E' morto Renato Cepparo, l'inventore delle "non competitive"
Aveva 91 anni. Imprenditore, scrittore,
giornalista, esploratore, papà della Stramilano, fondatore della rivista VAI e della
FIASP, la federazione che coordina queste manifestazioni podistiche
(ANSA) - MILANO, 7 OTT - E' morto a Milano
a 91 anni Renato Cepparo, scrittore, giornalista, esploratore e inventore della
'Stramilano'. E' stato alpino e sommergibilista durante la seconda guerra mondiale: finito
il conflitto e' divenuto giornalista e imprenditore cinematografico. Ha organizzato e
finanziato la prima spedizione italiana in Antartide, e realizzato la prima base
scientifica italiana sull'isola di King George. I funerali si svolgeranno lunedì nella
chiesa di S.Angela Merici.
La
notizia viene allAnsa, la massima agenzia giornalistica italiana e riguarda un
personaggio che, una quarantina danni addietro, ha aperto una gran finestra nella
storia dello sport italiano trasformando un popolo di sedentari in marciapodisti: è
stato infatti linventore delle marce non competitive e autore di tante
altre iniziative, anche di solidarietà sociale, di cui diciamo sotto
riprendendo da questo stesso sito, per comodità di chi legge, quanto diciamo di lui
nella sezione personaggi famosi.
Dopo
tutte le battaglie che lhanno visto protagonista, se nè andato in punta di
piedi, e per non creare disturbi a nessuno ha voluto che la notizia della sua morte
venisse comunicata agli amici sparsi per il mondo quando era già lora dei funerali.
E di amici ne aveva un'infinità ai quali, impossibilitati a rendergli l'ultimo saluto,
non resta che accompagnarlo con la preghiera nel lungo cammino verso il Cielo che lui,
giusto per gustarsi lultima impresa sportiva, effettuerà a tappe. Come quando era
prigioniero in Russia, e a piedi o con gli attrezzi che lo hanno accompagnato nella sua
vita sportiva che ha spaziato dalle montagne al mare, e orientato il suo interesse
verso sport che fanno certamente meno notizia che non il calcio ma ai quali ha portato
centinaia di migliaia di persone, che ne hanno tratto anche un giovamento spirituale oltre
che fisico. Vicende che poi raccontava sulla rivista che già dal suo nascere, il 1°
novembre 1971, in bianco e nero con titoli in blu, sintetizzava nella testata la sua
concezione dello sport: VAI, corri, cammina e scia, organo ufficiale di chi ama il moto e la
natura. Per questo aveva costituito la FIASP, Federazione Italiana Amatori Sport
Popolari, che coordina questo movimento di manifestazioni podistiche non competitive e che
ha avuto la sua prima sede presso la rivista sulla quale ha lanciato decine di iniziative.
Della FIASP è stato presidente per tre anni e ne era ancora presidente onorario.
Saranno dunque in
tanti a rimpiangerlo: di tutti, ma in particolare dei colleghi radioamatori, si fa
interprete delle condoglianze alla famiglia Pietro Marino - IT9ZGY, Past vice presidente
dell'Associazione Radioamatori Italiani che per Renato era come una seconda
famiglia. Una
vita vissuta intensamente fra casa e azienda, fino a quando
le gambe lo hanno sostenuto, appoggiandosi a due bastoncini da sci quando hanno cominciato
a mollarlo. Milanese vecchio stampo, combattivo fino allultimo, ha lasciato la sua
impronta nella vita del capoluogo lombardo: per la sua attività imprenditoriale, ma anche
per quella Stramilano che è diventata la più nota e popolare manifestazione.
Per i
suoi meriti è stato giustamente insignito dellAmbrogino
dOro (nella foto in alto) e, per quanto riguarda lo sport, a fine giugno
1988 a Galliuo (VI) è stato premiato è dall'Accademia Ski Skett con lo "Skiroll
d'oro" con questa motivazione: Geniale e instancabile promotore
di iniziative esplorativo-scientifiche, come la prima spedizione italiana in Antartide, e
sportive, fra cui la famosissima Stramilano, è stato uno dei pionieri dello ski roll nel
nostro Paese, contribuendo con il Suo entusiasmo e la Sua esperienza di organizzatore a
far nascere e conoscere in Italia questa nuova disciplina sportiva, in una dimensione
autonoma e specifica.
Con le
"non competitive" l'Italia ha cominciato a correre
Negli anni 60, se ti
mettevi a correre per strada o in un parco pubblico, ti prendevano per matto, o per un
originale nella più benevola delle ipotesi. Oggi, invece, 50 mila persone la
prima domenica di aprile si mettono in maglietta e pantaloncini per sgambare attraverso le
vie di Milano bloccando il traffico e facendo regolarmente imbestialire gli automobilisti
costretti ad attendere il loro passaggio. Il gusto di far fatica, un tempo patrimonio di
pochi atleti agonisti, si è trasformato in un fenomeno di massa. Di business nel caso
della Stramilano. E tutto per merito di Renato Cepparo, imprenditore meneghino dalla vita
avventurosa che, alla bella età di 88 anni passa ancora tutta la giornata al lavoro nella
sua azienda, la Cinehollywood, che ha ceduto ai figli e, non appena può, corre, scia e
cammina. E il suo modo di interpretare una filosofia di vita tutta propria e
adeguarsi al sottotitolo del mensile VAI, da lui fondato e diretto per una decina
danni e poi passato di mano, che gli è servito a trasformare in marciapodisti un
popolo di santi, poeti, navigatori e sedentari.
