"VASA" A TYNELL, E CRISTINA PALUSELLI CORONA UN SOGNO

Gli atleti della Coppa del Mondo, nel cui circuito è stata inserita quest'anno la Vasaloppet, battuti dagli specialisti di questa granfondo. Assente la squadra azzurra, al via  in tre della nazionale Lunghe Distanze: Fauner, Costantin e Cattaneo

La gara femminile sulla distanza classica (90 km) dominata dalla Paluselli, che  ha centrato il traguardo scortata da Marco Selle. A Marit Bjoergen la corsa dimezzata

MORA (Svezia) 6 marzo - Niente da fare, nella Vasaloppet di 15 mila e rotti concorrenti,  per gli atleti di Coppa del Mondo contro gli specialisti delle lunghe distanze, che sono venuti fuori nel finale. Grossi come armadi, temprati agli sforzi prolungati, alla distanza innestano una marcia supplementare e aprono il turbo. Unico a resistere Anders Aukland, uno che la Vasa l’ha già vinta, come del resto9 anche gare di Coppa, ma che nulla ha potuto quando, nel finale, ha preso l’iniziativa gente come Tynell, Ahrlin e Sward ai quali ha dovuto inchinarsi lo stesso Rezac, che è un fenomeno sulle lunghe distanze, stroncato quando  i primi due hanno preso l’iniziativa nei chilometri finali. Su una neve lentissima, dopo che per più di 60 km si è marciato di conserva lasciando un outsider solitario battistrada con un vantaggio massimo di due minuti e rotti, quando svedesi e norvegesi hanno rotto gli indugi è stata notte per tutti. Questione di pura potenza da parte di personaggi che per tutto l’anno effettuato una preparazione specifica solamente per questa gara disertando non soltanto il circuito di Coppa del Mondo ma anche quello della Fis Marathon Cup.

La Vasa, infatti, rispetto alle altre è una granfondo atipica per la distanza,. 90 km, e anche per il tipo di percorso, fatto di saliscendi sui quali questi specialisti non ricorrono quasi mai al passo alternato ma procedono per il 70 % di sola spinta di braccia, ricorrendo al passo spinta sono sui tratti in salita. Lo si è visto chiaramente dalle riprese trasmesse da Eurosport. Gruppo compatto per due terzi di gara poi, raggiunto il battistrada, il ritmo è aumentato prima per iniziativa di Rezac, che non ha mai ricevuto cambi per quanto saltasse da un binario all’altro invitando gli altri a tirare, e successivamente quando Tynell e Ahrlin si sono messi a dettare il ritmo. La fila si è allungata e nelle prime posizioni si sono portati i tre soli azzurri in gara:  Pierluigi Costantin il più pimpante, Marco Cattaneo e Silvio Fauner. Hanno retto finché Tynell ha allungato decisamente, prendendo una cinquantina di metri di vantaggio, tirandosi poi dietro gli altri 8 che si trovano nelle prime posizioni al traguardo, mentre il gruppo si frazionava perdendo progressivamente terreno.

A un paio di km dal traguardo, l’allungo definitivo che portava Tynell e Ahrlin a infilare il rettilineo finale con una trentina di metri di vantaggio su Aukland e Svaerd e attaccare una volata lunghissima, spalla a spalla, allo spasimo, che si è decisa solo nelle battute finali con il meritatissimo successo di Tynell (nella foto). Una volata che ha comportato uno sforzo testimoniato, oltre che dalle riprese TV, dal progressivo aumento delle pulsazioni visibile sulla parte alta del teleschermo. Che sono salite dalle 165-170 abituali per tutta la corsa e con una percentuale pari all'80-85% del potenziale registrate quando si viaggiava in gruppo a 198 e 99% al momento dello sprint. Uno spettacolo nello spettacolo. Il tempo di 4h34’09” è di quasi trequarti d'ora in più di quello di Oskar Svaerd, il vincitore dello scorso anno, che evidentemente aveva potuto sfruttare una neve migliore. Gli italiani sono finiti nelle posizioni di rincalzo: Silvio Fauner, alla quarta partecipazione, si è piazzato 26° a 5'24", 27° Pierluigi Costantin a 5'57" e 29° Marco Cattaneo a 6'05".

