MORALE ALLE STELLE IN ATTESA DELLO SPRINT

Le staffette hanno rilanciato le ambizioni della nazionale azzurra. Zorzi, affiancato da Frasnelli, Pasini e Schwienbacher, cerca con Lind la rivincita della gara di Coppa a Davos

Pragelato (TO) 21 febbraio -  Con il morale alle stelle dopo l’oro nella staffetta maschile e il bronzo in quella femminile, si aspetta lo sprint senza più il timore di  fare risultato a tutti i costi: comunque vada, non sarà certo questa gara a raffreddare un ambiente che guarda con  rinnovata fiducia alle prospettive che ancora possono offrire la 30 km di venerdì femminile e la 50 km maschile di domenica. Si correrà a tecnica classica e c’è possibilità di podio da entrambe le parti, anche se la partenza in massa rende più aleatorio il pronostico. Ma c’è ancora tempo davanti per ricaricare le batterie, disintossicarsi della fatica fin qui accumulata e  prepararsi psicologicamente al nuovo impegno. L’attesa, semmai, è per il quartetto che domattina alle 10 si presenta in pista per la qualificazione dello sprint.

Naturalmente è Cristian Zorzi (nella foto all'arrivo della staffetta) il più accreditato in questa specialità: del resto una medaglia olimpica, di bronzo, lui se l’è già guadagnata 4 anni fa, abbinandola all’argento del 2001 dei Mondiali di Lahti,ed è in grado di far un salto in avanti. A Salt Lake City, dove vinse Hetland su Schliechenrieder, lui  la spuntò sulle svedese Bjorn Lind che, in questo momento, risultati di Coppa del Mondo alla mano, è considerato il numero 1. Ancora a Davos, ultima prova di Coppa, era una spanna al di sopra di tutti, capace di vincere per distacco, senza attendere la volata e ricorrere eventualmente alla spaccata. Ma lì Zorro era incappato in qualche ingenuità, lasciandogli prendere troppo vantaggio in anticipo.

Da allora, però, molte cose sono cambiate, e a nostro favore, poiché l’ultima frazione della staffetta ha messo in evidenza un Cristian Zorzi “mostruoso”. Più forte che mai sul passo, tatticamente brillante, finalmente convinto di quella potenzialità che mai aveva evidenziato in maniera tanto dirompente. Non è il favorito, ma piuttosto l’outsider di lusso pronto a mettere in campo il primo dei tanti scherzi di carnevale che si è portato da casa. Spalleggiato, in questa occasione, da compagni in grado a loro volta a provocare qualche sorpresa. Loris Frasnelli ha dominato fin qui la Coppa Europa  e a Davos è approdato in finale. Renato Pasini, miglior azzurro l’anno scorso in questo settore, si è riservato esclusivamente per questo impegno. Freddy Schwienbacher, che ha alternato qualche buon momento a battute a vuoto, ha fatto fatica nella staffetta a coppie, che si correva però in classico, ma su questa pista vanta già un successo nella prova di Coppa del Mondo di 2 anni fa. Allora schiantò Svartedal, altro potenziale vincitore, e dimostrò di avere buone carte da giocare su questo rettilineo di arrivo che sembra non finire mai.

Mentre Pasini e Schwienbacher erano in raduno con la nazionale a Livigno, Zorro e Frasnelli hanno condotto insieme l’ultima parte di preparazione, lavorando in quota a Passo Lavazè. Ospiti dell’Albergo Dolomiti si sono sottoposti ogni giorno a lunghe sedute, mattutine e pomeridiane, sulla vicina pista di fondo con lo scopo di incamerare chilometri ma, nello stesso tempo, incrementare le capacità di ossigenazione del sangue in vista dei Giochi. Un lavoro che li ha portati alle convincenti prestazioni di entrambi a Davos.

Forte dell’oro già in saccoccia, Zorzi non appare per niente preoccupato dello sprint che lo attende. E non certo per snobismo, come si evince da questa intervista di nello Morandi, pubblicata oggi su L’Adige.

«Hai fatto bene a svegliarmi, altrimenti corro il rischio di rincoglionirmi». Mancano venti minuti alle 17 di un lunedì speciale per Zorro Zorzi. E' il giorno successivo a quello della conquista di un oro in staffetta che non può non cambiare la vita di un atleta. Ma è anche il giorno in cui, dopo la sarabanda delle emozioni, dei festeggiamenti, dei baci e degli abbracci, si prende coscienza che il sogno è realtà. Cristian Zorzi, tornato dai fasti della premiazione ufficiale di Torino dopo le 3 della notte scorsa, alle 7 era già in piedi. «Giuro che non mi aspettavo di vederlo - ha detto Giorgio Vanzetta che è un po' il suo mentore - eppure è venuto con Di Centa per il solito allenamento defaticante. Una sciatina in classico, l'ideale per sciogliere le gambe, poi il pranzo ed il riposo. Piller Cottrer e Valbusa, invece, hanno preferito farlo nel pomeriggio».

Zorzi ha detto che gli hai preparato dei missili
«Io ho fatto il mio lavoro e sono contento che gli sia servito, però la cosa più importante e difficile l'ha fatta lui».

Cristian, però, anche dopo una lunga dormita ha ancora negli occhi la serata alla Medal Plaza di Torino. «E' stata una cosa commovente - racconta - la piazza piena di gente, le bandiere, l'inno, poi le interviste in tv. Ancora brividi, insomma, dopo quelli che ho provato domenica subito dopo la gara, e anche, come ti dicevo, una grande commozione».

Ma avete almeno avuto il tempo per festeggiare?
«No, abbiamo bevuto un bicchiere qua e là, ma è stato più un tour de force che una festa. C'era un casino di gente, anche nota e per una volta tutti si interessavano di noi. Perfino Simona Ventura ci ha voluto conoscere e ci ha chiesto se eravamo tutti sposati. Ma, tornando alla festa, vorrà dire che quella la faremo tra noi quando avremo una sera libera».

 Come ci si risveglia dopo un successo del genere?
«Ancora frastornati, non lo nego. Quando mi sono alzato ero ancora emozionato, poi, facendo le solite cose e preparandomi per uscire per l'allenamento, mi sono calmato».

Ma senti già che è cambiato qualche cosa della tua vita?
«No, mentre siamo qui pensiamo ancora alle gare e se è cambiato qualche cosa è difficile capirlo. Questo anche se tutti ti cercano, tutti ti vogliono salutare, tutti ti vogliono fare i complimenti. Dispiace non accontentarli tutti, ma debbono capire che abbiamo ancora delle gare alle quali ci teniamo. Poi, quando sarò a casa, capirò che la medaglia d'oro ha dato una svolta, se non proprio cambiato, la mia vita».

A proposito di gente che ti cerca, hai avuto qualche messaggio carino o particolare?
«Ho letto il tuo che è arrivato per primo, gli altri ancora non li ho aperti: saranno 200. Li guarderò, è indubbio, ma se dovessi rispondere a tutti dovrei fermarmi qui ancora una settimana dopo le Olimpiadi».

Sei già sintonizzato sulla sprint?
«Cercherò di mettere a frutto la mia buona condizione, ma, come ti dicevo ieri, affronto questa prova tranquillo, senza dover dimostrare niente e tutto quello che viene è buono. Meglio, ovvio, se sarà un bel risultato».

Hai già fatto mente locale su chi dovrai temere?
«Lind su tutti, quest'anno va come un treno. Poi Hetland ma anche gli altri norvegesi, anche se stavolta spero facciano risultato con le donne, qualche russo, Rotchev e Alypov, la solita gente, insomma».

    Giorgio Brusadelli         
    
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