SPETTATORI: COME RAGGIUNGERE I SITI DI MONTAGNA

 Il Toroc consiglia treno e navetta: soluzione migliore. Le auto invece vanno lasciate nei giusti parcheggi di interscambio. Poi navette e, sul posto, una sana sgambata che però può provocare qualche sorpresa, come a Pragelato

 Ma non tutto è semplice.  Scrive il collega Nello Morandi su L’Adige: anche il caos merita la medaglia d'oro. I vigili fanno i marines e i volontari sono spaesati        

(TORINO, 13 FEBBRAIO) – Usare il treno e poi le navette gratuite che collegano le stazioni ferroviarie con i siti di gara (nella foto la pista di bob e slittino a Cesana S. Sicario). O, in alternativa, se si usa l’automobile, occorre lasciarla al parcheggio di interscambio di riferimento del sito a cui si è diretti, da dove si potrà prendere una navetta gratuita per arrivare all’impianto di gara. Sono queste le due regole d’oro che il TOROC ha stabilito per consentire agli spettatori di raggiungere agevolmente i siti di gara montani, senza sovraccaricare le strade e il sistema di trasporti della “Dorsale Olimpica”.

La Dorsale Olimpica, infatti, non è un servizio navetta dedicato a chi intende seguire le gare, ma un trasporto pubblico locale potenziato volto ad assicurare la mobilità fra i comuni montani. Esso non effettua servizi dedicati alle competizioni, ma soltanto collegamenti tra i comuni soggetti a limitazioni alla circolazione (filtri stradali) ed è quindi usata prevalentemente da residenti, proprietari di seconde case e turisti non necessariamente spettatori dei Giochi. Inoltre, è sicuramente più lenta delle navette gratuite che partono dai parcheggi di interscambio, perché sono previste molte fermate e non solo quelle presso i siti di gara.

Nonostante l’utilizzo della Dorsale montana sia quindi fortemente sconsigliato per recarsi alle competizioni, nei primi giorni di gara ha subito dei sovraccarichi proprio a causa di un indebito utilizzo da parte di spettatori in auto che hanno deciso di utilizzare percorsi non consigliati e parcheggi di interscambio non corretti rispetto ai siti di gara cui erano diretti. Di qui l’esigenza di ribadire ulteriormente le regole e le informazioni di base agli spettatori riguardo le corrette modalità di trasporto e avvicinamento ai siti di gara.

 Alcune risposte alle domande più frequenti.

1. Come raggiungere i siti di gara di montagna?

Il mezzo consigliato a tutti gli spettatori per raggiungere le gare montane (nella foto il villaggio atleti a Bardonecchia) - perché più veloce e diretto - è sempre il Train&Ride (treno+navette gratuite per le competizioni). Per chi invece sceglie di muoversi in auto, occorre fare attenzione ai consigli della Guida Ufficiale dello Spettatore (disponibile nei vari chioschi informativi e spedita insieme ai biglietti a tutti gli acquirenti di biglietti Olimpici a gennaio) oppure del sito www.torino2006.it  sezione “Come arrivo a…”.

2. Come si raggiungono i siti di gara una volta parcheggiata l’auto nei parcheggi d’interscambio?
Tutte le auto vanno lasciate negli appositi parcheggi d’interscambio, e le gare si raggiungono in navetta gratuita. Ma bisogna parcheggiare nel parcheggio di riferimento giusto, dove sono attive le navette per quella particolare giornata di gare.

· Parcheggio di Oulx (a prenotazione): si parcheggia qui per le gare previste a Cesana Pariol, Cesan San Sicario, San Sicario Fraiteve, Bardonecchia, Sauze d’Oulx e Sestriere, località verso le quali partono le navette gratuite.

· Parcheggio di Pragelato-Usseaux (a prenotazione): è il parcheggio dedicato alle gare di Pragelato (salto) e Pragelato Plan (fondo). Dal parcheggio di Pragelato-Usseaux non sono disponibili navette dirette per le gare di Cesana Pariol, Cesana San Sicario, San Sicario Fraiteve e Sestriere. Per recarsi a Cesana Pariol, Cesana San Sicario, San Sicario Fraiteve e Sestriere bisogna per forza parcheggiare a Oulx.
· Pinerolo (non prenotabile): per le gare di Pinerolo.

