Skiroll.it: Aggiornato il 22-01-06.

Perché lo sci di fondo ha perso il piacere di divertirsi?

La ridotta partecipazione alla "6 ORE" promozionale di Piancavallo, rimasta l'unica di endurance, ribadisce lo stato di crisi del settore. Da fenomeno di moda di 30 anni fa è salito di qualità ma ha purtroppo perso in quantità

Una situazione che si avverte in tutto l'ambiente e, in particolare, nei campionati italiani assoluti: da  occasione di festa  a questione riservata a pochi "professionisti"

PORDENONE 19 gennaio - Un anello di circa 3 km e mezzo della  pista "Le Roncjade" di Piancavallo è stato teatro della "6 ore di fondo", manifestazione promozionale riproposta domenica scorsa dallo Sci Club Aviano purtroppo in concomitanza con la  Pustertaler e altre gare regionali che hanno limitato la partecipazione dei granfondisti. Al via, in una giornata serena e fredda, con temperatura abbondantemente sottozero, si sono infatti presentate  solo 15 staffette (12 maschili, una femminile e  una mista) e nove solitari (8 maschi e una donna) che hanno comunque affrontato questa prova endurance (a staffetta e individuale) che consiste nel compiere il maggior numero di giri nello spazio compreso fra le ore 9 e le 15. Partecipazione dunque ridotta, che non ha certo compensato gli sforzi degli organizzatori, anche se sul piano agonistico individuale la manifestazione è stata onorata dalla prova del quarantasettenne Massimo Roveredo (foto in alto), che ha coperto 30 giri conquistando per il terzo anno consecutivo il gradino più alto del podio, con una condotta di gara regolare, ma che non ha lasciato spazio al più giovane avversario Ivo Romanelli (foto sotto), giunto secondo nella classifica assoluta, staccato di circa 7 minuti e primo degli Under 45. Liberty Fachin, unica esponente del gentil sesso al via in solitaria, ha totalizzato 15 giri.
Per quanto riguarda le staffette, nulla da fare contro la squadra dello Sci Nordico Sportful che ha subito imposto un ritmo molto elevato stroncando velleità e speranze degli avversari più qualificati, S.C. Orsago e Polisportiva Montereale (che si era imposta l’anno scorso ed è finita a quattro giri). Splendida l'organizzazione e finale in gloria con un ottimo cotechino e vin brulé che hanno accompagnato la cerimonia di premiazione di questa manifestazione che, dopo l’uscita di scena della 24 ore (prima a Pinzolo e poi ad Andalo) è praticamente rimasta la sola gara di endurance nel calendario nazionale.

Un forfait, quello che si è verificato in Trentino, dovuto al progressivo aumento delle granfondo (nazionali e internazionali), che hanno sottratto concorrenti, quelli di primo piano in particolare, e legato a grossi problemi organizzativi. In particolare a Pinzolo quando alle ripetute carenze di neve si sono aggiunti dissidi nell’ambito di un’organizzazione che pure era riuscita a raggiungere un livello elevatissimo per quantità e qualità dei partecipanti. E questo  sia sul piano individuale che delle staffette, visto che scendevano in pista tutti i gruppi sportivi militari con i migliori elementi e molte formazioni straniere. Andalo, subentrato quando ha mollato Pinzolo, dopo l’entusiasmo iniziale ha pagato invece la vocazione territoriale per lo sci alpino piuttosto che per il fondo.

Si tratta ora di valutare il perché del disinteresse progressivo registrato anche a Piancavallo, che non può essere spiegato solo con la concomitanza di altre gare e che con il fatto che questa sia una manifestazione semplicemente promozionale: da parte dello Sci Club Aviano e della Promotur è mancata probabilmente la promozione nell’ambito degli sci club, e un'informazione più capillare a livello nazionale. Inoltre è certamente sbagliata la data di effettuazione. Gare del genere, infatti, vanno effettuate ad inizio stagione, quando possono servire per allenamento agli agonisti e come approccio per i semplici appassionati, oppure fra fine febbraio e marzo, quando le giornate si allungano, fa meno freddo e questo è un grosso incentivo anche per il pubblico. Non va poi dimenticato che,  come sta capitando da qualche anno a questa parte, ci sono pure  migliori condizioni di innevamento. Non è più un caso, ormai, che la neve arrivi in ritardo.