Di Renato Cepparo, personaggio genuino e quindi scomodo in un mondo di furbi, pochi adesso
si ricordano: eppure è linventore delle non competitive, fenomeno
divenuto di moda, cominciato il 18 ottobre 1971 con la Milano-Proserpio di 43 km. Un
migliaio di concorrenti, partenza a mezzanotte in piazza Istria, zona Niguarda,
superstrada fino a Giussano, illuminata dai falò di copertoni delle lucciole
in cerca di clienti, con la nebbia che avvolgeva il percorso fin quasi a Erba, dove la
strada comincia a salire verso la Vallassina. Un successo che fece nascere lidea
della Stramilano del 14 marzo 1972, anchessa in notturna con oltre 4.000 partenti
rispetto ai 3500 previsti, prologo di quella diffusione a macchia dolio che prese
lavvio dopo la Marcia dellAmicizia di circa 10 km, svoltasi
contemporaneamente in 54 città italiane il 14 novembre di quello stesso anno
allinsegna del motto Camminiamo anche per chi non può camminare. Mille
lire di iscrizione, con il ricavato totalmente devoluto alle sezioni locali
dellUILDM (miodistrofici) e dellANFFaS (subnormali). Complessivamente 36
milioni e rotti distribuiti in quelloccasione. Un appuntamento che si sarebbe
ripetuto negli anni seguenti e che da allora trovò imitatori ovunque e con scopo non
sempre benefico.
Nessun dubbio sulla paternità
di tutta questa attività podistica: gli anziani se ne ricordano se non altro perché
scoprirono solo allora il piacere di divertirsi sudando e faticando in allegra compagnia,
e ci sono libri e articoli che ne parlano. Eppure, ancora sul Giornale del 21
marzo 2003, linvenzione della Stramilano (nella foto come è diventata negli
ultimi anni) viene accreditata a due dirigenti del gruppo sportivo Fior di Roccia, che
invece se ne appropriò in seguito continuandone poi la promozione fino a stabilizzarla
sui 50.000 partenti, facendone la corsa popolare più affollata del mondo. Un millantato
credito, del quale Renato Cepparo non ha chiesto rettifiche che pure gli sarebbero dovute.
Ormai lamarezza di vedersi sottratta la paternità di tante iniziative è una
costante compagna della sua vita non solo sportiva, condotta anche in momenti tragici
allinsegna del motto ciò che sanno fare gli altri debbo saperlo fare
anchio. E quello che ha fatto lo ha riassunto nel libro La vita è un
trampolino, uno degli 8 pubblicati, edito nel 1997, che il cartoonist Bruno
Bozzetto così commenta: Tutti prima o poi si trovano su un trampolino
.
Questo stupendo libro dimostra in modo esemplare che talvolta ci si può tuffare anche
senza aver la certezza che sotto ci sia lacqua.
Un tuffo
nellottimismo per giovani dai 15 ai 90 anni, dedicato alla moglie Maria, che
si legge dun fiato tanto è scritto in modo piacevole, ammantando di un umorismo che
ricorda lo stile di Guareschi anche nelle vicende più tragiche, in un italiano tanto
perfetto che nessuno immaginerebbe che lautore ha fatto solo la quinta elementare e
che la sua cultura enciclopedica è frutto delle tante esperienze vissute e della voglia
di imparare che lo ha accompagnato per tutta la vita. Membro del Collegio periti, è stato
consulente tecnico del Tribunale di Milano nel settore cinematografia, spettacolo e
riconoscimento di voci.
Classe 1915, orfano di padre a 5 anni, approda a Milano con altri sei fra fratelli e
sorelle, poiché la mamma aveva trovato un lavoro da cuoca in una pensione al Casoretto. Dormivamo
tutti in un box per auto, di 6 metri per 5. Alla sera aprivamo le brande e non restava un
solo centimetro per posare i piedi. Il cesso era dalla parte opposta del cortile e per
andarci dovevo camminare sui corpi degli altri. Allora mi misero nel letto più vicino
alla porta. Senza riscaldamento, con vento e neve che entravano dalle fessure. Dormivamo
vestiti, lo dico con una certa vergogna; in un posto così o sopravvivevi o morivi.