· Briançon (non prenotabile): navette dirette per le gare di Cesana Pariol, Cesan San Sicario, San Sicario Fraiteve, Bardonecchia, Sauze d’Oulx, Sestriere, Pragelato, Pragelato Plan.
3. Come si prenotano i posti nei parcheggi montani?

Per Pragelato-Usseaux e Oulx si può prenotare presso GTT – Gruppo Torinese Trasporti (info su www.gtt.to.it Tel: 800 019152 oppure 011 5764574).

4. Dove si comprano i biglietti dei parcheggi montani a Torino?

Tutti gli uffici GTT e ACI convenzionati in Provincia di Torino;

Uffici GTT Stazione Porta Nuova;

Uffici GTT C.So Turati 13/D o Via Giolitti 15;

Olympic Superstore, piazza Vittorio Veneto.

5. Quando occorre arrivare nei siti di gara per non avere problemi?

È consigliabile presentarsi all’ingresso dei siti di gara di montagna almeno 3 ore prima dell’inizio della competizione, come indicato sulla Guida ufficiale dello Spettatore. Questo perché i controlli di sicurezza e il percorso pedonale da affrontare per raggiungere il proprio posto all’interno del sito possono richiedere anche oltre due ore.

Ma non tutto è poi così semplice ……

Fin qui il comunicato del Toroc: tutto semplice si direbbe. Salvo sorprese cui non si fa cenno come quelle che toccano ai giornalisti, documentate dal collega Nello Morandi, ma anche a quegli spettatori che, pieni di fiducia, vanno a Pragelato nella convinzione di poter entrare allo stadio del fondo senza essersi muniti in anticipo del biglietto e senza servirsi delle navette. Esperienza che ha fatto qualcuno del  gruppo del Fans Club Santuspasini (nella foto ripreso al momento del saluto ai due ateti bergamaschi e a Checchi che era stato loro ospite)   in occasione del pursuit. Arrivati che era ancora buio, quando la strada era ancora aperta, hanno trovato parcheggio in paese, alla “modica” cifra di 20 euro. Biglietti solo da 70 euro, acquistati da bagarini. Come capita alle partite di calcio, ma stranamente non con bagarini nostrani ma giapponesi o scandinavi.

 Accesso alla zona fondo a Pragelato paese, nella zona dei trampolini, ma per recarsi alla frazione Plan, dove ci sono lo stadio e le piste di fondo, si deve fare una sgambata di un paio di chilometri sulla strada che costeggia il fiume. Comodo se se non si affondasse fino a metà gamba nella neve. I tanto decantati controlli? Limitati, nessuna perquisizione a zaini e borsoni. Quanto ai metal detector, forse disattivati perché, diversamente,  i campanacci li avrebbero mandati in tilt. Una volta sul posto la possibilità di spostarsi lungo la pista e di raggiungere anche le salite, che è ciò che interessa ai tifosi. Evidentemente il buon senso ha trionfato, perché inizialmente, proprio per la questione dei controlli, si voleva vietare l’accesso a queste zone. Un solo handicap: al di là del fiume non si riesce a sentire ciò che gli speaker dicono agli altoparlanti, che sono rivolti solo verso il pubblico della zona stadio. Nessuna possibilità, invece, di trovare gli ordini di partenza: o perché non erano stati predisposti o perché nessun addetto ai lavori e i vari volontari interpellati è stato in grado di dare informazioni in merito.