La classifica
1. Tynell Daniel SWE 4.34.09; 2. Ahrlin Jerry SWE +2.0; 3. Aukland Anders NOR 6.0; 4. Rezac Stanislav CZE 8.0; 5. Svaerd Oskar SWE 8.0; 6. Andreasson Rickard SWE 28.0; 7. Svan Mattias SWE 29.0; 8. Aukland Joergen NOR 33.0; 9. Karlsson Niklas SWE 37.0; 10. Aasmae Meelis EST 2.22,0; 11. Olle Raul EST 2.25.0; 12. Johansson Robert SWE 2.28.0; 13. Rickardsson Daniel SWE 2.31.0; 14. Hallingstad Anders NOR 2.35.0; 15. Gjerdalen Gard Filip NOR 2.40.0; 16. Sinnes Svein Tore NOR 2.41.0; 17. Eriksson Erik SWE 2.46.0; 18. Rosvall Martin 3.08.0; 19. Noutrikhine Andrei RUS 3.27.0; 20. Larsson Martin SWE 4.03.0;21. Johnsson Magnus SWE 4.34.0; 22. Eriksson Henrik SWE 4.34.0; 23. Johnsson Jimmi SWE 5.12.0; 24. Geliang Li CHN 5.13.0; 25. Ebisawa Katsuhito JPN 5.17.0; 26. Fauner Silvio ITA 5.24.0; 27. Costantin Pierluigi ITA 5.57.0; 28. Shvan Per Oloy SWE 5.57.0; 29. Cattaneo Marco ITA 6.05.0; 30. Sandberg Johan SWE 6.06.0.

Alla terza partecipazione Cristina ha centrato il bersaglio

21 anni fa, prima e unica italiana, soltanto Maria Canins

Ma c’è un’azzurra che ha compiuto un’impresa, quella di vincere la”Vasa” femminile 21 anni dopo Maria Canins, la sola italiana prima sul traguardo di Mora. Come ha scritto nello Morabndi su L’Adige, Cristina Paluselli (che vediamo nelle foto della Marcialonga, riprese dal sito della gran fondo delle valli di fassa e di Fiemme) ha finalmente coronato il suo sogno iscrivendo il proprio nome nel prestigioso albo della Vasaloppet. La fondista di Tesero, che da un paio di stagioni sta dominando la Fis Marathon Cup e che, recentemente, ha ritrovato la nazionale in occasione delle Olimpiadi di Torino, non ha mai nascosto di voler arricchire il suo palmares con una vittoria nella «Vasa», la gran fondo delle gran fondo, una gara talmente prestigiosa che è capace di consegnarti alla storia dello sci da fondo ma anche al mito.

Nelle sue due precedenti partecipazioni, una volta era arrivata sul podio, un'altra aveva ceduto nel finale e, in entrambe le occasioni, le era rimasto l'amaro di aver guidato la gara fino al cinquantesimo chilometro per poi essere raggiunta e superata - tra le altre - da quella Sofia Lind, sorella del formidabile sprinter oro a Pragelato, che nelle altre gare della stagione era riuscita sempre a mettersi alle spalle. Ieri la Lind ha dovuto accontentarsi della piazza d'onore, a poco meno di 4' dalla teserana e davanti all'altra svedese Jenny Hansson.

 La scorsa primavera Cristina, ormai alla soglia dei 31 anni, voleva smettere. Anche perché aveva ormai ottenuto tutto ciò che voleva grazie a Marco Selle che l'aveva accolta nella squadra lunghe distanze, dopo che aveva lasciato la Nazionale, ma soprattutto le aveva dato gli stimoli e le motivazioni giuste per ritrovare quell'entusiasmo che le era un po' venuto meno. E con l'entusiasmo sono venute anche le vittoria nella Fis Marathon Cup che, per due stagioni, ha letteralmente dominato. Voleva lasciare in bellezza, insomma. Però c'era quel tarlo che la tormentava: la vittoria della Vasaloppet che, fino a quel momento, aveva solo sfiorato.

E' stato forse per questo - ma non solo - che nella cena dell'addio, tra lacrime, abbracci e ricordi, Cristina aveva annunciato, cogliendo in contropiede anche i suoi familiari, di voler continuare a gareggiare per ancora un'altra stagione. E questa volta, magari lasciando perdere qualche appuntamento della Fis Marathon Cup, Cristina s'è preparata con caparbietà, in maniera specifica.

«Ci siamo allenati assieme, seguendo un programma specifico - ci ha raccontato ieri sera un esausto Marco Selle - ma è stato un lavoro che ha pagato, anche perché avevamo deciso di farla assieme: io avrei dovuto darle il ritmo ed i consigli giusti ed è andata così, almeno per buona parte della gara».

Cosa vuoi dire?
«Che all'inizio Cristina è partita sparata e mi ha staccato, tanto che ho impiegato dieci chilometri per raggiungerla. Poi mi sono messo davanti, la incitavo e continuavo a chiederle se il mio ritmo era giusto o se andavo troppo piano. Fuori avevamo anche chi ci informava della situazione e siamo andati avanti con un buon margine sulle altre, un margine che è sempre oscillato attorno ai 4 minuti ma che ha anche raggiunto punte di 6».