A 12 anni, per contribuire al mantenimento della famiglia diventa garzone dai fratelli
Vignali, un emporio di droghe e coloniali. E comincia a fare sport. Poco distante
stava sorgendo il campo sportivo Mario Giuriati dove vedevo giovani, anche della mia età,
che si allenavano sulla pista di carbone. Con quelli che lavoravano come me, ci si
allenava alla sera, dopo cena. Una decina di chilometri tutte le sere, che ci fecero
conoscere, tanto che fummo convocati dal Gruppo Rionale Fascista Baldini per una selezione
in vista del Gran Premio dei Giovani. Fu linizio della mia attività sportiva.
Un incidente in ditta, con una cassa di una quarantina di chili che gli sfugge dalla
schiena mentre sale una scala e, rotolando, per poco non finisce addosso al datore di
lavoro rotolato a sua volta dagli scalini per evitare di essere investito, lo costringe a
darsi alla fuga in vestaglia. Molla il lavoro di gran corsa perché se quello lo prende lo
accoppa, e così finisce questa sua prima esperienza, ma trova immediatamente
unaltra occupazione: manovale in una fabbrica di apparecchiature radio. Si iscrive
alla scuola serale di radiotecnica e in due anni da manovale diventa caporeparto. Con
listituzione del sabato fascista, nelle ore impiegate nel servizio preliminare segue
un corso radiotelegrafisti e contemporaneamente, con la gioventù del Littorio, si impegna
nello sport. Corsa in montagna; prima esperienza una gara a squadra da Lecco alla capanna
Monza e ritorno.
La guerra con i sommergibili tascabili e la prigionia: il turismo in
grigioverde di Mussolini
La prima cartolina
precetto nel 1936 dà inizio a quello che Renato Cepparo chiama il turismo in grigioverde
inventato da Mussolini: radiotelegrafista prima in Libia, poi negli alpini al confine con
la Francia, e infine sul fronte russo, nel Mar Nero, a Yalta, con i sommergibili
tascabili. Dopo l8 settembre 1943 è a Costanza in Romania, dove lintera
squadriglia viene smilitarizzata e avviata in un campo di concentramento dal quale lui e
altri se la svignano raggiungendo la Transilvania. Qui trovano momentaneamente lavoro in
una segheria, ma vengono nuovamente confinati in un campo di concentramento a Oesti
finché, con la capitolazione della Romania, finiscono in mano ai russi.
Per qualche mese la fantasia e
larte di arrangiarsi tipica degli italiani aveva permesso al gruppo di vivere in
condizioni decenti grazie a baratti, commerci e intrallazzi di vario genere e di mettere
addirittura in piedi uno spettacolo teatrale che portava sul palcoscenico della scuola
italiana di Bucarest la parodia della vita quotidiana nel lager n. 15. Trova anche
loccasione di darsi all'alpinismo. Partendo con due compagni di prigionia dal campo
di concentramento, senza attrezzature adeguate e con scarsi viveri, scala il Negoiul,
2.494 metri, la più alta vetta delle Alpi Transilvane, impiegando sette giorni fra andata
e ritorno.
Con i russi le cose cambiano e quando, con i tedeschi ormai in rotta in tutti i Balcani,
lambasciatore e laddetto militare italiani concordano il rimpatrio dei
prigionieri,si accorgono che invece che dirigersi a ovest, verso lItalia, il treno
punta verso lest e poi a nord, verso quello che doveva essere un centro di
smistamento ed era invece il campo di concentramento di Sluzc, da dove poi vengono
trasferiti al lager di Starie Doroghi. Ci sarebbero rimasti sei mesi, fino al 15 settembre
1945. Dieta a base di zuppa di miglio, neppure fossero galline, con il risultato di
perdere 18 chili di peso e ridursi a pelle e ossa. A sollevare almeno lo spirito, come era
già avvenuto in Romania, la replica del teatrino.
Il colonnello viene a
sapere che mastico di elettronica e mi chiede di aggiustargli la radio. Detto fatto.
Impazziva dalla gioia. Spasiba, spasiba; cosa posso fare per te? Vorrei una sigaretta e un
pianoforte per organizzare lo spettacolo. Tre giorni dopo arriva un camion e i soldati con
la stella rossa scaricano il pianoforte; gli strumenti vado a prenderli in un altro lager.
Lo spettacolo è un successo strepitoso. Cascò il teatro; cioè cascarono molti
spettatori per la fragilità della panche che non potevano reggere un pubblico così
numeroso. Allesecuzione di canzoni del repertorio classico e popolare e a coretti di
montagna si alternano scenette scontate e di sicuro effetto per un pubblico bonaccione
come il nostro. Ne parla persino Primo Levi nel suo libro La tregua. Se non mandano in
Siberia te non ci mandano nessuno, si complimentò.
Rimpatriano insieme, 34 giorni di viaggio su una tradotta che non segue la via più
diretta ma compie uno slalom attraverso sette nazioni, tanto infestato di pidocchi che
neppure limpatto con il DDT riesce ad eliminare la fastidiosa compagnia. Cencioso e
tanto malridotto che quando suona alla porta di casa lo prendono per un barbone che
chiedeva lelemosina. Tentai di cancellare tutti i ricordi del passato
concentrandomi sul presente. Dopo qualche giorno di ambientamento alla vita travagliata
dellimmediato dopoguerra e uneducata rieducazione alluso del materasso,
fui pervaso dal bacillo virulento del fare. I primi due anni di vita civile sono stati
sicuramente i più densi di attività eterogenee della mia intera esistenza.