 Anche il caos merita la medaglia d'oro

I vigili fanno i marines i volontari sono spaesati

 Dall'inviato NELLO MORANDI -  SESTRIERE - Verrebbe da chiamarlo eccesso di legittima difesa, un reato che, probabilmente, verrà cancellato o edulcorato dalla nuova legge che il governo Berlusconi intende far passare. Però è questa la sensazione che hanno un po' tutti quelli che, per lavoro, debbono frequentare i siti olimpici. Controlli con il metal detector, frequenti posti di blocco, pattuglie di polizia, carabinieri, finanza sparse un po' ovunque e, comunque, ad ogni incrocio: tutte cose che, ovviamente, rendono più complesso e macchinoso il trasferimento da un posto all'altro, da una manifestazione all'altra. Una sensazione sgradevole, pur comprendendo la grande attenzione che si è voluta dare alla sicurezza, specialmente quando si ha l'impressione che, a volte, ci sia una sovrapposizione di attenzioni, il che rende abbastanza gratuiti alcuni sussulti di quest'enorme macchina da guerra che è stata allestita per consentire il regolare svolgimento di un gioco di pace. Particolarmente attivi, in questa direzione, i vigili urbani dei vari centri, galvanizzati, forse, dal fatto di potersi calare, per una volta, nelle vesti dei marines. Di passaggio dal Sestriere (nella foto), dopo aver lasciato Torino - via Pinerolo - ed aver superato indenni il "pettine" di Pragelato, accostiamo per chiedere una informazione e subito un vigile ci blocca, ci rimprovera per la manovra e ci dice che non possiamo proseguire. Spieghiamo che il nostro albergo è a Claviere, quasi 25 chilometri più avanti, e che da lì, solo da lì, sarebbe potuto cominciare il nostro tour olimpico. Del resto non potevamo certo passare 20 giorni in macchina, senza poter andare avanti né indietro (e magari senza uscire?)… Si convince e si raccomanda di farci fare il pass (un altro!) dall'albergo (?!).

 Scendiamo il colle di Torino: ci fermano a Cesana (dove ci sono poliziotti, vigili e volontari ammucchiati all'incrocio con Salice d'Ulzio) e possiamo passare solo perché dimostriamo con i fatti di svoltare per Claviere. All'albergo (si chiama Passero Pellegrino, ma sarebbe meglio Passero Spelacchiato), ovviamente, non sanno nulla (del pass), ma c'è una solerte ragazza dell'agenzia che ci informa sull'orario delle navette. Molliamo il bagaglio e facciamo la strada a ritroso: a Cesana abbiamo intravisto, nel salire, un ufficio informazione per i media. E' ospitato da un tendone bianco che si affaccia su una strada fangosa e stretta dalla quale vanno e vengono macchine alla rinfusa, dribblando vigili e volontari. Lì ci informano che il permesso per la macchina ce lo può fare solo il Toroc (il comitato organizzatore) e che ogni nostra lamentazione va diretta al nostro «referente». Di più non ci è dato sapere.

Usciamo, decisi a trovare una sala stampa dove abbiamo l'impressione e la speranza di essere capiti, ma un vigile ci rimanda indietro. «Non può uscire - ci dice - faccia marcia indietro». Eseguiamo, sfiorando vetture e furgoni lasciati alla rinfusa, gente che va e viene, fino a quando un altro vigile ci ferma e ci ammonisce: «Vuole che le levi 10 punti dalla patente? Non vede che sta andando contro mano?». A nulla serve spiegare che è stato un collega a consigliarci così. Il giovanotto (un po' brusco…) ha tutte le intenzioni di fare sul serio, quando viene distratto da altri automobilisti che stanno facendo «impallidire» la nostra infrazione. Sgattaioliamo via in fretta accompagnati da una domanda tutt'altro che retorica: ma l'avranno spiegato a questi qui che il loro compito primario è quello di facilitare il lavoro di chi è preposto a dare un ritorno d'immagine all'immane sforzo economico degli organizzatori? Boh.

Un dubbio che diventa assillo man mano che incontriamo volontari che, rigorosamente, non sanno nulla (e non se ne vergognano): dove partono le navette, dove vanno, a che ora passano, dove sono le sale stampa. Niente. Niente nemmeno all'ufficio informazioni (un altro) dove sanno tutto se si tratta di turisti paganti, niente per quanto riguarda la stampa. «Il Toroc - ci dice piccata una mora segaligna - ha voluto tenere per sé questo tipo di incarico. Si rivolga a loro…». Già, ma dove sono? Gira e rigira, con il freddo che aumenta e la borsa del computer che diventa sempre più pesante, fino a quando un alpino ci confida, con una nota di complicità, che la navetta D3 va da Claviere a Cesana e la D1 da Cesana al Sestriere. Con la D3 è buona la prima, anche se la maggioranza dei passeggeri sono turisti a caccia di emozioni olimpiche, con la D1 è un disastro.

