Comunicato stampa 10/2002 del 29 agosto 2002
Da quando sono rientrato dallultima gara di
Coppa del Mondo sto girando come una trottola
esordisce così lAlba
nazionale del fondo, maresciallo degli alpini con un palmares di tutto rispetto. Marco
Albarello come sempre è disponibile e a lingua sciolta ci parla del suo nuovo incarico.
Essere direttore agonistico è ovviamente molto
importante e di grande responsabilità prosegue Albarello e soprattutto in questi tempi, non è certo un
incarico facile. Come scontato il discorso cade sulla situazione della
Federazione. La FISI sta attraversando un
momento critico, soprattutto sul piano economico, e come tutti sanno è una diretta
conseguenza dello stato di salute del CONI, ma io, e in primis il presidente Gaetano
Coppi, stiamo lavorando perché si possa sviluppare il progetto che abbiamo in testa.
E a questo punto Albarello si sbottona un po di più. Lidea prevede prima di tutto un radicale
cambiamento di mentalità, a tutti i livelli, dai tecnici ai dirigenti, atleti compresi.
La meritocrazia deve essere il metodo in futuro per la costruzione dei quadri delle
squadre. Quindi nessun posto garantito? Assolutamente no. Tutti quanti dobbiamo essere consci
del fatto che i tempi sono duri e non cè più spazio per posti acquisiti di diritto.
Che cosa intende è presto detto con un esempio sugli atleti. Esiste una squadra di massima che sta lavorando con
una certa preparazione ma effettueremo al momento opportuno delle gare test, dei veri e
propri trial per la definizione degli atleti che parteciperanno alle gare di Coppa e ai
Mondiali. E questo vale per tutti? Assolutamente
si, da chi ha già conquistato medaglie a chi è giovane e vuole conquistare uno spazio al
sole. Alle nuove leve dobbiamo lasciare la possibilità che se valgono possono ambire ad
un posto in squadra, anche lasciando a casa atleti di maggior fama. Il
riferimento a Valbusa e Fauner è chiaro
Con loro il discorso è stato chiaro: sono atleti
esperti e sanno cosa fare, e comunque non sono esclusi tanto che Silvio è nel gruppo
rosso dopo labbandono di Jevne e la squalifica di Muehlegg ed è seguito da Chenetti.
Questultimo è la punta di un gruppo di giovani tecnici che da qualche anno lavora
con gli atleti del nostro fondo. Questo è il
secondo punto del nostro programma, puntare sui giovani, sia per quanto riguarda gli
atleti e il programma Torino 2006 è li a dimostrarlo sia per i tecnici,
soprattutto quelli preparati e che vogliono mettersi in gioco. E il resto?
è una continua corsa contro il tempo,
e contro un budget sempre più risicato, ma sono certo che se tutti faranno la propria
parte, compresi i corpi militari, potremo ancora ambire a risultati eccellenti.
Il movimento fondistico delite deve ringraziare i cinque corpi militari ma in questi
ultimi tempi i rapporti con loro sono a volte critici. Serve un accordo tra i ministeri e i vari gruppi
militari, perché spesso mi trovo a dover gestire atleti e tecnici richiamati in servizio
proprio quando sono previsti i ritiri per la preparazione. E questo non aiuto di certo il
nostro lavoro, ma sono certo che i risultati li otterremo lo stesso.
Insomma
per uno che è notoriamente un pessimista, questa ventata di positività è davvero
sorprendente.