Neumannova su Tchepalova nella 30 km. Paruzzi quinta

Gabriella sempre nel gruppo di testa, penalizzata da due cadute nelle battute finali, si prepara all'addio. Decimo posto per Sabina Valbusa, dodicesimo per Arianna Follis

Pragelato (TO) 24 febbraio -  30 km con partenza in linea secondo le previsioni o quasi, visto che il successo di Katerina Neumannova (esultante all'arrivo e, sotto, mentre le si accosta la figlioletta e sul podio)  all'arrivo ci sta tutto e così pure il secondo posto di Julija Tchepalova, ma non  il terzo  di Justyna Kowalczyk , la polacca che ha vinto il mondiale Under 23 ma si porta dietro come un macigno una condanna per doping. Che non ha pagato come altre in passato, considerando che è tornata abbastanza presto in pista e oggi ha determinato l’esito di questa gara che, fino alle battute finali, ha visto in corsa anche Gabriella Paruzzi, poi quinta, e Sabina Valbusa, decima. Grande battuta Kristina Smigun, che puntava al terzo oro dopo il pursuit e la 10 km TC, ma non si è mai vista.
Sempre fra le prime, ma intruppata, sulle code per sfruttare il lavoro e la velocità altrui, cosa che non rientra certo nelle sue abitudini perché, anche nella fortuna avversa, è sempre stata una protagonista.

 Per Gabriella, staccata sull’ultima salita proprio in seguito all’allungo della polacca che ha spaccato il gruppetto delle 10 battistrada che si ritrovano nell’ordine di arrivo con distacchi finali più o meno brevi, questa è stata la quinta e ultima Olimpiade; chiuderà definitivamente l’attività a fine stagione, con la Coppa del Mondo come ha dichiarato lei stessa a nello Morandi nell’intervista che l’inviato de L’Adige le ha fatto alla vigilia della gara.

E’ caduta in piedi, dopo una corsa di testa, che ha avuto un paio di battute a vuoto solo negli ultimi 3 km: prima per una caduta in salita, per  lo sci destro di Shevchenko che si è infilato sopra il suo durante una pattinata facendola finire per terra, poi ancora in salita un altro contatto che l’ha bloccata. Immediati rientri, comunque, ma primo segno allarmante che cominciava ad affiorare la stanchezza, come poi si è puntualmente verificato sull’ultima salita quando si è staccata progressivamente dopo ripetute tirate in mezzo al gruppo. Da campionessa uscente, non si è mai sottratta al compito di dettare il ritmo, dando una mano a Tchepalova, la più autoritaria, quando davanti si sono ritrovate in 12, fra le quali anche Arianna Follis. Più che mai sorprendente, e ormai non è una novità, visto che aveva nelle gambe la fatica dello sprint di 48 ore prima.

Aveva già fatto vedere nel lancio della staffetta di essersi migliorata in tecnica classica, e oggi ha dimostrato di aver guadagnato anche in tenuta alla distanza: il lavoro con Pizio, il bell’ambiente che si è creato nella squadra femminile, hanno evidentemente pagato.  Lo si capisce non tanto dal piazzamento, 12°, pur significativo, quanto per il comportamento in  tutte le fasi della gara. Sempre presente pur senza farsi notare troppo. Conscia delle proprie forze, sa correre con la testa senza sprecare energie più del necessario. Per metà percorso si è mantenuta bene al coperto nel gruppo di testa, poi si è inserita nella dozzina che un allungo di Tchepalova ha selezionato e, quando ha perso terreno, è tornata sotto in compagnia della francese Philippot. In progressione, per non accumular più acido del necessario. A 6 km dall’arrivo, perso definitivamente contatto, è rimasta a bagnomaria fra la stessa Philippot, che si era staccata definitivamente, e il drappello delle inseguitrici condotto dalla Sachenbacher (foto) che si stava progressivamente sgretolando. Procedendo del suo passo, mentre Antonella Confortola si ritirava all’ultimo passaggio davanti al traguardo, lei si è guadagnato quel 12° posto che, per le circostanze in cui si è verificato e la durezza del percorso, la dice lunga sulle sue potenzialità.

Tutte ancora da esplorare in questa ragazza che si era fatta conoscere come sprinter a tecnica libera, che è andata forte in classico e, ora, ha sorpreso sulla distanza in una gara in cui, oltre  a Paruzzi, era attesa Sabina Valbusa che proprio a Pragelato, due anni, sotto una gran nevicata, fa aveva vinto la 15 km TC con partenze individuali  che aveva concluso la Coppa del Mondo vinta da Gabriella Paruzzi. Nevicava anche oggi e, dopo il gran finale di cui è stata protagonista nella staffetta che le ha valso il bronzo, era particolarmente attesa alla prova. Carica al punto giusto, tanto è vero che è stata protagonista per più di due terzi, sempre nelle prime posizioni, per poi defilarsi progressivamente. Ha tenuto fino all’ultima salita ma ormai si capiva che non ne avrebbe avuto per rispondere al primo strappo violento. E infatti ha mollato, finendo in coda, quando Kowalczyk ha sfilacciato il gruppo.

