Le interviste di
skiroll.it
Sono uno skirollista, ma mi piacerebbe provarmi come fondista
professionista
Settembre 2002 - Per Alfio Di Gregorio lo sport è
stato una scelta di vita. Da Nicolosi, un paese alle falde dell'Etna, è salito al Nord
come tanti altri immigrati, ma non in cerca di lavoro, perché quello ce l'aveva già a
casa sua, e rendeva bene. La ditta di agrumi del padre, che veniva gestita in famiglia.
Semplicemente per far sci di fondo e skiroll, quelle due discipline di resistenza per le
quali si sentiva portato. Le pratica da 22 anni e aveva cominciato che ne aveva appena 10,
su piste alle buona, allora battute con la motoslitta e dove adesso c'è un centro di
fondo con tutte le attrezzature del caso. Se la cavava bene anche nel ciclismo e nel
pattinaggio, ma la sua passione era il fondo, dove la resistenza si coniuga con la forza
di braccia e di gambe. Aveva poco più di 16 anni e un incidente in moto alle spalle
quando è arrivato in Veneto, in cerca di fortuna sportiva, trovando appoggio da Fabio
Crestani, l'imprenditore di Sandrigo che dello skiroll italiano è stato il pioniere: ha
inventato i primi attrezzi e ha organizzato le prime gare in paese e ad Asiago.
Per Alfio, Crestani è stato un secondo padre: con quello naturale si era lasciato
un po' male poiché non comprendeva questa scelta di vita del figlio, che lo metteva in
oggettiva difficoltà non riuscendo più, da solo, a mandare avanti l'azienda. In seguito,
infatti, l'avrebbe venduta. Si è stabilito a Bassano, dove ha trovato lavoro in una ditta
di plastica. Otto ore al giorno. Si allenava prima di cominciare la giornata e a chiusura
del turno; la domenica gareggiava per lo Sci Club Bassano nello skiroll e per la Forestale
nel fondo; un anno anche con le Fiamme Oro in staffetta. Come semplice
"aggregato", il che significa semplicemente tesserato FISI con rimborso delle
spese. Soddisfazioni sul piano agonistico, ma benefici economici ben pochi.
Nello skiroll sarebbe diventato ben presto il numero 1; nel fondo ha avuto qualche
problema in più. Bravo ma non al punto di sfondare. "Da aspirante e da junior ero
regolarmente fra i primi 10 nelle gare di Coppa Italia. A Chiusa Pesio, nel campionato
italiano juniores del 1987, sono arrivato nono, a 27" da Fauner, il vincitore, ma ho
battuto Roberto de Zolt e Pozzi; Maccario e Maj li avevo appena davanti. Tutta gente che
ha fatto carriera, che à andata in nazionale. Fauner e Maj hanno vinto medaglie olimpiche
e mondiali". Lui un oro mondiale lo ha vinto durante il servizio di leva fra gli
alpini, prestato nella caserma dell'Orobica, al Tonale. E' avvenuto ai Casta, i campionati
mondiali delle truppe alpine, nella 15 km skating con tiro. Sparava bene, ha colpito tutti
i bersagli con il suo FAL, ed è riuscito a battere atleti del calibro di Albarello,
sicuramente più forte di lui nel fondo, anche se lo skating, il passo pattinato, non era
la sua tecnica preferita, ma meno abile di lui quando si è trattato di sparare.
Questo risultato gli ha aperto le porte della Forestale: è entrato in squadra, ma
come skirollista e non come fondista. "Nel fondo c'era gente che aveva fatto più
risultati. Io, però, non ho mai avuto né il tempo né l'opportunità di prepararmi
specificatamente come fanno i "professionisti" di questo sport. Da Bassano, per
allenarmi, dovevo, e devo tuttora, andare fino a Campolongo. Sono 100 km fra andata e
ritorno e il tempo disponibile è troppo poco per combinare qualcosa di buono: per
prepararmi sulla distanza e curare la tecnica. Per lo skiroll mi basta invece uscire di
casa e mettermi sulla prima strada. E' anche per questo che mi sono specializzato nello
skiroll e non sono in grado di ottenere gli stessi risultati nel fondo".
E dello skiroll è effettivamente il primattore: italiano e, quando tutto gira
bene, anche mondiale. Ha vinto tutto ciò che si poteva vincere: una miriade di gare
all'estero, 3 titoli mondiali individuali e una quindicina in staffetta, già da junior,
una decina di titoli europei, una trentina di italiani. Ogni anno regolarmente due su tre;
quello in salita sempre. Due volte la Superroll del Cervino. Per battere il suo record di
1h19'20" Muehlegg, il tedesco naturalizzato spagnolo, tre medaglie d'oro alle ultime
Olimpiadi e trovato dopato proprio nella 50 km di chiusura, ci ha impiegato sei anni e lo
ha battuto di soli 20".
