Kristina  Smigun "extraterrestre" nella 10 km TC: altro oro

L'unica a non risentire della durezza del percorso e della neve resa fradicia dalla pioggia. Dietro di lei tre norvegesi: Bjoergen, Pedersen, Steira. Azzurre in difficoltà, Gabriella Paruzzi 13° posto

Pragelato (TO) 16 febbraio 2006 - Dopo giornate con temperatura rigida malgrado il sole, termometro in rialzo (+3.5°C) ma pioggia sulle piste delle Olimpiadi dove era in programma la 10 km TC: le condizioni peggiori che le donne, quelle azzurre in particolare, potessero trovare. Non è terreno per i loro denti, e per tanti motivi:  prima di tutto perché la pista bagnata richiede una forza di braccia notevole per spingere sul piano e tenere in salita, e sotto questo aspetto il sesso cosiddetto debole resta tale per quanti muscoli sia riuscito a mettersi addosso; e poi per le caratteristiche del percorso, un anello di un solo giro che abbina quello per la tecnica classica a quello da skating,  con un dislivello totale di 362 metri. Durissimo proprio nel finale, con la lunga salita, chiamata “del Lupo”,  con 54 metri di dislivello dal basso allo scollinamento. Quasi un muro che non termina mai: per le donne ci vogliono più di 4 minuti per percorrerlo. Qui la polacca Kowalczyk, iridata Under 23, è crollata e si è ritirata, e tutte hanno incontrato grosse difficoltà. Hanno sofferto e concluso il loro sforzo stremate, crollando sul traguardo: uno spettacolo che dovrebbe insegnare qualcosa al viziato mondo del calcio dove girano miliardi ma latitano orgoglio e capacità di sofferenza.

Inevitabili i problemi di materiali e di trovare una sciolinatura che garantisse la tenuta senza per questo penalizzare lo scorrimento. Roba per nordici, più usi a gareggiare in condizioni di neve bagnata, che non per fondisti dell’arco alpino. E non è certo un caso che i primi 4 posti dell’ordine di arrivo siano stati occupati da un’estone, Kristina Smigun, dalle 3 norvegesi Marit Bjoergen, Hilde Pedersen (insieme nella foto sotto) e Kristin Steira, che va meglio a skating che non in classico ma si è salvata alla grande, e che sia invece affondata l’intera squadra azzurra. Gabriella Paruzzi compresa, che pure faceva affidamento su questa gara dopo il 5° posto del doppio pursuit e le relative sensazioni positive riportate nella prima frazione, che l’aveva vista sempre nelle posizioni di testa.

In condizioni quasi del genere aveva vinto a Salt Lake City l’oro della 30 km, ma con temperatura più bassa e con neve semplicemente umida ma non bagnata come adesso, che avevano indotto lo skiman Aldo Fauner  a ricorrere al “pelo” piuttosto che a  scioline klister. Un’intuizione premiante, ventilata anche questa mattina, un paio d’ore prima della gara, quando con temperatura attorno a 0°C il nevischio cadente non si era ancora trasformato in acqua. Gabriella ci sperava ma, purtroppo, il miracolo di allora non si è ripetuto e con la klister ha faticato più del previsto, mentre ne sono uscite esaltate le qualità di scivolatrici delle ragazze scandinave con il loro passo quasi strascicato, che si solleva poco dal terreno ed è terribilmente efficace.

"E' stata una gara resa ancora più dura dalla pioggia – ha spiegato Gabriella, che ha concluso al 13° posto. In queste condizioni le squadre nordiche sono nettamente avvantaggiate in fatto di materiali rispetto alla concorrenza, e nonostante l'ottimo lavoro dei nostri skimen mi è risultato impossibile fare di più. Peccato, a volte ti prepari al meglio ma poi in gara le cose non vanno come avresti voglia. Sono amareggiata ma non posso rimproverarmi nulla, adesso guardiamo avanti, è importante smaltire a fatica perchè ci sono ancora altri appuntamenti dove posso togliermi delle soddisfazioni".