Hai dovuto incitarla nel finale, visto che proprio il finale è stato fatale a Cristina le altre volte?
 «Volevo farlo, ma non ce la facevo più. Eravamo stanchissimi, anche perché la neve era molto lenta, quindi abbiamo preferito andare avanti senza dire una parola. E' stato così, credo, per gli ultimi trenta chilometri e ti dirò che eravamo talmente cotti che quando abbiamo imboccato per primi il vialone di Mora, che solitamente è una delle cose più emozionanti della «Vasa», non avevamo nemmeno la forza di esultare. Però è andata bene, siamo stanchi ma contenti e Cristina è stata formidabile: non ha mai avuto un cedimento, una flessione, ha sempre mantenuto una andatura costante e anche, nonostante la stanchezza, una grande lucidità. Quindi il merito è suo - e degli skimen della coppa del mondo che ci hanno dato dei materiali eccellenti - ed è giusto così perché ha fatto una grande impresa conquistato una vittoria storica».

E così 21 anni dopo Maria Canins, un'altra italiana ha conquistato la mitica gran fondo svedese che si sviluppa tra Salen e Mora per 90 chilometri su un percorso ondulato che, solo a prima vista, non sembra impegnativo. Lo spessore dell'impresa della forestale di Tesero(TN) sta anche nelle cifre: è arrivata, infatti, al traguardo in poco meno di 5 ore, appena 25 minuti in più dello svedese Daniel Tynell, il primo degli uomini. Un successo indiscutibile, anche se messo in discussione con un ricorso presentato alla giuria. Si è infatti sostenuto che Cristina abbia beneficiato dell’aiuto del suo allenatore  Marco Selle, ma dopo aver preso atto di materiale fotografico e di riprese televisive e dopo aver sentito la stessa Paluselli,  la giuria l’ha respinto. E’ stato infatti constatato che l’azzurra ha staccato le avversarie fin dall’inizio,.  staccando anche Selle, e raggiunta da lui dopo una buona mezz’ora di gara, abbiano poi proceduto insieme fino al traguardo con un vantaggio di tutta sicurezza. In pratica si è ripetuto ciò che aveva fatto Gabriella Paruzzi due anni fa, quando alla Marcialonga, valida per la coppa del Mondo,  si trovò al fianco lo skiman della nazionale Ivano Zimbelli e nessuno ebbe nulla da ridire.

Nulla da fare stavolta per Sofia Lind, che la Vasa l’ha già vinta 5 volte ottenendo poi anche quattro secondi posti:  è arrivata quasi 4 minuti dopo. L’anno scorso aveva avuto la meglio sulla Paluselli da metà gara in poi, stavolta è stata subito staccata di brutto e non ha più avuto possibilità di riportarsi su di lei perché Cristina ha mantenuto un buon passo fino alla fine. E’ solo nella distribuzione dello sforzo che sono risultati preziosi i consigli dell’allenatore.

Soddisfatta la terza classificata, Jenny Hansson: per il proprio piazzamento e perché il suo uomo, Jerry Ahrlin, è arrivato secondo. “Un giorno da in incorniciare per la nostra famiglia, per me un incentivo per concentrarmi maggiormente sulla tecnica classica se  vorrò vincere la Vasa”.

 Cristina Paluselli raccolta la sua impresa: un sogno diventato realtà

 Tutta la famiglia ad assisterla sul percorso: papà, mamma, marito, suoceri e parenti var

 Cristina Paluselli (nella foto al traguardo della Marcialonga) è stanca ed emozionata e non riesce ad esprimere compiutamente la gioia di aver finalmente conquistato, in quello che forse è il suo ultimo anno di attività, un trofeo che da solo giustifica la carriera di un fondista. «Sì, è andata bene stavolta - ci dice senza molta enfasi - quest'anno sono riuscita a tenere e a non farmi raggiungere e saltare attorno al cinquantesimo chilometro come era accaduto le altre volte. Per me vincere qui era un sogno, ora sono proprio contenta di averlo fatto diventare realtà».

Alle Olimpiadi facevi finta di niente, in realtà era questo il tuo vero obiettivo...
 «Lo è sempre stato, ma non ne volevo parlare perché le altre volte era andata male».

 Probabilmente anche la tua condizione era diversa...
«Abbastanza, sto bene insomma. E poi, questa volta, a differenza delle precedenti, avevo materiali eccellenti e... buoni compagni di viaggio».

 Parli di Marco Selle?
«Sì, avevamo deciso da tempo di farla assieme ed è stato un compagno prezioso, sia nel darmi morale che nel darmi consigli. Marco, insomma, non è solo un bravo tecnico, ma questo non l'ho certo scoperto oggi visto che le sue qualità le conosco da tempo».