Sentivo dei campanelli che mi suonavano nella
scatola cranica. Dovevo fare e feci o, almeno tentai di fare. Cominciai col vendere carta
da imballo ai negozi, ma scarseggiava la merce da incartare. Mi affiancai ad un cugino
come commesso viaggiatore per vendere bicchieri e stoviglie a bar e ristoranti, ma tornavo
a casa alla sera con ordini scarsi e sbronzo degli aperitivi che dovevo sorbirmi come
promozione presso ogni cliente. Feci il sindacalista dellUfficio Reduci, passai alla
vendita di scarpe da uomo, cominciai a collaborare con dei giornali. Il Sanbartolomeo
dellAssociazione reduci, Lo Scarpone; collocai articoli anche ai quotidiani La
Notte, Corriere Lombardo, Milano Sera. Poco dopo ho acquistato a rate una macchina
fotografica con il flash e mi sono lanciato come fotocronista. Uno dei pochi a farlo in
quel tempo con foto e testo. Lavorai per Tempo, Visto e Sport Illustrato, e iniziai la
collaborazione con il settimanale umoristico Il Travaso delle idee.
Riprende lattività sportiva correndo in montagna e con gli sci di fondo per lo sci
club Penna Nera la cui sede è in fondo ad un cortile in via Napo Torrioni, nei pressi
della Stazione Centrale. Due grandi locali, qualche tavolo, seggiole a volontà e un bar
senza pretese. Vi si dà convegno una gioventù che ha una gran voglia di vivere e di
divertirsi per recuperare il tempo perduto con la guerra. Si trovano la sera del giovedì
per organizzare, oltre alle corse e alle gare di sci, gite del fine settimana su camion
attrezzati con panche. Per quanto il suo interesse fosse rivolto allagonismo, Renato
non disdegna di partecipare alle varie narcisate, castagnate, ciliegiate, vendemmiate.
E così che conosce Maria, segretaria del capo personale della Edison; suo usciere
è Ermanno Olmi del quale in seguito sarebbe diventato collaboratore in campo
cinematografico e amico sincero. Maria dà una svolta alla sua vita. Presi una cotta
folle. Due occhi dolci caratterizzati da un lieve strabismo di Venere. Quando li vedevo
provavo una sensazione che mi rimescolava dentro. Una creatura minuta che emanava
dolcezza, dietro la quale però intuivo una fermezza di carattere e una determinazione che
la rendevano affascinante. Diede una svolta alla mia vita: invece di frenare i miei
entusiasmi, li alimentò, forte di un buon senso che servì a calibrare i miei
passi.
Diventa radioamatore, comincia
a collaborare con la RAI e la Radio Svizzera Italiana scrivendo testi umoristici per
riviste radiofoniche. Contemporaneamente conosce Enrico Lorenzetti, allora famoso
corridore motociclista della Guzzi, che lo ospita sulla sua vettura quando gira
lEuropa per gareggiare. Inizia così a piazzare servizi fotografici e
cinematografici e quindi documentari girati con tre automezzi acquistati con soldi presi a
prestito e attrezzati per lintero ciclo di lavorazioni cinematografiche, dalla
ripresa allo sviluppo, alla stampa, al montaggio e alla sonorizzazione delle pellicole
formato 16 mm. Effettua riprese in centri di provincia del Nord e li proietta la sera
stessa nella più prestigiosa sala cinematografica locale. Incassa una percentuale sul
biglietto dingresso della sala, dove il documentario viene proiettato in coda al
consueto film in locandina e in più può contare sulla sponsorizzazione della birra
Pedavena.
Si avvicina lavvento della televisione e lui lanticipa seguendo il Giro
dItalia e presentando la sera stessa il filmato della tappa al pubblico della città
darrivo della corsa . Speaker in diretta Enzo Tortora, che segue il giro come
inviato della RAI. E il momento del miracolo economico e il suo spirito di
intraprendenza la porta a realizzare, senza il becco di un quattrino, progetti a prima
vista irrealizzabili: uno stabilimento cinematografico, una tipografia, una piantagione di
caffè in Kenia, uno stabilimento per la produzione di moviole, un centro di produzioni
televisive, la Universal Video Corporation. Le ultime sue creature sono la società
Cinehollywood e la Educationalvideo, case editrici di videocassette e DVD di produzioni
proprie e internazionali. La sua prima azienda, la New Recordfilm, stabilimento
cinematografico leader europeo per i formati 35 mm, 16 mm, 8 e Super 8, nel 1974 la cede
alla Technicolor per finanziare la prima spedizione italiana in Antartide. Unimpresa
che merita un discorso a parte. C'è poi da dire che ha collezionato nel tempo oltre 200
apparecchiature per la riproduzione del suono e delle immagini statiche e dinamiche (foto
e film) sino a realizzare un vero e proprio museo che donò poi alla Cineteca Italiana di
Milano, unitamente a 16o film d'epoca in bianco e nero e colorati a mano.