Tratteneva a fatica la lacrime di fronte a questa delusione, l’ennesima di questa stagione, che per lei dovrebbe essere l’ultima. Un peccato perché, come ha scritto oggi Nello Morandi su L’Adige, una così simpatica, brava e spiritosa mancherebbe a noi e a tutto il movimento. E lo ha dimostrato proprio alla vigilia, scherzando con i giornalisti che la stuzzicavano sulla sfaticata che l’aspettava.  Gabriella Paruzzi, infatti, oltre a saper sciare è una che accetta lo scherzo e, spesso, è lei a rilanciare. «Se scatterò sulla salita del Lupo? No, a me piacerebbe fare la lepre - risponde con un sorriso a chi intende farle rivelare la sua tattica -, nel senso che mi piacerebbe andare via come una lepre, visto che parto davanti a tutte quelle che sono favorite per le medaglie». A proposto di lepri, ne hai incontrata qualcuna quando ti alleni, visto che la pista si snoda ai bordi del parco naturale della Val Troncea? «Nemmeno l'ombra. Ma che lepri volete che veda con tutta la gente che c'è…». Dicono che c'è il lupo… «Se c'è non ho visto nemmeno quello. Anzi, vi dico che l'agente scelto del corpo forestale dello stato Gabriella Paruzzi ha solo visto animali finti attaccati ai rami delle piante». Più bello qui o a Tarvisio? «E me lo chiedete? A Tarvisio, ovvio. Perché è casa mia e poi perché lo sapete che mi piace fare shopping. Qui a Pragelato dove volete che vada a fare shopping?». Potresti comprare il Genepì, dicono che è speciale… «Se è per quello ho visto in un negozio il Brodo di giuggiole, non sapevo nemmeno esistesse, credevo solo fosse un modo di dire. Vorrà dire che porterò a casa quello».

 Mentalmente ben disposta, quindi, con il morale e la comvinzione giusti per fare risultato.  Che non è venuto non perché sia mancato il cuore, poiché sulla pista ha dato più di quello che aveva dentro, ma sono venute meno le gambe che fra due giorni saranno nuovamente impegnate nella staffetta.

Deluse anche Cristina Paluselli, Antonella Confortola e Magda Genuin. "Non sono riuscita a dare tutto quello che avrei voluto, speravo onestamente in qualcosa di meglio", racconta la Paluselli. "Sono rimasta sorpresa dalla pioggia", aggiunge la Confortola, mentre per la Genuin "è stata una giornata impossibile".

Ma torniamo alla gara. I tempi intermedi costituiscono, da soli, la miglior spiegazione dell’andamento di questa 10 km. Livellamento generale per metà corsa, per tutto un anello da 6 chilometri e 800 metri, non difficilissimo, anche se ha l'insidia di un lungo piano, verso il secondo chilometro, dove si corri il rischio di addormentarsi finché, ripassando dallo stadio, non si imbocca il giro da 3 chilometri e 200 metri che è quello dello skating con la sua salita durissima e molto lunga. Per tutto questo tratto i distacchi sono stati contenuti anche se nelle prime posizioni si sono mantenute le stesse che si ritrovano poi nella classifica finale. Fra loro molte che di solito non interpretano certamente la parte di primattrice, mentre sono rimaste escluse  la canadese Scott, squalificata per infrazione tecnica, e la Tchepalova, finita in retroguardia. A far la selezione, dunque, il progressivo accumulo di tossine che si è fatto sentire quando la pista ha cominciato ad inerpicarsi sul fianco della montagna; solo Kristina Smigun è apparsa quasi immune, neppure fosse di un altro pianeta. Fino sotto il traguardo, dopo di che è crollata anche lei.  Faccia stravolta dallo sforzo ma con il gesto tecnico ugualmente sciolti anche nei punti in cui le avversarie arrancavano: evidentemente, per la prima volta in carriera, è riuscita a programmare al meglio la sua stagione, finalizzandola all’appuntamento olimpico. “Una grande gioia. Sono felicissima del secondo oro, evidentemente aver cambiato tipo di preparazione mi ha aiutato molto. Gli scorsi anni arrivavo sempre scarica agli eventi di fine stagione, quest’anno sono in gran forma”.