Ma c'era qualcuno con te in Svezia?
«Tutti. Nel senso che sono venuti tutti i miei familiari. Da mio marito, a mio padre e mia madre a mio suocero e mia suocera e poi altri parenti. Farei prima a dirti chi è rimasto in Italia: mio fratello Andrea e pochi altri».

Tutti avevano un ruolo?
«Certo, e sono stati preziosissimi. Erano dislocati lungo il percorso nei posti strategici con i rifornimenti che in una gara lunga così sono fondamentali. Sono stati bravissimi anche perché con Marco vicino e loro ai bordi della pista mi pareva di essere a casa».

 Adesso ti puoi ritirare in pace...
«Non dico niente. Lo scorso anno, proprio durante la festa dell'addio, mi è venuto in mente di continuare. Quindi quest'anno non voglio fare anticipazioni. Lasciamo che finisca la stagione e poi, serenamente, cerchiamo di valutare la situazione. Ma adesso, dopo questa fantastica vittoria, questi sono pensieri che proprio non mi sfiorano».

Ne siamo convinti. Così come siamo convinti che Cristina verrà «convinta» a proseguire ancora, anche perché, se è bello ritirarsi da vincenti, è anche bello continuare a vincere. E lei ha i numeri per farlo.

Nello Morandi          

 A Marit Bjoergen per distacco su Pedersen la "Vasa" ridotta

 Si è corso su metà distanza di quella maschile con una quarantina di partenti soltanto

 La “Vasa” di Coppa del Mondo femminile si è svolta invece al sabato, sulla distanza ridotta di 45 km: in pratica la seconda metà di quella maschile. Una gara senza storia, con soltanto una quarantina di concorrenti, risolta fin dall’inizio dall’allungo di un terzetto di norvegesi: Marit Bjoergen, Hilde Pedersen e Vibeke Skofterud. Quest’ultima ha perso contatto dopo pochi chilometri e le due connazionali hanno incrementato progressivamente il distacco sul gruppo che si è selezionato sul finale. Bjoergen a sua volta si è liberata della compagnia della Pedersen e ha continuato da sola fino al traguardo, senza dover forzare più di tanto.

Prestazione convincente, dunque, e una tenuta alla distanza di cui nessuno l’avrebbe accreditata. Sicuramente un grosso passo avanti rispetto alle Olimpiadi dove era venuta per vincere tutte le medaglie ma ha deluso, ottenendo solo una medaglia d’pargento, anche perché debilitata da un virus intestinale, e anche nella classifica di Coppa. Altri 100 punti, che portano il suo bottino a 745, la mettono al sicuro dalle immediate inseguitrici: tanto più che, assente la Tchgepalova, la canadese Scott in questa occasione si è piazzata solo all’11° posto e ora conta 624 punti. La gara è risultata più dura del previsto e molto lenta a causa delle condizioni della neve, fresca, e della temperatura, abbondantemente sottozero, che l’ha resa ancora più impegnativa.   

La classifica
1. Bjoergen Marit NOR 2:17.53.0; 2. Pedersen Hilde NOR +1.22; 3. Majdic Petra SLO 3.23.0; 4. Kuitunen Virpi FIN 3.32.0; 5. Vaelimaa Kirsi FIN 3.35.0; 6. Saarinen Aino Kaisa 3.37.0; 7. Ek Elin SWE 3.41.0; 8. Skofterud Vibeke NOR 3.42.0; 9. Jatskaja Oxana KAZ 3.49.0; 10. Rydkvist Maria SWE 3.50.0; 11. Scott Beckie CAN 4.13.0; 12. Nagejkina Svetlana RUS 4.59.0; 13. Kowalczyk Justina POL 5.00.0; 14. Baranova Natalia RUS 5.09.0; 15. Muerer Steimland Kristin NOR 6.10.0;   16. Bjoernaas Beste NOR 6.26.0; 17. Viljanmaa Anmari FIN 6.29.0; 18. Shevchenko Valentina UKR 6.57.0; 19. Ishida Masako JPN 8.34.0; 20. Malahova Svetlana KAZ 8.46.0; 21. Kolomina Elena KAZ 10.21.0; 22. Savialova OIlga RUS 11.12.0; 23. Jensen lena NOR 11.19.0; 24. Persson Unika SWE 11.34.0; 25. Nystroem Susanne SWE 11.37.0; 26. Bauer Viola GER 11.57.0; 27. Chunli Wamg CHN 13.08.0; 28. Aas Ingvild NOR 13.27.0; 29. Engen Therese NOR 14.37.0; 30. Zeller Katrin GER 14.37.0

Giorgio Brusadelli     
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