Giorgio Di Centa d 'oro nella 50 km che ha chiuso le Olimpiadi

Arrivo in volata: sprint lunghissimo che stronca il recupero di Dementiev e Botvinov, autore dell'allungo che ha deciso la gara sull'ultima salita. Pietro Piller Cottrer altro splendido protagonista ma 5°, Fabio Santus (bastoncino rotto) 19°, Fulvio Valbusa 30°

Pragelato (TO)  26 febbraio -  Oro italiano nella 50 km, degna conclusione per l’Olimpiade italiana. A vincerlo, in una volata entusiasmante, Giorgio Di Centa, con pieno merito e con un’intelligente condotta di gara. Ragionata, come si conviene nel fondo attuale che, dopo 48 km, presenta ancora un gruppo di una quarantina di concorrenti tutti insieme all’attacco dell’ultima durissima salita, già ripetuta quattro volte e che non è bastata a produrre selezione. Bastavano una mossa falsa, un incidente fortuito o un contatto sbagliato per trovarsi fuori dalla scia giusta, ma stavolta la fortuna ha guardato dalla parte del minore dei Di Centa, che da oggi sarà conosciuto con il suo nome e non più come il fratellino minore di Manuela, contro il quale finora aveva invece imperversato la sfiga. Sempre lì sul punto di vincere e poi trovarsi, quando non fuori dal podio, sui due gradini minori. Staffetta esclusa, naturalmente.

Tutto è girato per il giusto verso. Condotta attendistica, ma in vigile attesa, per quattro quinti di gara, fino all’ultimo passaggio nello stadio. Sempre nelle prime posizioni, ragionando dentro di sé su ogni possibile evoluzione della corsa, adocchiando gli avversari, controllandone le mosse e valutandone la condizione momento dopo momento. Senza spendere più di tanto, tenendo una buona riserva di gambe e fiato, che è prezioso per un asmatico che ha imparato a curarsi senza penalizzare le sue prestazioni. Il classico atteggiamento che viene definito “restare in campana e che consente di reagire immediatamente  quando qualcuno effettua lo scatto decisivo, quello che frantuma la corsa, guadagna quel vantaggio minimo che ti proietta nelle posizioni di testa verso il traguardo. Tante circostanze che, in questa occasioni, per Giorgio si sono rivelate concomitanti.

Sulla salita raramente è passato in testa, ma si è limitato, con Pietro Piller Cottrer, a restare  sulla scia di Soedergren prima e di Botvinov dopo lo scollinamento, resistendo al tentativo dello svedese di impedirgli di inserirsi fra lui e l’austriaco momentaneamente battistrada. La scia di Botvinov gli è stata poi preziosa quando, sull’ultimo strappetto che immette al rettilineo di arrivo, si è trattato di impostare la volata. Che è stata lunghissima, più di 300 metri, con Giorgio sempre in testa, sulla corsia centrale, sulla quale si è infilato con una decina di metri di vantaggio che ha difeso con il cuore, con le unghie, con i denti, con l'ultimo spicciolo di energia dalla progressione di Dementiev che puntava al bis del doppio pursuit. Il russo, spalla a spalla con Botvinov, gli è arrivato a tre metri, ma negli ultimi 100 Giorgio gliene ha recuperati altri  quattro o cinque, assicurandosi così un buon margine di sicurezza.

“Non sentivo più il rumore degli sci dietro di me, e questo mi ha fatto capire che ormai era fatta, che non mi potevano più sorpassare”, ha detto subito dopo l’arrivo, stremato più dalla felicità di raggiungere un obiettivo che era già il suo sogno da ragazzino, che non dalla fatica. Da quella si è ripreso subito, già quando ha mormorato, a chi si precipitava al suo fianco, che “a questo punto avrebbe anche potuto smettere di correre”… E sono stati in parecchi ad attorniarlo, a pressarlo mentre Elisabetta Caporale, telecronista Rai sul campo, gli poneva le prime domande. La famiglia Di Centa al gran completo: papà Gaetano, i fratelli Andrea e Manuela, che naturalmente hanno dato la precedenza alla moglie e alle tre figlie.

