Gli azzurri di Marco Selle scaldano il motore in Val Senales Si sta perfezionando la fase di avvicinamento alla Fis Marathon Cup, il circuito internazionale delle granfondo nel quale sono sempre stati grandi protagonisti Uscito di scena Zanetel, si punta su Marco Cattaneo e su Pierluigi Costantin, senza però dimenticare Silvio Fauner. Ancora una volta Stanislav Rezac l'avversario da battere, tanto più che il ceco potrà disporre di uno staff creato per lui dalla Salomon
E Cattaneo e Costantin sono i due azzurri sui quali Marco Selle punta maggiormente nella Fis Marathon Cup come successori di Gianantonio Zanetel che lha vinta due volte ma ha attaccato gli sci al chiodo passando al ruolo di tecnico. Elemento da battere, ancora una volta, il ceco Stanislav Rezac che questanno non sarà il solito cane sciolto abituato a presentarsi alle corse tutto solo e a far conto solo su se stesso nelle trasferte e nella preparazione dei materiali. E stato infatti ingaggiato dalla Salomon, azienda che evidentemente crede nella promozione che le deriva da questo circuito e ha messo insieme apposta per lui un piccolo staff che lo accompagni per tutto larco della stagione. Il solo modo per essere concorrenziale, non solo sul piano agonistico ma anche su quello dellorganizzazione, con tutte le squadre nazionali che partecipano al circuito, fra le quali, naturalmente, quella italiana ha sempre brillato.
Per tornare alla squadra di Marco Selle, sono di estremo interesse le risposte che lallenatore ha dato nellintervista che Nello Morandi gli ha fatto per LAdige, che riprendiamo: TRENTO - In Italia le cose funzionano così: se perdi è perché sei una schiappa, se vinci è perché non avevi avversari. E, nell´ingranaggio di questa assoluta assenza di spirito di bandiera, potrebbe correre il rischio di finire anche la squadra lunghe distanze, guidata da Marco Selle, che, praticamente dalla sua nascita, ha fatto il bello ed il cattivo tempo nel circuito, cogliendo vittorie (parziali e finali), oltre a numerosi piazzamenti di prestigio. I soliti detrattori, insomma, potrebbero pensare che gli azzurri della specialità prevalgono sul resto della concorrenza perché forti di un minimo di organizzazione e di coordinamento, mentre i loro avversari vivono questa avventura quasi allo stato brado e sono più assimilabili a dei buoni amatori che a degli atleti che, a fine carriera, si sono specializzati nelle marathon, affrontando una preparazione specifica.
Come dire che per lo squadrone azzurro, che ha perso Zanetel come atleta (acquistandolo come tecnico), ma che ha acquistato il carabiniere Tullio Grandelis e Anna Santer, sta per schiudersi una stagione piuttosto impegnativa, soprattutto per quanto riguarda i maschi. Ma questi ritocchi quanto influiranno negli equilibri della squadra?
L´obiettivo è quello di ripetersi o vi saranno dei traguardi particolari: sappiamo che Cristina Paluselli vorrebbe conquistare una Vasaloppet prima di smettere... «Noi partiamo per fare la nostra stagione, anche se quest´anno potrebbero aggiungersi altri obiettivi, visto che ci sono le Olimpiadi». In che senso? «Nel senso che una come Cristina Paluselli potrebbe tornare comoda alla squadra femminile che, tra defezioni e altro, è ridotta praticamente a quattro sole unità. Mi auguro, insomma, che vengano organizzati dei test dove la nostra atleta di punta abbia la possibilità di dimostrare che, in classico, anche nella squadra olimpica non ce ne sono molte che vanno più di lei. Discorso questo che non riguarda gli uomini che sono forti e hanno soprattutto validi ricambi. Comunque questa è una ipotesi, il nostro obiettivo resta la Fis Marathon Cup il cui clou è proprio durante l´Olimpiade».
«Non la spiego, perché è inspiegabile. Sicuramente non è dovuta ad un calo di interesse, poiché Silvio (che vediamo nella foto a Lillehammer 94, mentre batte Daehlie per l'oro della staffetta) è uno che lavora ancora molto e che ha sempre gli stimoli per farlo. Davvero non è facile spiegare perché una stella come lui ora si trova a lottare con gente che solo qualche anno fa non sapeva nemmeno che fosse in gara. Forse, a livello fisico, ha dato tutto quello che aveva negli anni giusti, ma è davvero solo una ipotesi. Comunque lui resta un elemento fondamentale per la nostra squadra per il suo carisma e per la sua esperienza internazionale». Rezac sarà ancora imprendibile? «Temo sempre di più, perché lui è forte di suo, un vero campione, e poi quest´anno avrà a disposizione un team costituito dalla Salomon nel quale ci sono anche Raul Olle e Passeron, due avversari che spesso ci hanno dato filo da torcere». Tu, spesso, parli di motore: quello ha motore, quello ne ha poco ed è un giudizio che travalica il loro aspetto fisico. Vuoi spiegare meglio questo concetto? «Il motore non deriva dal fisico, anzi spesso è il contrario. Motore significa la capacità individuale di ripulire il muscolo che ha prodotto uno sforzo con una sufficiente ossigenazione. E´ un problema legato al sistema cardiovascolare che, nei nostri test, si misura con una formula che si chiama VO² MAX attraverso la quale, praticamente, si misurano i cavalli: Daehlie, per esempio, aveva 90, il massimo e per di più aveva muscoli e talento. Ancora un esempio: Zanetel aveva 67, 68 che è un valore mediocre, però lui sapeva sopperire con i muscoli, la tecnica e l´intelligenza. Bordiga aveva motore, ma gli mancavano altre cose e, potendo mescolare il meglio di Zanetel e Bordiga avremmo avuto un Daehlie. Ma ancora: Stefy Belmondo ha un motore spaventoso, eccellente ce l´aveva la Di Centa, così come oggi Gabriella Paruzzi». Torniamo alla Fis Marathon Cup... «Ci stiamo preparando bene, quindi ho buone speranze. Con le ragazze non ci dovrebbero essere problemi, con gli uomini venderemo cara la pelle, anche se Zanetel ci mancherà molto, lui era un vero leader». Giorgio Brusadelli
|