Dalla marcia di Nimega sboccia lidea delle non
competitive
E sempre in giro e quando è a casa non ha un attimo di sosta, ma trova ugualmente
il tempo per praticare i suoi sport preferiti, la corsa e lo sci di fondo, ai quali avvia
anche i figli. In Olanda, alla la marcia di quattro giorni di Nimega, scopre le
manifestazioni di massa e gli viene lidea di lanciare qualcosa di analogo anche in
Italia. Propone ai figli e ad un gruppo di amici di fare tutti insieme una sgambata un
sabato notte da Milano a Proserpio, dove ha una villetta nella quale passa il fine
settimana. Sono 43 km: unoretta in macchina, una follia a piedi. Partiti
passo passo, arrivammo a destinazione alle prime luci dellalba, stanchi ma
soddisfatti. Lunica a cedere al trentacinquesimo chilometro fu Dorina, una ragazza
sarda che ci era di aiuto in casa. Fu caricata di peso sul fuoristrada, guidata dal nostro
angelo custode Maria, e portata a destinazione quasi in letargo. Per tre giorni rimase a
letto come inamidata. La Milano-Proserpio può essere considerata la pietra miliare delle
marce non competitive che poi dagli anni 70 divennero per lItalia un
costume.
La Milano-Proserpio viene ripetuta lanno successivo con un migliaio di concorrenti e
sullonda dellentusiasmo Cepparo organizza una serie interminabile di
manifestazioni popolari, dalla Stramilano che, precisa nella sua autobiografia, gli fu
espropriata proditoriamente, alla Marcia nazionale dellAmicizia, alla Cavalcata
della Val di Fiemme, alla Su e giù per la Val Canonica e decine daltre,
coinvolgendo nel moto centinaia di migliaia di persone in tutta Italia. Per informare e
tenere unita questa ingente massa dà vita al mensile Vai, corri, cammina e scia,
organo ufficiale di chi ama il moto e la natura, un hobby che gli costa centinaia di
ore di fatica e un sacco di soldi, e costituisce la FIASP, Federazione Italiana Amatori
Sport Popolari, che coordina questo movimento di manifestazioni podistiche non competitive
e che ha sede presso la rivista sulla quale lancia decine di iniziative. Della FIASP è
stato presidente per tre anni e ne è ancora presidente onorario.
Si dà un gran da fare nelle più diverse
discipline come promotore e come concorrente. Organizza il primo campionato italiano di
skiroll (e per questo nel 1968 viene premiato dallAccademia dello Skiroll con lo
Skiroll doro) e il campionato italiano di sci di fondo su pista di plastica, in 5
prove, approfittando anche del fatto che ne aveva attrezzata una di 400 metri nel giardino
della sua villetta di Proserpio, mettendola a disposizione degli appassionati. In campo
alpinistico promuove il Brevetto Ortles e il Brevetto Adamello, organizzato insieme al
CAI, della cui commissione cinematografica è stato fondatore e direttore per 5 anni, con
un itinerario rievocativo della Guerra Bianca del primo conflitto mondiali. Per quanto
riguarda lo sci di fondo organizza grandi raid sulle nevi nordiche dopo aver partecipato,
a 62 anni, alla Vasaloppet in Svezia e alla Corsa del Catrame in Finlandia.
Qui, dopo aver chiesto e ottenuto lassistenza
dello sci club di Oulu, organizza a sue spese un raid di 320 km in quattro giorni con gli
sci da questa cittadina a Rovaniemi al Circolo Polare Artico, ripetuto per 5 anni, e il
raid Norvegia-Svezia, di 110 km, da percorrere in due giorni.
Per questa attività sportiva
e organizzativa viene inserito della più alta onorificenza finlandese dal presidente
Kekkonen. Naturalmente continua anche a gareggiare: a 63 anni, allArena di Milano,
contribuisce a stabilire il record della 24 x 1 ora degli ultraquarantenni, a 64 e 65 anni
si classifica secondo degli ultraquarantenni nella staffetta Manager Trophy 100 x 1 km ed
a Foppolo, si classifica secondo nella staffetta e terzo nella gara individuale del
campionato italiano di fondo dei giornalisti.
E solo questione di intraprendenza
.