"Ho vissuto una grandissima giornata - spiega con un pizzico di commozione Gabriella (nelle foto il momento prima e dopo la caduta, mentre viene superata da Tchepalova) . Sono rimasta a contatto con le migliori per tutta la gara, ma la seconda caduta all'attacco della salita finale mi ha tagliato le gambe. Evidentemente ho accumulato troppo acido lattico, nonostante tutto mi sono divertita come una matta. Questa è la mia ultima apparizione a cinque cerchi, sono contenta di avere dimostrato che posso ancora dire la mia ad alti livelli. Probabilmente fra qualche ora mi assalirà la malinconia, ma è giusto che un'atleta sappia dire basta. Il fondo mi ha regalato gioie immense, però è giunto il tempo di dedicare un po' di tempo alla mia famiglia. Ringrazio tutte le mie compagne di squadra, i tecnici e la Federazione che in questi anni mi ha sostenuto".

La classifica
1. Neumannova Katerina CZE 1.22.25.4; 2. Tchepalova Julija RUS +1.4; 3. Kowalczyk Justyna POL 2.1; 4. Steira Kristin Stormer N OR 15.4; 5. Paruzzi Gabriella ITA 35.4; 6. Kuenzel Claudia GER 36.7; 7. Shevchenko Valentina UKR 42.5: 8. Smigun Kristina EST 57.1; 9. Savialova Olga RUS 1.03.1; 10. Valbusa Sabina ITA 1.12.2; 11. Philippot Karine FRA 1.40.7; 12. Follis Arianna ITA 2.20.7; 13. Sachenbacher Stehle Evi GER 2.50.4; 14. Majdic Petra SLO 2.57.1; 15. Jatskaja Oxana KAZ 2.05.1; 16. Leonardi Cortesi Natascia SUI 3.06.6; 17. Saarinen Aino Kaisa FIN 3.16.4; 18. Moskalenko-Rotcheva Olga 3.19.6; 19. Kolomina Elena KAZ 3.41.0; 20. Boehler Stefania GER 3.53.8; 21. Medvedeva-Abruzova Eugenia RUS 4.02.7; 22. Jakimcvhuk Vita UKR 4.06.8; 23. Lassila Riitta Liisa FIN 4.30.0; 24. Stemland Kristin Murer NOR 4.40.5; 25. Soneta Chizuru JPN 5.00.4; 26. Korolik Shabluskaya Ludmila BLR 5.19.0; 27. Janeckova Ivana CZE 5.30.3; 28. Norgren Britta SWE 5.56.5; 29. Gjoemle Ella NOR 6.02,8; 30. Stromsted Anna Karin SWE 6.04.0

Paruzzi, 30 chilometri per dire addio

Dall'inviato NELLO MORANDI (L’Adige)  - PRAGELATO - «Il vero guerriero è colui che accetta le cose comunque vadano. Grazie fin d'ora». Questo è il testo del messaggino che Gabriella Paruzzi (nella foto sotto alle spalle di Tchepalova e all'arrivo, mentre guarda Neumannova ancora a terra, abbracciata alla figlia) ha ricevuto in questi giorni da un'amica («si chiama Sara, è un'ex atleta») e questo è anche il leit motiv dell'ultima spedizione olimpica - la quinta - della carriera della campionessa di Camporosso che, fin dalla prima gara, ha sempre sostenuto che la vittoria, o comunque la coscienza di aver fatto bene, non sempre è legata alla conquista di una medaglia. Una convinzione che vale anche alla vigilia della 30 chilometri, l'ultima gara olimpica nella quale Gabriella, campionessa in carica (anche se a Salt Lake si gareggiava in classico) parte nel gruppo di quelle che possono aspirare ad una medaglia.

Ma lei nega che tra le due gare possano esserci dei punti in comune. «Quattro anni fa - racconta - non ero certo tra le favorite ed ero partita a cuor leggero più col pensiero che era l'ultimo impegno e che poi avrei fatto le valigie per tornarmene a casa dopo quaranta giorni, abbastanza stressanti, negli Stati Uniti, Invece andò bene, nel senso che ho trovato la giornata della vita, mi è andato tutto bene e ho conquistato una vittoria che mi ha cambiato la vita. Stavolta è tutto diverso: si parte in linea, la gara è in tecnica libera e su questa pista non credo ci sarà qualcuno che uscirà allo scoperto presto. Secondo me si deciderà tutto negli ultimi dieci chilometri e anche dopo, l'importante è essere in buona posizione e in buona posizione al momento giusto».

