SALTO E COMBINATA: L'ENCLAVE SOLANDRA ALLE OLIMPIADI

Con Massimino Bezzi, una cinquantina di persone sono impegnate  nei Giochi

Italia ritirata per un malanno che ha colpito Davide Bresadola: va così a vuoto  la trasferta dei compaesani per assistere alla gara di combinata nordica a squadre

ITALIA BATTE CANADA: E' ORO NEL PATTINAGGIO DI VELOCITA'

Pragelato (TO) 16 febbraio -  L'oro nella combinata nordica a squadre va all'Austria, che precede la Germania e la Finlandia. Oggi pomeriggio la prova di fondo ha visto i frazionisti tedeschi e austriaci portarsi subito al comando staccando la deludente Russia e controllando Finlandia e Giappone, in corsa per il bronzo. Dopo i primi dieci chilometri apparentemente di studio, nella terza frazione si è avuta la svolta grazie alla prova dell’austriaco Felix Gottwald  capace di chiudere la gara a soli 20 secondi dal tedesco Ronny Ackermann.

Ultimi cinque chilometri praticamente in apnea, in cui il tedesco Jens Gaiser non è riuscito a contenere l’esplosione di Mario Stecher il quale, dopo averlo raggiunto al secondo chilometro, ha deciso prima dell’ultima discesa di provare l’affondo e staccare il teutonico in evidente difficoltà. Dalle retrovie intanto il campionissimo Hannu Manninen ha dimostrato di meritarsi la Coppa del Mondo di specialità recuperando praticamente tutto il ritardo accumulato (1’16’’) e conquistando il terzo gradino del podio con una prova da applausi.

La formazione tedesca ha chiuso la due giorni di gare con il tempo finale di 49'52"6, tagliando per prima il traguardo della staffetta 4x5 km. La gara era stata rinviata ieri, mercoledì, a causa del vento che impediva la massima sicurezza sui salti LH. L'argento è andato alla Germania, che ha chiuso con il tempo di 50'07"9, mentre il bronzo se l'è aggiudicato la Finlandia (50'19"4), che è riuscita a scalzare dal podio la Russia, che aveva chiuso la prova di salto al terzo posto.

L'Italia non ha preso parte alla seconda prova di salti perché l'azzurro Davide Bresaola (nella foto), che doveva essere il primo a saltare,  non ha potuto gareggiare a causa di quella che a prima vista appariva una  sospetta appendicite e che ha richiesto il suo trasporto al centro medico di Pinerolo. "Dalla notte aveva dolori, conati di vomito, qualche linea di febbre con sintomi di una sospetta infiammazione all'appendice. E' stato ricoverato e ha fatto degli esami che hanno tranquillizzato l’atleta, il tecnico e anche i famigliari. Nel tardo pomeriggio è stato dimesso e ha fatto ritorno a Pragelato. "Ora sta bene. E' a casa con la famiglia e tornerà al villaggio olimpico. Per 48 ore avrà bisogno di riposo, seguirà una dieta, con riso in bianco e tè e poi vedremo", ha detto Morandini.

Davide, 18 anni, per la prima volta in nazionale nel 2001 ed esordiente alle Olimpiadi, dovrà tornare pienamente in forma se l'Italia non vorrà mancare alla gara a squadre di salto del 20 febbraio, poiché occorrono quattro atleti e non ci sono concrete possibilità di una sostituzione. La gara, infatti, era sembrata a rischio per l'Italia già prima dei Giochi, quando due saltatori azzurri (Chiapolino e Beltrame) si infortunarono durante un allenamento a Predazzo, ma furono poi sostituiti all'ultimo minuto con l’inserimento del giovanissimo Pittin.

Un peccato questo forfait: per la squadra azzurra, per il CT Morandini che con passione e tanti sacrifici era riuscito a rilanciare il movimento, e per i tifosi che erano venuti fino a Pragelato a raggiungere i compaesani già presenti in veste di tecnici o volontari, sobbarcandosi una trasferta da “tempi eroici” che Nello Morandi ha così descritto su l‘Adige.

È una specie di enclave trentina in territorio piemontese e, in questo caso, anche nel vario e variegato mondo delle Olimpiadi. Arrivi al centro del salto e, già in lontananza, senti lo speaker che saluta la delegazione trentina giunta per assistere alla combinata. Ma anche "dentro" l'atmosfera non cambia. Sandro Pertile è il responsabile del centro (è stato chiamato dal Toroc ancora un paio di anni fa), suo fratello Ivo è il direttore di gara, il "mitico" Massimino Bezzi, l'anima del salto solandro, è l'addetto al controllo materiali. Ed è proprio lui a venirci incontro, quando la gara deve ancora cominciare, e ad accoglierci in questa "casa Trentino" che non ha bisogno di insegne come tutte quelle sparse sulle montagne olimpiche.