Un paio di esempi che dimostrano sino a che punto possa spingersi lintraprendenza e
il carattere di questo personaggio.Volere è potere? gli chiede il giornalista
Stefano Lorenzetto in unintervista pubblicata il 14 gennaio 2001 e lui così
risponde: Nel 69 vedo Armstrong e Aldrin sulla Luna e mi metto in testa di
produrre la storia delle conquiste spaziali. Vado allambasciata sovietica di Roma,
chiedo del rappresentante della Sovexsport Film. Me lo porto in trattoria a Trastevere, lo
faccio bere e alla fine gli metto in tasca un rotolo di dollari. Adesso mi fa arrestare,
penso io. Invece dopo qualche tempo mi consegna tutte le immagini girate dai russi e mi
presenta il cosmonauta Anatoli Soloviev. Prendo le mie belle pizze arrivate da
Mosca e volo a Washington, alla cineteca dello Smithsonian Museum. Avrei questa roba, dico
agli americani. Quelli si mettono alla moviola e strabuzzano gli occhi. Sa, cera
ancora la guerra fredda. Propongo uno scambio: voi vi mettete in archivio queste immagini
, però mi date le vostre. Ancora adesso Jeffrey Hoffman, lastronauta che mi
invitava ai lanci dello Shuttle, mi tira le orecchie: Renato, Renato, ma dove hai
trovati quei filmati? Non li ho neppure io alla Nasa.
Rientrato dalla spedizione al Polo Sud nella quale ha messo tutto il suo patrimonio, deve
praticamente ricominciare da capo. Ho conosciuto Silvio Berlusconi. Non sapevo
neanche chi fosse. Telemilano, da cui poi nacque Canale 5, aveva cominciato a trasmettere
da poco. Si trattava di potenziare lascolto. Andai al Mip TV di Cannes e feci man
bassa del meglio che veniva offerto. In un giorno acquistai programmi per 2 milioni di
dollari. Berlusconi mi riconosceva una percentuale sugli sconti che riuscivo a strappare e
voleva assumermi a tutti i costi. Ma io alla fine strappai laccordo con le mie
provvigioni sugli affari conclusi e ci salutammo da buoni amici. Non me la sentivo di
lavorare per lui perché gli piace tenere il boccino. Cercai anche di spiegarglielo:
dirigere non vuol dire comandare ma delegare. La mattina dopo mi regalò una copia
dellUtopia di Tommaso Moro, personalizzata con il mio nome.
Però riconosco che sono fatto a modo mio. Ho un
debole per le fughe. Me ne sono andato anche dallOrdine dei giornalisti. Dopo quasi
mezzo secolo di iscrizione ho restituito la tessera: non potevo accettare che letica
professionale fosse andata a farsi benedire. Mi sono dimesso anche dal Rotary. Non mi
piaceva lambiente. Io aiuto te e tu aiuti me. Meglio Noivoiloro, il centro sociale
di Erba. Il sabato e la domenica vado là a ritemprarmi. Ospita 35 disabili: spastici,
down, tetraplegici. Ho fatto installare a mie spese un centro di produzione e
post-produzione di audiovisivi e gli ho insegnato a fare le riprese: adesso filmano i
matrimoni e si guadagnano qualcosa. Ho cercato di fare qualcosa anche presso
lospedale di Circolo di Varese, nel reparto di cui è primario il dott. Elson Cenci,
finanziando lattrezzatura tecnica di un centro di rieducazione per ragazzi
sordastri.
Ma lei non si arrende mai? gli chiede ancora il giornalista. La risposta: Avevo
già venduto alla Cbs un eccezionale reportage girato in Afghanistan da Fausto Biloslavo,
Gian Micalessin e Almerigo Grilz, il giovane freelance che fu poi ucciso negli scontri in
Mozambico. Al momento di montare il servizio scopro che mezzo sonoro è saltato perché
una mina aveva danneggiato il microfono. Che faccio? Mancavano tre ore alla trasmissione.
Mi metto a doppiare lintervista in un afgano tutto mio. In sottofondo il fattorino,
il ragioniere e lelettricista della ditta parlano in dialetto milanese. Mixo tutto
con spari e sibili tratti dal nostro repertorio. Il giorno dopo hanno chiamato dalla Cbs
per complimentarsi
.
Vende lazienda per pagare di tasca sua la prima spedizione
italiana in Antartide
Della neve e del Grande Nord, come abbiamo
visto, Renato Cepparo è sempre stato innamorato: Da anni frequentavo il Grande
Nord, scrive nella sua biografia, richiamato dal fascino delle immense foreste, dai grandi
silenzi, dal sole di mezzanotte e, più a nord, in Islanda e Groenlandia, dalle distanze
ghiacciate e dai monti sui fiordi che mi ricordavano i racconti dei grandi esploratori che
mi appassionavano in gioventù. Avevo percorso migliaia di chilometri ad alte latitudini e
navigato fra i ghiacci, ma un grande richiamo mi giungeva dallaltra parte della
terra, lAntartide. Ero stato affascinato dalle imprese di Amundsen, di Scott, di
Shackleton e dei tanti avventurosi pionieri che lavevano esplorata, ma alla base del
mio interesse, al di là dello spirito di avventura esplorativa, cera il desiderio
di portare anche il nostro Paese fisicamente alla ribalta di questo misterioso
continente.