Ne passano tre, stracariche (di turisti) e non si fermano. La quarta è quella buona. Solo che, appena partita, è bloccata dalla coda creata ad un posto di blocco (la strada è stretta) e così i 16 chilometri che ci separano dalla meta diventano un'eternità. Siamo al Sestriere che è notte. I vigili non sanno dov'è la sala stampa. E' vero che sta tutto scritto sui voluminosi libri che ci hanno consegnato al Lingotto, ma uno non può girare con un quintale di carta sottobraccio. Proviamo a dirigerci verso il palazzo dello sport, dove era stata ospitata in occasione del Giro d'Italia. Centro. Solo che fuori, in una tenda, c'è un altro controllo col metal detector. Risvuotiamo le tasche (quante monete abbiamo perso in questi giorni?) e buttiamo rassegnati computer e giaccone sul nastro.

Tutto a posto? Macché. «Questo qui - dice una solerte volontaria ad un militare - ha un coltello». Lui guarda, vorrebbe ridere perché è un ciondolo, talmente piccolo da essere difficilmente scambiato per un'arma propria. Ma non può smentirla (mentre lei può dire «questo qui»…) e ci comunica che deve sequestrarlo. Ci viene in mente che l'accredito per vedere (o per non vedere? oggi il dubbio è legittimo) le Olimpiadi ce l'hanno chiesto, tassativamente, due anni fa. E il Toroc perché ha reclutato questi bambocci all'ultimo momento, sottoponendoli ad un corso talmente veloce e sommario che loro hanno imparato solo a dire di no e a complicare le cose? La risposta più ovvia è sconcertante e la ricacciamo indietro nella mente anche perché non vogliamo avvelenarci l'anima ed il piacere di essere comunque testimoni di uno dei più grandi eventi dello sport. Probabilmente è questo che salva la volontaria da una veloce lezione sull'educazione ed il buon senso.

 Rassegnati (e in silenzio) lasciamo il nostro ciondolo nella vaschetta, sperando che diventi il portachiavi di una persona che lo merita. In quel momento, esasperati, avremmo lasciato lì anche il giaccone, nonostante il freddo, nonostante tutto. Raccogliamo stancamente la borsa del computer che è sempre più pesante. Al punto da essere scambiata per un'arma impropria? Ci mettiamo a scrivere con questo nuovo dubbio che non ci pare solo il cattivo pensiero di una giornata talmente «finta» e irreale che, se enfatizzata, potrebbe trasformarsi nell'incubo ricorrente di possibili, future notti agitate. Meglio rimuovere. Meglio occuparci di sport, se ce ne lasciano la facoltà.

 RAI TV: spezzoni di gara fra uno spot e l’altro

 Mezzo secolo fa Zeno Colò veniva squalificato perché una sua fotografia era stata usata da un’azienda per farsi pubblicità. In tempi di dilettantismo imposto,  per poche lire si giocò, con carriera, anche le Olimpiadi di Cortina. Cambiano i tempi, e così pure i costumi. Lo sport è diventato un business: il CIO e le Olimpiadi adesso vivono di spot. Nei quali, a quanto pare, ci sguazza anche la Rai, che pure gode del canone, e non solo le TV private, che vivono invece di pubblicità. La stessa pubblicità che, in modo impudente e ossessionante, imperversa in ogni trasmissione dell’emittente di stato, con le gare ridotte a spezzoni fra uno spot e l’altro, infilati senza il minimo discernimento, così da oscurare anche i momenti cruciali.

Il colmo si è raggiunto domenica pomeriggio. Essendo le Olimpiadi riservate alla seconda rete, hanno dovuto convivere con “Quelli che il calcio” uscendone soccombenti, snobbate e prese per i fondelli dalla “tedofora” Simona Ventura   e dal suo partner Gene Gnocchi. Pochissime inquadrature; nella “TV deficiente”, come l’ha battezzata la signora Franca Ciampi moglie del presidente della Repubblica, ha faticato a trovar spazio anche la marcia trionfale dello slittino di Zoeggeler verso la medaglia d’oro. Con buon senso e un minimo di discernimento le riprese si sarebbero potute spalmare, di volta in volta e secondo le esigenze, su tutti e 3 i canali di cui la Rai dispone, oltre che sul satellite, che invece viene ignorato o quantomeno sottoutilizzato. Palinsesti e programmazione intoccabili, dunque, secondo prassi consolidata. Che nessun governo riuscirà mai a cambiare..

Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it