«Qui siamo almeno cinquanta trentini che, a vario titolo, hanno un incarico - ci racconta; in pratica siamo tutti trentini…..a parte qualcuno che viene da Gallio - si corregge subito, guardandosi in giro - ma noi siamo la maggioranza: ci sono qui i fratelli Pertile e poi stamattina è arrivato un pullman intero di solandri. Sono partiti da casa alle 2 di notte e, dopo la gara di fondo, riprenderanno la via di casa. Un bel viaggetto, ma sono felici così. Sono tutti tifosi dei nostri due ragazzi che sono qui, come il resto della squadra, per fare esperienza e quindi per loro, anche solo un buon piazzamento, sarebbe come aver vinto una medaglia».

I due ragazzi sono Davide Bresaola, diciott'anni appena, solandro purosangue, e Giuseppe Michielli, che di anni ne ha 21, che solandro lo è d'adozione. E la sua è una vera storia da Olimpiade, visto che è stato Bezzi a fare in modo che potesse giocarsi le sue carte per entrare in squadra e per poter misurarsi con quelli che erano i campioni dei suoi sogni. Lui faceva già il cameriere a Lignano e aveva dovuto sospendere l'attività, anche se aveva un indubbio talento, perché aveva bisogno di soldi per vivere e non c'era nessuno disposto a mantenerlo perché potesse fare sport. Tantomeno la Fisi, angustiata da cronici, e sempre più pressanti, problemi economici. «Ho cercato io chi lo poteva aiutare - racconta Massimino -, ma non mi sono rivolto agli sponsor tradizionali. Ho bussato a tante porte e ho trovato un po' di soldi dalla Provincia, un po' dal Bim e un po' ancora da compaesani miei, tutta gente brava, innamorata di questo sport. E Giuseppe ci ha subito ricambiati con dei risultati che, per un giovane inesperto come lui, sono sorprendenti».

 E tu come la vivi quest'Olimpiade?

«Ora sono un po' agitato, perché il primo a saltare sarà Bresadola, però la vivo bene. Non sono stato solo qui, ma anche in altri siti e mi pare che ci sia una lamentela diffusa per l'efficacia dei trasporti. Però a me va bene lo stesso, per un vecchio appassionato come me accompagnare gente come Ronny Ackermann al controllo è una emozione incredibile. Pensa che l'altro ieri ho accompagnato il mitico Harada, dopo il salto speciale, e ho assistito alla sua rabbia ed alla sua delusione quando l'hanno squalificato perché, nel complesso, era 200 grammi sopra il peso consentito».

Silenzio. Salta Bresadola che fa subito più che bene: 124,5 in buon stile, ed è subito un boato da parte dei trentini che vengono guardati con aria divertita dalle folte rappresentanze straniere. Meno bene Strobl, Munari e Michielli, gli altri tre componenti la squadra, che, come Bresadola, sono partiti per primi nei loro gruppi. «Si rifaranno nel secondo salto - dice Bezzi - sono emozionati, e c'è da capirli». Davide Bresadola, che ci passa vicino, conferma: «Mi tremavano le gambe, anche perché ero il primo a saltare».

Poi si alza un vento gelido e impetuoso e la gara viene sospesa. Si rifarà oggi. Meglio per i nostri che così hanno potuto rompere il ghiaccio. Non certo per i loro tifosi che hanno fatto un lunghissimo viaggio a vuoto, o quasi. «L'ideatore di questa trasferta è stato Massimino - ci ha detto il prof Giancarlo Dell'Eva, vice presidente del Gs Caleppiovinil, prima di questa sgradita sorpresa -, noi non abbiamo fatto altro che raccogliere le adesioni e salire sul pullman». «Siamo partiti alle 2 di notte, dopo la discoteca, - ha aggiunto Mario Vareschi, presidente dello Sci Club Vermiglio Tonale - e torneremo stasera. La compagnia è eterogenea: ci sono persone come noi, ma anche molti ragazzi, amici e parenti. Quella è Anna, la sorella di Davide».