DallAnno geofisico 1957-1958, quando era stato firmato il Trattato
dellAntartide tra dodici grandi Paesi per la sua regolamentazione, il Continente
Bianco era diventato un grande banco di ricerca scientifica. Da allora altre 7 nazioni si
erano aggiunte alle prime 12 aderendo al Trattato, e le scoperte si erano susseguite
rivelando la grande ricchezza del sottosuolo antartico. La presenza italiana sino a quel
momento (eravamo nel 1974) si era limitata a brevi puntate di sportivi o di scienziati,
ospiti di basi straniere, che avevano svolto ricerche in collaborazione con gli studiosi
che li ospitavano o portato a termine qualche scalata, ma una vera e propria spedizione
italiana, completamente autonoma con un programma esplorativo e di studio non era stata
ancora organizzata. Evidentemente cerano difficoltà oggettive ed economiche ingenti
se nessuno aveva concretizzato un così ambizioso progetto.
A farmi scattare la
molla fu la lettura di un libro fantascientifico di Flavio Barbiero, un ufficiale di
Marina, il quale sosteneva che lAntartide era già stata abitata dalluomo in
ere lontanissime. Fu semplicemente un pretesto per farmi partire. Decisi di vendere la New
Record Film al miglior offerente per disporre del capitale necessario e mi dedicai con
impegno alla pianificazione dellimpresa. Eravamo agli inizi del 1974. Vendetti
lazienda alla Technicolor lasciando ai miei figli lIstituto Europa, selezionai
tutte le candidature che mi pervennero sino a costituire un gruppo di 15 uomini con
incarichi specifici. Due geologi, un biologo e medico della spedizione, un
paleoclimatologo, 4 alpinisti di cui due operatori cinematografici, due sub, un operatore
radio e cinematografico alpinista, un cuoco tuttofare, un magazziniere operatore radio,
riservandomi il ruolo di capo spedizione, operatore cinematografico e radio. Come sempre
nei momenti cruciali, la compagna della mia vita mi fu al fianco collaborando con
entusiasmo e con una comprensione che superava ogni aspettativa, in quanto si rendeva
conto che stavo dilapidando i nostri averi in una delle mie pazze idee.
Informato il nostro Ministero degli Esteri dei fini del programma, ottenendo sulle prime
un pieno appoggio, Cepparo vola in Argentina per prendere accordi. Viene accolto
favorevolmente dal colonnello Vaca, capo del Dipartimento Antartico del suo paese, e
sottoscrive con un armatore di Buenos Aires il contratto di noleggio di
unimbarcazione di 500 tonnellate di stazza netta. Contemporaneamente si era
provveduto ad accatastare in appositi magazzini 25 tonnellate di materiali, compresa la
base prefabbricata, e ad organizzare un campo di prova al Plateau Rosa per il collaudo
delle attrezzature e della motoslitta. Tutti i materiali vengono poi avviati a Montevideo.
Alla fine di novembre del 1975, a un mese dalla data di partenza, scoppia la bomba:
lArgentina, senza dare spiegazioni, vieta la spedizione e precisa via telex che
larmatore era stato arrestato in quanto, come ex ufficiale della Marina Militare,non
avrebbe potuto noleggiare la sua nave ad una spedizione straniera clandestina.
In sostanza lArgentina aveva posto arbitrariamente il veto alla spedizione perché
organizzata da un Paese non aderente al trattato, e il nostro Ministero degli Esteri
brilla per il suo disinteresse invitandoli a desistere e minacciando Cepparo di ritirargli
il passaporto. Decidemmo di partire ugualmente: oltre ai capitali era in gioco
anche la nostra dignità. Mancava la nave e ne noleggiai una in Norvegia, la Rig Mate di
900 tonnellate, che ci raggiunse a Lisbona da dove salpammo il 22 dicembre 1975. Tappa a
Montevideo per imbarcare i materiali e quindi in una settimana di navigazione raggiungemmo
lAntartide puntando verso lisola King George , gettando lancora
nellAdmiralty Bay, una vasta baia protetta dal vento dove, in una valletta
denominata Conca Italia, venne edificata la base dedicata a Giacomo Bove, ufficiale della
marina Italiana reso famoso da una spedizione nei mari nordici e che nel 1885 aveva
convinto gli argentini a organizzare la prima spedizione allAntartide, affidata al
suo comando ma fallita per il naufragio della nave. Rientrato in Italia, aveva lasciato la
Marina e si era suicidato a soli 35 anni.
La piccola ma solida
costruzione dispone di comodi alloggi per dieci persone, conta su una sala
soggiorno-mensa, un vasto e attrezzato laboratorio per ricerche biologiche, geologiche e
meteorologiche, oltre che su scorte di viveri per 6 mesi, 6.000 litri di benzina per i
gruppi elettrogeni e per i motori fuoribordo, 5.000 litri di gasolio per il riscaldamento.