A differenza di Manuela, che ama le passerelle, lui è uno tutto casa e famiglia e questa è stata una delle poche occasioni nelle quali le sue 4 donne lo hanno seguito, sobbarcandosi un lungo viaggio e non indifferenti problemi di sistemazione logistica. Se lo sentivano che il gran momento era vicino, e ne sono state testimoni. E con loro due caratteristici personaggi dell’ambiente del fondo, il direttore didattico bergamasco tifoso di Maj che aveva abbandonato le corse dopo l’addio del proprio beniamino ai Mondiali della Val di Fiemme e che è quindi tornato ad indossare il mantellaccio nero e a coprirsi il capo con l’elmo vichingo, e lo zio di Valbusa con la lunga barba bianca e il gilet trapuntato di stemmi e medaglie.

Una gran festa di popolo per la seconda medaglia d’oro olimpica individuale dopo quella di Nones nella 30 km di Grenoble, che lo ammette di diritto alla festa che, ogni anno, raduna le medaglie d’oro olimpiche individuali dello sci nordico alla presenza del re di Norvegia. Era dunque scontato che, una volta tanto, tutte le attenzioni e gli abbracci fossero tutti per lui, a cominciare dal CT Albarello, che lo ha sostenuto nei momenti più difficili, quando le cose sembravano andar sempre male, e dall’allenatore Chenetti, che lo ha formato come atleta.

Finalmente protagonista, mentre una delle figlie spiegava al microfono della telecronista che “papà è stato grandissimo, come una montagna”,  Giorgio la medaglia l’ha dedicata ai tecnici che hanno sempre creduto in lui, agli skimen che in queste gare hanno raggiunto la perfezione. In particolare a Polvara, che è quello che lo segue da vicino, al quale regalerà la sua 500 d’epoca. Glielo aveva promesso in caso di vittoria. Scontato il riconoscimento a Chenetti, che lo ha condotto sul piano tecnico e umano a questo traguardo, principale autore del suo salto di qualità. Infatti, quando il Sepp ha assunto l’incarico di allenatore, il "Dicentino" era semplicemente un buon specialista della tecnica classica scarsamente propenso allo skating, e oltretutto pieno di difetti per quanto riguarda il gesto tecnico. Con pazienza lo ha letteralmente rivoltato come  un calzino, servendosi degli skiroll per correggergli questi difetti durante la preparazione estiva  e con continue dimostrazioni pratiche anche sulla neve, riprendendolo con una piccola telecamera e discutendone con lui, in colloqui a parte, nei briefing serali con tutta la squadra,  per spiegargli i difetti e il modo in cui venirne a capo.

Non è stato facile fare certe osservazioni a questo ragazzo che è d’oro anche come carattere ma pure permaloso, ma ci è riuscito. E adesso Giorgio è sicuramente l’atleta più completo della squadra azzurra e uno dei primi al mondo. Anzi, è addirittura diventato più forte a skating che in classico, perché nel passo alternato gli mancano le lunghe trenate caratteristiche degli scandinavi. Questione di minor prestanza fisica, alla quale non si può ovviare. Da parte sua, da gran professionista e “precisino”, Giorgio ci ha poi messo tanto del suo, con una costanza quasi maniacale negli allenamenti, che quando manca neve dalle sue parti lo spinge fino in Austria ad Obertillach, per trovarne, partendo da casa che è ancora buio e tornandovi a pomeriggio inoltrato. Le sedute dedicate ai cambiamento di ritmo, che non sono mai stati il suo forte, per reggere il passo degli avversari quando scattano e farlo migliorare anche in volata. E oggi il risultato ottenuto lo ha premiato. Oppure certi lavori di forza specifica per rinforzare la potenza di braccia, salendo di sola spinta, con gli skiroll, fin sulla cima del Monte Zoncolan lungo quella salita che ha visto in difficoltà anche Pantani.