Visto il tuo credo, per te potrebbe essere gratificante anche aiutare Sabina a vincere una medaglia?
«Certo, se ce ne sarà occasione ci aiuteremo di certo, in gare come queste stare a ruota può servire molto».

Un successo potrebbe farti cambiare idea?
«No, questa è la mia ultima gara olimpica ma non la affronterò con questo pensiero, ma con l'intenzione di far bene, di lasciare alla grande sfruttando una condizione che, precaria per tutto l'anno, è diventata buona in occasione di questo appuntamento. Segno che la preparazione che ho fatto, anche se ogni tanto venivo presa dai dubbi, è stata mirata. Anche psicologicamente sto bene: la prima gara mi ha tolto la pressione che si avverte in questi casi, anche perché mi ha dato la convinzione che sono alla pari con le più forti».

 Le tue favorite?
«Dico Smigun e poi un po' di russe a caso, ma trenta chilometri possono riservare anche sorprese…».

Ancora lacrime se andrà come tutti ci auguriamo?
«Sono una che si commuove facilmente, ma non mi vergogno: la lacrima è come il sorriso, non la puoi gestire. L'importante è la consapevolezza che le cose, anche quelle belle, prima o poi sono destinate a finire».

Dicono che vuoi fare la Vasaloppet
«Ma no, per ora è solo un desiderio. Del resto o la faccio quest'anno, sfruttando la preparazione che ho, o non la faccio mai più. Però non vorrei perdere la gara di Coppa di Holmenkollen che mi piace molto e che viene pochi giorni dopo. Quindi vuol dire che non la farò. E mi spiace, perché è una competizione mitica».

Nel tuo futuro vedi una carriera di allenatore?
«No, non ne ho i titoli. Però ho già detto che mi piacerebbe mettere a disposizione la mia esperienza con i giovani e lo farò, magari, con quelli del mio sci club, quello dove sono nata».

Ti mancheranno le tue compagne?
«Certo, è un gruppo al quale sono molto legata e con il quale ho fatto molte esperienze. Per me lo sport è stata una scuola di vita, mi hanno insegnato molto soprattutto le esperienze negative. Ora sto per affrontare una nuova esperienza nella quale sono molto meno esperta ma dalla quale spero di ricavare molte altre gioie. Dovete capirmi: dopo tanti anni non so cosa significhi un inverno senza gare… vedremo».

Gli ultimi anni, a livello femminile, sono stati tormentati dalle polemiche…
«Non è che quando sono entrato in squadra fossero tutte rose e fiori. C'erano Manu e Stefy che avevano un loro team, però questo, per assurdo, ci ha aiutato a crescere poiché la Federazione dedicava a noi le sue attenzioni. Quindi le difficoltà le conosco da una vita, anche perché il nostro gruppo è stato circondato da un certo scetticismo: dicevano che era finito quando ha lasciato Di Centa, poi quando ha smesso la Belmondo ed invece siamo qui. Sarà così anche quando me ne andrò io a fine stagione, purché si creda nelle giovani e si lasci loro il tempo per maturare. E soprattutto non debba più andare da una atleta, come è successo quest'anno con Arianna, per convincerla a restare».

Quindi sei stata testimone delle baruffe tra Manuela Di Centa e Stefania Belmondo?
«Questa secondo me è solo una leggenda alimentata dai giornali. Magari avevano caratteri diversi, ma io non le mai viste litigare e nemmeno parlare animatamente. Magari non si erano simpatiche, questo sì. Ma questa loro voglia di dimostrare che una era meglio dell'altra ha fatto in modo di portarle ai vertici dei valori mondiali. Ma alla loro ombra, ripeto io sono stata sempre bene e non mi è mancato niente».

Quando lascerai Pragelato?
«Domani sera (stasera, ndr) noi della Forestale abbiamo un incontro con Alemanno, poi sabato penso partirò per casa… finalmente. Ah, dimenticavo. Una cosa volevo dirla anch'io a voi: grazie davvero per avermi sopportata per tutto questo tempo».

Non c’è stato ricorso per Zorzi

Pragelato - Cristian Zorzi  (che vediamo mentre mostra lo sterno dove è stato colpito dal bastoncino di Fredriksson) ieri pomeriggio era sulla strada di casa, dopo essere stato alla festa della Guardia di Finanza a Torino. Al reclamo, vero, presunto o fantomatico che ha movimentato la serata di mercoledì, non ci pensa ormai più. È convinto di aver subito un torto ma non ne fa una questione di stato. Su questo reclamo i giornali di ieri si sono comunque sbizzarriti. La verità è che Gaetano Coppi, il presidente della Federsci, è intervenuto personalmente presso Gianfranco Kasper, presidente della Fis, per capire quante probabilità di successo avrebbe potuto avere un reclamo. «Kasper - spiega Coppi - mi ha detto che praticamente non ne avevamo ed allora ho evitato di fare una brutta figura. Piuttosto chiederò ad Albarello di mettere assieme una scuola di sprinter, visto che noi continuiamo a gareggiare puliti mentre gli altri hanno un repertorio di malizie notevole. Sanno insomma come danneggiare gli altri senza violare il regolamento. Dobbiamo fare i furbi anche noi, insomma».