Al di là della pura competizione, che comunque ha la sua importanza poiché la presenza dei campioni incentiva anche quella della massa che vuole avere un termine di paragone con cui confrontarsi, questo tipo di gare deve essere prima di tutto un’occasione di festa, di divertimento, che è proprio quello che manca al fondo attuale. E’ certamente migliorato sul piano qualitativo in quanto si è elevato il livello generale, ma ha perso la sua stessa essenza, che è fatta di gente che mette gli sci semplicemente a fini salutari, per farsi una passeggiata invernale sulla neve, in pista, come d’estate la fa in montagna o in mezzo ai boschi. Per costoro, più che il piazzamento, conta lo stare insieme, quello spirito che 30 anni fa ha lanciato a livello nazionale le prime “non competitive” ideate di Renato Cepparo che misero a passo di corsa un popolo di santi, di poeti e di navigatori e di sedentari. Di gente che considerava sport il sedersi sulle gradinate di uno stadio di calcio. Questi corridori alle prime armi si improvvisarono poi fondisti quando, con la Marcialonga, il fondo avviò quel “boom” che ebbe purtroppo una breve durata. Una decina d’anni, non di più, e trovò conferma nel mercato dello sci. Da 80 a 90 mila paia all’anno contro la decima parte attuale, una dozzina di aziende italiane affiancate nella produzione a quelle “storiche”  straniere. Produzione non solo di sci, ma anche di scarpe, di attacchi, di abbigliamento tecnico. Per quanto riguarda gli sci ne sono rimaste due, Slegar ad Asiago e Ski Trab a Bormio; marchi prestigiosi sono scomparsi anche al di là dei confini. A far scarpe è rimasta solo Sportful.

Si è perso lo spirito di avventura, è scemata la passione, e lo sta a dimostrare il vuoto di pubblico che si registra anche nelle gare di Coppa del Mondo. C’è voluta la staffetta per richiamare il pubblico delle grandi occasioni domenica nello stadio e sulla piste dei Mondiali di Lago di Tesero, in Val di Fiemme, dove in una splendida giornata di sole seppur rigida quanto a temperatura si è fortunatamente registrato il primo successo di una squadra azzurra sul territorio italiano.  C’è da sperare che questo aiuti quel rilancio auspicato ma che riteniamo problematico nelle crisi economica generale che stiamo attraversando:  il fondo, infatti, non è certamente lo sport “povero” e alla portata di tutte le tasche come è stato all’inizio del boom. Ne sa qualcosa chi vuole attrezzarsi in maniera adeguata: se un tempo bastavano due paia di sci, uno per neve farinosa e l’altro per neve ghiacciata, adesso ce ne vuole una dozzina. E di pari passo si sono elevati i costi per la partecipazione alle gare: spese di trasferta, d’albergo, di iscrizione.

Ecco, questi sono i nuovi limiti che hanno bloccato il fondo che vive ormai di quel migliaio di “patiti” che passa da una gara all’altra. Sono sempre gli stessi nomi che ricorrono nei tabulati, ben pochi i “bisonti” che vogliono provare l’esperienza; meno ancora gli iscritti ai campionati italiani assoluti da quando sono stati divisi in vari spezzoni, con partecipazione limitata agli atleti  professionisti, quelli dei gruppi sportivi militari, e non più ai "civili" degli sci club “civili" (nella foto la squadra Sportful sul podio di Piancavallo) . E questo avviene non solo per una questione di punti, e ha avuto l'effetto pratico di riuscire ad annichilire quell’atmosfera di festa che caratterizzava invece l’organizzazione in una sola località di tutte le gare del programma tricolore.

La ridotta partecipazione alla “6 ore di fondo” paga dunque la situazione che si è creata nel tempo. Può comunque contribuire a ricreare una ventata di entusiasmo ad un ambiente  che ne ha bisogno se, nel futuro immediato, saprà riportare in luce lo spirito che, dal 1971 in poi, fece del fondo un fenomeno di moda prima ancora che di massa. Risollevando quel clima di entusiasmo che si respirava nei primi anni di Pinzolo. Rispetto ad allora ci sarebbe un minor impegno organizzativo poiché una manifestazione di 6 ore alla luce del sole è ben diversa da una di 24 che deve affrontare i problemi del buio della notte, che d’inverno non finisce mai.  L’importante è disporre di un anello di almeno 5 km, tecnicamente non impegnativo per non mettere in difficoltà i neofiti di buona volontà, e molto largo, in modo di non creare problemi nei sorpassi. Lo skating, si sa, ha maggiore esigenza di spazio che non la tecnica classica….  Tutto il resto diventa secondario se ci si mette impegno e quella volontà politica di investire per il futuro che non dovrebbe mancare in una stazione turistica che si rispetti.

LE CLASSIFICHE

STAFFETTA M.: Sportful (G.De Lorenzo-N.De Lorenzo-Zambelli) 38 giri, Orsago (Armellin-Rispetto-Tavian) a 1 giro, Montereale (Rossi-De Pol-Marmani) a 4 giri, Aldo Moro (De Crignis-Rossi-Puntel) a 4 giri, Montereale "B" (Cassan-Rui-Magliaretta) a 6 giri.

STAFFETTA F.: Sc Orsago (Casagrande-Mutton) 26 giri.

INDIVIDUALE F. UNDER 45: Liberty Fachin (Ponte nell2 Alpi) 15 giri.
 
INDIVIDUALE M. OVER 45: Massimo Roveredo (Pol. Montereale) 30 giri, Bruno Del Zotto a 9 giri.

INDIVIDUALE M. UNDER 45: Ivo Romanelli (Sc Valcellina) 30 giri, Fabio Leonarduzzi (Aldo Moro) a 2 giri, Dario Divan (Montereale) a 5 giri.

 Giorgio Brusadelli         
www.fondoitalia.it           

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