioni, effettuando tutti i test necessari e prestando ascolto alle osservazioni di atleti e skimen,  hanno cominciato a fare sci su misura non solo per lui ma anche per tutti gli altri "accasati". Collaborazione che è continuata anche quando ha indossato i panni del tecnico dopo aver smesso l'attività agonistica e che presta tuttora, con l'occhio critico del direttore tecnico ed agonistico, perché gli azzurri che corrono con Rossignol dispongano sempre di materiale studiato e prodotto per le loro caratteristiche individuali. Ne va anche della sua credibilità. Quando ci si gioca la vittoria per centesimi di secondo sulla velocità e la scorrevolezza che dipendono anche dalla struttura degli sci, è la qualità del materiale a fare la differenza prima ancora che la preparazione dello stesso. Ed è appunto in quest'ottica e approfittando dell'esperienza accumulata in tanti anni di attività che Albarello sta lavorando da direttore tecnico ed agonistico, sperando di trovare maggior ascolto e soddisfazione di quando era atleta.

Eppure, malgrado le tante difficoltà incontrate, di medaglie ne ha vinte parecchie, militando nella squadra azzurra per 23 anni, di cui quattro come aiuto allenatore della squadra di Coppa del Mondo e responsabile dei tecnici addetti ai materiali. Si va dai 10 titoli italiani assoluti vinti nella 15 e nella 30 km (sempre a tecnica classica), ai 20 podi di Coppa del Mondo, alle 3 medaglie ottenute ai Campionati Mondiali Militari, all'argento nei Mondiali di duathlon. Le medaglie di maggior pregio sono ovviamente quelle olimpiche e mondiali. Complessivamente Marco ha partecipato a 4 Olimpiadi e a 12 campionati del Mondo, ottenendo questi risultati:

Olimpiadi: 1992, Albertville (Francia): argento nella 10 km TC (prima prova della combinata) e nella staffetta; 1994, Lillehammer (Norvegia): oro nella staffetta e bronzo nella 10 km; 1998, Nagano (Giappone): argento nella staffetta.

Mondiali: 1985, Seefeld (Austria): argento nella staffetta; 1987, Oberstdorf (Germania): oro nella 15 km; 1993, Falun (Svezia): argento nella staffetta; 1995, Thunder Bay (Canada): bronzo nella staffetta.

 Giorgio Brusadelli         
  
www.fondoitalia.it           

Notizie correlate

 

www.skiroll.it