La stazione radio consente il collegamento con il resto del mondo e con le altri basi
antartiche. Mentre i ricercatori iniziano il loro lavoro nella zona circostante la base,
sub e alpinisti si trasferiscono con la nave ancora più a sud per portare a compimento
sia il programma di ricerche subacquee, sia lattività alpinistica esplorativa con
la conquista di 7 cime vergini. A testimonianza dellopera svolta verranno pubblicati
un libro della Fratelli Fabbri Editore e tre volumetti scientifici a cura
dellUniversità di Genova che aveva dato il patrocinio alla spedizione e del Museo
di Storia Naturale di Milano. Il documentario cinematografico di 4 puntate sarebbe stato
mandato in onda dalla RAI per ben tre volte. Tre mesi di permanenza e quindi il rientro in
Patria. Come da programma, si fa dono della Base Giacomo Bove al Ministero degli Esteri
Italiano nelle mani dellallora ministro Arnaldo Forlani il quale, con lettera del 6
novembre 1976 manifesta il suo gradimento del dono, esprime le felicitazioni ai componenti
della spedizione e informa che il Governo avrebbe intenzione di donarla al governo
argentino nel quadro, però, di garanzie per eventuali futuri suoi programmi di ricerca ed
esplorazione in Antartide o di altre missioni scientifiche italiane, dintesa con le
autorità italiane e argentine.
Quali fossero queste garanzie argentine lo scopre un anno dopo il vice capo spedizione
Flavio Barbiero. Nel corso di una puntata a Conca Italia constata che la base non
cè più: con la costruzione sono scomparse anche le attrezzature scientifiche e le
scorte di viveri; è rimasto solo il muretto perimetrale che sosteneva il fabbricato.
Lalto comando antartico argentino aveva mandato i militari ad asportare base e
contenuto senza che il governo italiano, una volta venutone a conoscenza, facesse una
piega. Renato Cepparo, allora, si rimette in pista. Fonda la SIRA, Società Italiana
Ricerche Antartiche, alla quale aderiscono i vecchi compagni di spedizione e tanta altra
gente, e contatta un noto imprenditore che gli mette a disposizione 7 miliardi , mentre
unazienda torinese gli offre due prefabbricati modulari per ricostruire la base
nello stesso posto di quella distrutta dagli argentini.
Programma la nuova spedizione e, il 5 aprile 1981,
presenta al CNR e ai Ministeri degli Esteri e della Ricerca Scientifica la relativa
relazione con la quale si impegna a dirigere la spedizione e a costruire la base fissa
senza alcun costo per il Governo. Una grossa occasione che i Ministeri accolgono con
freddezza, mentre inizialmente al CNR trova appoggio dalladdetto ai contatti con
lestero e delegato allArtide ing. Capeti. Ma è poi lo stesso ing. Capeti a
comunicargli che il CNR ha elaborato un proprio progetto. Lho letto quel
progetto, dice poi Renato Cepparo in unintervista al Giornale. Una cosa
faraonica, che prevedeva perfino la costruzione di un rompighiaccio, del tutto inutile dal
momento che laggiù le spedizioni si possono fare benissimo nei mesi in cui il mare è
libero dai ghiacci. Costo preventivato 117 miliardi: una follia. Tanto più se si
pensa che in seguito di miliardi ne sono stati stanziati 230.
La spedizione antartica, partita da Genova tra inni e bandiere e con la benedizione del
ministro Granelli, fa incavolare Cepparo che nel frattempo, con tutti gli ostacoli
burocratici incontrati, aveva rinunciato alla sua spedizione. Mero quasi
rassegnato, ma ora la spedizione antartica del CNR mi ha fatto saltare la mosca al naso.
Ho visto alla TV la partenza della spedizione: mezzi cingolati, elicotteri, un
rompighiaccio noleggiato in Norvegia quando si poteva tranquillamente usare una nave della
nostra Marina Militare, materiale di sopravvivenza abbondante
e il tutto per andare
a insediarsi in una zona antartica, la baia di Ross, presso McMurdo, dove americani e
inglesi hanno già costruito addirittura una piccola città con chiesa e cinematografo. La
mia base , almeno, aveva il vantaggio di essere in una zona relativamente
isolata, interessante dal punto di vista geominerario, non ancora studiata a fondo.
Perché buttare via in questo modo il denaro dei contribuenti?.
La stessa domanda se la pongono 5 parlamentari
(Poli Bortone, Rallo, Aloi, Tremaglia e Sospiri) del MSI-DN, indirizzata ai Ministeri
degli Esteri, della Ricerca Scientifica e del Tesoro, senza ottenere risposta come
laltra dozzina già presentata sullargomento. Dopo ben tre spedizioni del CNR
nella zona del mare di Ross, setacciata da americani e neozelandesi che vi risiedono già
da trentanni, gli esiti scientifici risultano scontati o quasi fallimentari. In
compenso si viene a sapere da Polar News, notiziario di assoluta obiettività e specifica
conoscenza settoriale, che alcuni ricercatori di una spedizione tedesca, analizzando un
campione del fondo marino prelevato sul lato meridionale dellisola King George,
hanno appurato la presenza di ingenti depositi di petrolio. Proprio nella zona dove
Cepparo aveva costruito la prima vera base italiana in Antartide, riportando poi in Italia
i fossili che ha donato al Museo dell'Antartide di Trieste e al Museo Navale di
Imperia
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Aggiornato il 09-10-07. |