 Passerella per gli azzurri “d'oro” a Sanremo

 Passerella al festival di Sanremo per gli azzurri che hanno conquistato la medaglia d'oro ai Giochi olimpici torinesi che si concludono domenica. Al momento gli azzurri che hanno conquistato l'oro sono lo slittinista Armin Zoeggeler, i pattinatori Enrico Fabris (nei 1500 e nell'inseguimento a squadre), i suoi compagni dell'inseguimento Ippolito Sanfratello, Matteo Anesi e Stefano Donagrandi e i quattro della staffetta di fondo Fulvio Valbusa, Giorgio Di Centa, Pietro Piller Cottrer e Cristian Zorzi. Con gli azzurri saranno sul palcoscenico dell'Ariston il 2 marzo, nella terza giornata del festival, il presidente del Coni Gianni Petrucci e il segretario generale Raffaele Pagnozzi, capo della delegazione italiana ai Giochi.

 (da corriere.it) Le indagini antidoping sono però ancora in corso

Tv tedesca: tutti negativi i test sugli austriaci

Gli esami condotti sui campioni biologici prelevati ai 10 atleti austriaci alle olimpiadi non avrebbero svelato sostanze proibite

 BERLINO - Sarebbero tutti negativi i test antidoping dei 10 biathleti e fondisti austriaci controllati dopo il blitz di sabato scorso alle Olimpiadi di Torino. Lo afferma la tv tedesca ZDF. Tuttavia, in un'intervista al quotidiano francese «L'Equipe», Ciro Santoriello, sostituto procuratore nell'inchiesta doping condotta dalla procura di Pinerolo sulla squadra austriaca di biathlon e fondo, afferma: «Si tratta di sportivi di alto livello molto strani. Ad esempio è stato trovato salbutamolo in grande quantità. Il 95 per cento dei fondisti austriaci di Pragelato è asmatico, sono tutti sotto trattamento. Tutti ciò è strano e stiamo verificando i certificati medici». Santoriello non si ferma qui: «Quando i carabinieri sono arrivati per perquisire gli alloggi sabato sera gli atleti dormivano - dice sempre a 'L'Equipe - la prima cosa che hanno fatto quando i carabinieri sono entrati è stata di prendere delle bottiglie ai piedi dei loro letti e bere un litro e mezzo d'acqua. Sembra urgente, vitale per loro».

 E ancora: «Altri hanno gettato dalle finestre altri prodotti, questo genere di comportamento non testimonia una grande serenità». Quindi sulla presenza delle telecamere: «Questo non mi spaventa, per dei ragazzi vedere in tv degli atleti circondati dai carabinieri durante la notte può avere un effetto positivo. Questi ragazzi capiranno che fare uso di doping è grave e che non resta impunito. Lo scopo è anche fare paura». Infine: «L'inchiesta va avanti velocemente, il processo dovrebbe tenersi in cinque, sei mesi».

INDAGINI IN CORSO - I carabinieri del reparto operativo di Torino stanno ascoltando a San Sicario alcuni componenti della squadra austriaca di biathlon e fondo. Uno di loro è il ds del fondo e del biathlon Markus Gandler, mentre l'altro sarebbe un autista, amico di Walther Mayer. Obiettivo degli inquirenti è ascoltare entro domenica il maggior numero di persone, prima che atleti e dirigenti lascino l'Italia.

LA VICENDA - La vicenda era iniziata dopo una segnalazione alla procura di Torino da parte del Cio e dell'agenzia mondiale antidoping Wada, che indicava nei pressi delle abitazioni degli sportivi l'ex allenatore Walter Mayer, bandito dalle Olimpiadi dopo un caso di manipolazione del sangue alle Olimpiadi di Salt Lake City nel 2002. Quella sera dieci atleti austriaci sono stati sottoposti a controlli antidoping sull'urina i cui risultati non sono stati ancora resi noti. Ieri dai magistrati è stato sentito per cinque ore il presidente della Federazione di sci austriaca Peter Schroecksnadel, che agli inquirenti ha detto di non avere nulla a che fare con la visita alle squadre di Mayer. Le Olimpiadi di Torino si concludono domenica prossima 26 febbraio.

 Giorgio Brusadelli         
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