Cosa che non è riuscita a Marit Bjoergen, che pure era venuta qui convinta di fare incetta di medaglie e si è trovata invece sulle ginocchia a causa di quell’infezione intestinale che comincia a serpeggiare in varie squadre e che ha messo a letto tre quarti della squadra dei combinatisti norvegesi, che hanno dovuto rinunciare alla gara. Un passo avanti comunque rispetto alla staffetta sprint: segno che sta riprendendo le forze e lo dimostra il modo in cui ha affrontato la discesa e il rettilineo finali. Come del resto la connazionale Pedersen, che non dà mostra di sentire il peso degli “anta” già superati.  E questo per lei sta a significare che l’età è solo un numero sulla carta d’identità. Sulla staffetta hanno già messo la loro ipoteca.

La classifica
1. Smigun Kristina EST 27.51.4; 2. Bjoergen Marit NOR +21.3; 3. Pedersen Hilde NOT 22.6; 4. Steira Kristin Stormer NOR 29.6; 5. Neumannova Katerina CZE 30.8; 6. Majdic Petra SLO 30.9; 7. Saarinen Aino Kaisa FIN 38.2; 8. Renner Sara CAN 41.6; 9. Kuitunen Virpi FIN 1.00.0; 10. Bauer Viola GER 1.12.2; 11. Norgren Britta SWE 1.11.7; 12. Stemland Kristin Murer NOR 1.29.1; 13. Paruzzi Gabriella ITA 1.32.6; 14. Malahova Shishkina Svetlana KAZ 1.32.7; 15. Mikschol Seraina SUI 1.39.0; 16. Baranova Masolkina Natalia RUS 1.39.5; 17. Kuenzel Claudia GER 1.40.2; 18. Wang Chunli CHN 1.43.2; 19. Kurkina Larisa RUS 1.45.4; 20. Sachenbacher Stehle Evi GER 1.47.0; 21. Shevchenko Valentina UKR 1.49.0; 22. Bourgeois Pin Elodie FRA 1.49.2; 23. Ek Elin SWE 1.49.5; 24. Savialova RUS 2.06.2; 25. Rochat Laurence FRA 2.10.8; 26. Tchepalova Julija RUS 2.13.3; 27. Zavalij Tatiana UKR 2.21.8; 28. Prochazkova Alena SLK 2.22.2; 29. Sannikova Alena Korolok   BLR 2.23.7; 30. Shablouskaya Ludmila BLR 2.32.2; 34. Confortola Antonella ITA 2.35.5; 39. Paluselli Cristina ITA  2.54.6; 48. Magda Genuin ITA 3.46.4

Intermedio km 8.8
1. Smigun 25.03.8; 2. Neumannova 25.23.7; 3. Bjoergen 25.24.8; 4. Steira 25.25.5; 5. Pedersen 25.30.1; 6.  Majdic 25.35.0; 7. Renner 25.42.1; 8. Saarinen 25.43.8; 9. Kuitunen 25.55.3; 10. Norgren 26.10.9; 11. Bauer 26.11.9; 12. Malahova 26.24.9; 13. Stemland 26.26.6; 14. Paruzzi 26.28.6; 15. Baranova 26.30.0;  33. Confortola 27.24.2; 40. Paluselli 27.45.9; 49. Genuin 28.37.0

Intermedio km 6.2
1. Renner 16.51.4; 2. Smigun 16.51.6; 3. Bjoergen 16.52.2; 4. Steira 16.55.1; 5. Neumannova 16.56.4; 6. Pedersen 17.04.0; 7. Kuitunen 17.04.1; 8. Saarinen 17.04.2; 9. Majdic 17.06.5; 10.
Norgren 17.10.4; 11. Stemland 17.19.2; 12. Bauer 17.22.0; 13. Kowalczyk 17.23.2; 14. Malahova 17.25.0; 15. Baranova 17.28.3; 16. Paruzzi 17.33.5; 39. Confortola 18.09.5; 45. Paluselli 18.24.4; 48. Genuin 18.37.5

 Giorgio Brusadelli         
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