Tutte cose che vale la pena di sottolineare poiché dimostrano la mole e gli anni di lavoro che stanno alle spalle di questa medaglia olimpica, mai tanto meritata. Trovate certezza e serenità, da oggi, per lui, si apre una nuova avventura, finalmente da vincente che può tornare a considerare il bicchiere dalla parte mezzo piena piuttosto che mezzo vuoto come è avvenuto finora. Non smetterà di certo, come aveva mormorato sul traguardo, ma punterà con rinnovato entusiasmo su Vancouver 2010, prossima edizione dei Giochi. Avrà allora 37 anni, che non  sono troppi per un fondista e Valbusa, per non parlare del mitico Maurilio De Zolt, lo stanno a dimostrare.

La sua vittoria, con tanti altri telespettatori ha fatto saltare dalla poltrona anche Azeglio Ciampi che ha subito telefonato al presidente del Coni, Gianni Petrucci e al responsabile tecnico della squadra, Marco Albarello, per formulare le proprie congratulazioni di Capo dello Stato e di sportivo, per una gara che ha definito "esaltante", soprattutto per la volata conclusiva, che ha visto arrivare quasi insieme i primi tre. Ciampi ha fatto riferimento all'ultima gara delle olimpiadi di Atene, la maratona, ricordando che anche quei Giochi si conclusero con la vittoria di un atleta italiano nell' ultima gara.

Naturalmente l’oro di Di Centa porta in secondo piano l’altrettanto entusiasmante gara di Piller Cottrer, respinto sul rettilineo d’arrivo, come già nel doppio pursuit, dalla mancanza di sprint. Era secondo ed è finito al 5° posto poiché, in caso di gara tattica come è stata, avrebbe potuto vincere  soltanto per distacco, con una soluzione di forza, come aveva fatto nella terza frazione della staffetta, dando il cambio a Zorzi con 5 secondi di distacco. Ma in quell’occasione si era dovuto liberare solo di Soedergren, Magal e Sommerfeldt, e non di mezzo gruppo come oggi. Impresa impossibile in un arrivo allo sprint ormai scontato dopo una corsa tattica, con l’unico sussulto imposto dal rumeno Antal Zsol, solitario protagonista del quarto giro, che ha concluso la sua fuga allo scollinamento della salita per fermarsi poi al passaggio sul traguardo.

Tra i primi, dopo 40 km al coperto nella “pancia” del gruppo, mentre aveva appena perso i primi colpi Fulvio Valbusa spesso protagonista in fase di controllo per due terzi di gara, sulla penultima salita si era portato anche Fabio Santus, Quasi una scommessa contro se stesso, voleva giocarsi le sue carte fino alla fine e lo stava dimostrando fin quando ha spezzato il bastoncino. Nel momento meno indicato,  proprio quando il gruppo ha accelerato l’andatura. Prima di trovare il ricambio ha dovuto annaspare per 200 metri spingendo con un solo braccio e quando si è rimesso in corsa era ormai troppo tardi. Ha raggiunto la coda, ha risalito qualche posizione, ma non ha potuto andare al di là del 19° posto. Che non è certo da buttare per uno che era venuto qui per una sola gara, si è trovato in pista per tre volte e ha avuto l’occasione di puntare al bersaglio grosso. Nel suo caso si può veramente parlare di sfortuna. Avrà modo di rifarsi poiché ha dimostrato di essere tornato quello che, da junior, strapazzava Elofsson nella 30 km dei Mondiali di Asiago e, malanno della caviglia a parte, si è abbondantemente guadagnato il posto in squadra anche per il futuro. Rinfrancato caratterialmente, potrà tornare ad essere protagonista: in fin dei conti ha solo 29 anni e tutta una carriera ancora davanti.