 Anna che, con un filo di voce, riesce a dire solo di essere «più emozionata del fratello». «Bresadola è uno bravo, per essere così giovane è già tecnicamente molto a posto» sentenzia invece Alan Bertolini, un ex azzurro degli anni 70. A questo veloce scambio di opinioni sta assistendo una bella ragazza: è Jessica Ruatti, atleta dello sci alpino (è al primo anno da aspirante). Si sente osservata e diventa rossa, ma Bezzi incalza: «Prova a chiederle come mai una dell'alpino è qui, perché ha saltato l'allenamento, perché ha fatto una levataccia, vuoi che ci sia sotto qualche interesse di cuore?». Non c'è bisogno della risposta, basta guardarla.

 Doping, Pyleva, squalificata, perde medaglia d'argento del biathlon

La biathleta russa Olga Pyleva è stata squalificata dai Giochi Olimpici di Torino 2006 e le è stata tolta la medaglia d'argento conquistata nella 15 km di sci di fondo per essere stata trovata positiva a un test antidoping. Le contro analisi hanno, infatti, confermato la positività dell'atleta che ha così perso anche la medaglia d'argento che è andata alla tedesca Martina Glagow. Il bronzo va, invece, alla russa Albina Akhatova.

 

Italia batte Canada: è oro nel pattinaggio di velocità

TORINO 16 febbraio - Dopo aver superato in semifinale l'Olanda (che si è ritirata per una caduta), il terzetto italiano ha battuto nettamente il Canada nella finale. E' un successo storico: mai l'Italia prima di Torino 2006 aveva vinto una medaglia olimpica nel pattinaggio di velocità. Ora, dopo il bronzo di Fabris nei 5mila, è arrivato l'oro straordinario nell'inseguimento a squadre

Anche la fortuna ha dato una mano agli azzurri, ma alla fine il successo è stato limpidissimo. Una vittoria storica per il pattinaggio italiano. Nell’Oval Lingotto di Torino, Matteo Anesi, Enrico Fabris (già bronzo nell'individuale) e Ippolito Sanfratello nella finale dell'inseguimento a squadre sono partiti in lieve svantaggio nei primi giri, per imporre poi con Fabris una progressione irresistibile, concludendo con oltre due secondi di vantaggio sugli avversari con il tempo di 3’44"46 estrappando il metallo più pregiato al Canada (foto sotto). Non un avversario qualsiasi visto che i canadesi sono primatisti del mondo. Medaglia di bronzo per l’Olanda che, nella finale B, ha avuto la meglio sulla Norvegia.

Nella semifinale un errore di un olandese, che con il pattino ha toccato la linea di bordo pista scivolando e facendo cadere anche un compagno, ha determinato il risultato. L'Olanda, favorita per il titolo, era in testa, anche se gli azzurri non erano distanti e stavano recuperando.

«Una emozione unica che auguro di fare a tutti gli sportivi che sono vicini a questa Olimpiade - dice Matteo Anesi mentre esplode la festa prima della premiazione -. Non è un problema come festeggiare, suoneremo rock, heavy-metal, un po' di tutto...».

 Dopo il bronzo nei 5000 metri, Enrico Fabris commenta con grande emozione la gioia dell'oro: «Queste sono delle medaglie storiche, mai vinte prima dall'Italia e di cui il nostro sport ha grande bisogno. Un'emozione indescrivibile a parole. E dire che pensavo di essere arrivato all'apice nei 5000 con il mio bronzo. Ma lo sport ogni giorno ti può dare emozioni nuove e più grandi. Non riesco ancora a crederci. Abbiamo finito la semifinale vincendola e già consapevoli del podio. Però dovevamo rimanere concentrati per la finale: in ballo c'era l'oro e dovevamo sparare tutto. È andata bene. La dedica? La prima, per il bronzo, è andata a tutti quelli che mi conoscono. Questo oro è dedicato a una nostra compagna di squadra, Nicola Mayer che non è qui con noi per motivi di salute. Le auguro un grosso in bocca al lupo».

Matteo Anesi, 22 anni di Balsega di Pinè (Trento), 79 chili per 184 centimetri è atleta delle Fiamme Gialle ed è in nazionale dal 2002; Enrico Fabris, 25 anni di Roana (Vicenza), 80 chili per 189 centimetri, atleta delle Fiamme Oro è in nazionale dal 2001; Ippolito Sanfratello, 33 anni di Piacenza, 77 chili per 180 centimetri, gareggia per il club C.P. Pinè-Pulinet ed è in nazionale dal 2003. Con loro sul podio è salito anche Stefano Donagrandi, 30 anni di Brescia, 74 chili per 184 centimetri, del gruppo Fiamme Oro, che completa il quartetto dell'inseguimento a squadre.

 Giorgio Brusadelli         
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