La classifica
1. Di Centa Giorgio ITA 2h.06’11”8
; 2. Dementiev Eugeni RUS+0.8; 3. Botvinov Mikhail AUT 0.9; 4. Jonnier Emmanuel FRA 1.7; 5. Piller Cottrer Pietro ITA 2.2; 6. Soedergren Anders SWE 2.3; 7. Koukal Martin CZE 3.1; 8. Magal Jiri CZE 3.3; 9. Vittoz Vincent FRA 4.6; 10. Fredriksson Mathias 5.3; 11. Gaillard Jean Marc FRA 8.1; 12. Dolidovich Sergei BLR 10.6; 13. Odnovortsev Maxim KAZ 11.6; 14. Bajcicak Martin SVK 13.1; 15. Gjerdalen  Tor Asle NOR 14.4; 16. Bauer Lukas CZE 17.2; 17. Filbrich Jens GER 19.3; 18. Pankratov Nikolai RUS 22.1; 19. Santus Fabio ITA 26.4; 20. Legkov Alexander RUS 27.9; 21. Fischer Remo SUI 29.1; 22. Gutierrez Juan Jesus SPA 31.5; 23. Ruiz Diego SPA 30.8; 24. Angerer Tobias GER 48.5; 25. Olsson Johan SWE 49.1; 26. Rousselet Alexandre FRAU 49.7; 27. Sperl Milan CZE 50.1; 28. Estil Frode NOR 54.3; 29. Golovko Andrev KAZ 1.07.8; 30. Valbusa Fulvio ITA 1.10.7

Giorgio Di Centa: “ E’ successa una cosa che non avrei mai sperato”’
"Ora posso smettere...". Giorgio Di Centa festeggia con moglie e figlie l'oro olimpico nella 50 km di fondo. "E' successa una cosa che non avrei mai sperato: vincere l'oro olimpico nella 50 km e in casa... -dice ai microfoni di Rai Sport-. Non ero favorito, ma oggi sono stato perfetto. Mi sono risparmiato in salita, non ho sprecato energie e ho ragionato. Non mi rendo ancora conto di quello che ho fatto...".
«Non ho mai vinto una coppa del mondo, oggi è successa una cosa che non avrei mai sperato: è una cosa indescrivibile. Parto sempre per far bene, ma non ero favorito. È stata una gara perfetta perché nella salita mi sono risparmiato, ho ragionato, ho usato la testa e sono andato via nel finale. Stavolta non sentivo il rumore degli sci degli avversari, ma non ci credevo finché non ho attraversato la linea. Ci ho messo cuore. Adesso potrei anche smettere».

Manuela Di Centa: "Giorgio cuore e testa"
"Giorgio ha usato il cuore e la testa, come fanno i grandi campioni". Manuela Di Centa non nasconde l'emozione per l'impresa messa a segno dal fratello vincendo la 50 km di fondo, con cui si chiudono le gare sulla neva dei Giochi di Torino. "Ma lui è grande non solo come atleta - ha aggiunto l'ex campionessa olimpica, oggi membro Cio e vicepresidente del Coni, alle telecamere della Rai - non solo per la splendida medaglia che ha vinto. Lo è come uomo, per i valori che ha sempre portato con sè, per le sue bimbe che sono il motore indescrivibile della sua vita".

Pietro Piller Cottrer: "Grazie al pubblico"
Pietro Piller Cottrer si è dovuto accontentare del quinto posto nella 50 km di fondo, ma applaude la prova del compagno Di Centa, che ha conquistato l'oro. "Sono dispiaciuto per il mio piazzamento, avevo sci un pò lenti. Mi dispiace essere preceduto da personaggi come Dementiev e Botvinov, ma va bene lo stesso. Il pubblico è stato fantastico e ci siamo sentiti di andarli a ringraziare perchè non si vedeva da tempo un tifo così".

BILANCIO MEDAGLIE – Con questo nuovo successo l'Italia finisce al nono posto nel medagliere finale (prima la Germania, secondi gli Usa, terza l'Austria) grazie a cinque medaglie d'oro e sei bronzi. Quattro anni fa a Salt Lake City il bottino azzurro fu di 13 medaglie: 4 ori, 4 argenti e 5 bronzi con il settimo posto finale. Quindi a Torino 2006, nonostante l'Italia fosse in casa, c'è stato un arretramento del 15% del numero delle medaglie vinte pur con un oro in più, con alcune punte negative in particolare nello sci alpino ma altre positive come nel pattinaggio di velocità e nello sci di fondo. Olimpiadi, quindi, che dal punto di vista dei risultati non possono essere giudicate del tutto positive per i colori italiani. Lo sci di fondo, però, la sua parte l’ha fatta, e anche salto e combinata, le due altre specialità dello sci nordico, hanno evidenziato individualità che fanno ben sperare per il futuro.

 Giorgio Brusadelli         
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