Imbattibile, dunque, sugli sci a rotelle; quando gli va male è perché ha perso la testa.
A volte, infatti, non è freddo e calcolatore come si dovrebbe. Gli è capitato anche
recentemente, ai Mondiali in Val d'Aosta, nel prologo dell'inseguimento. Nella prova in
salita ha pagato dazio ai fondisti, che si
trovano a loro agio quando la strada si impenna. Hanno più "motore". Gli
sarebbe bastato limitare il distacco ma ha cercato di vincere ed è saltato nel
finale, lasciando 42" a Vittoz, nazionale francese (al centro del podio) che è uno
dei migliori atleti della Coppa del Mondo. Nell'inseguimento gliene ha recuperati 17. Di
più non poteva fare con il campione d'Oltralpe, che è riuscito a contenere il suo
recupero. Medaglia d'argento comunque per Alfio, ben meritata se si considera che fra gli
avversari c'erano anche Bajcicak e Batory, due slovacchi che nel fondo si battono alla
pari con gli azzurri e che qui sono arrivati alle sue spalle.
Come detto, con gli sci non è altrettanto specialista. Nono nella Marcialonga
vinta da Botvinov, quarto in una Dobbiaco-Cortina, terzo in una Pusterthaler vinta da
Bordiga e alla Val Casies, vincitore della Campolonga 2001, sulla distanza di 100 km, che
ha corso anche quest'anno ma è stato messo fuori gara dalla rottura di uno sci per una
caduta in una pozza d'acqua. L'anno scorso ha vinto il Trofeo Turri. Tutte granfondo, come
si può notare, dove la sua resistenza viene premiata. Nelle gare individuali, invece, non
ha mai potuto esprimere né misurare completamente la sua potenzialità. Mancanza di
allenamento specifico, attrezzatura non all'altezza di quella di cui dispongono i fondisti
che "contano", gli azzurri che ottengono gli sci direttamente dai reparti corse
delle varie case, ma anche gli atleti dei gruppi sportivi militari, che possono godere di
un'assistenza ben diversa dalla sua.
Lui, infatti, deve farsi tutto da solo; l'unico appoggio lo può trovare in
Charlotte Klein, la bella danese con la
quale convive da qualche anno. Specialista di triathlon e di MTB, campionessa nazionale di
skiroll, quinta nella Coppa del Mondo 1998, ha conosciuto Alfio in occasione delle gare
internazionali e hanno subito simpatizzato. Studentessa universitaria, è venuta in Italia
nell'ambito del progetto Erasmus e si sono messi insieme. Una scelta di vita anche per lei
che, da allenatrice della sua nazionale, è diventata "personal trainer"
di Alfio. "Avevo già imparato a fare programmi, dice, e ho applicato con lui il
lavoro fatto tutti i questi anni. Metodi di preparazione adottati in Norvegia. Ha capito
ed è migliorato ulteriormente. Cura maggiormente l'alimentazione, non beve più vino come
faceva prima, ha perso 8 chili, e cerco di farlo stare tranquillo. La tensione, infatti,
è sempre stato il suo maggior problema, anche quando non sarebbe il caso di
preoccuparsi".
I risultati si vedono. Nello skiroll, che resta la sua specialità, non nel fondo,
per la scarsità di tempo a disposizione. Come ovviare? La risposta dallo stesso di
Gregorio: "L'unica possibilità di fare il salto di qualità anche nel fondo potrei
averla solo praticandolo a tempi pieno, da "professionista" come gli azzurri e i
fondisti dei Corpi Sportivi militari. Io, invece, nella Forestale ci sono entrato
nel 1991, ma come atleta dello skiroll, e non faccio parte del Centro sportivo. Presto
regolare servizio a Bassano, in turni che vanno dalle 7 alle 13 o dalle 13 alle 19;
qualche volta sono impegnato di notte. Mi mangio le ferie per fare le gare. Solo adesso,
per i Mondiali, ho goduto di un distacco momentaneo; dopo è ripresa la vita di sempre.
Praticamente, come tutti gli altri specialisti dello skiroll, il fondo lo pratico come
allenamento per la stagione agonistica dello skiroll, e non viceversa, come fanno invece i
fondisti professionisti. Sono contento di quello che ho ottenuto finora, ma mi resta il
rammarico di non essermi mai provato come fondista a tutti gli effetti. Per far questo mi
ci vorrebbe un distacco permanente, magari limitato nel tempo, per darmi questa
opportunità. Non dipende da me, ma dal Comando. Diversamente concluderò la mia carriera
senza essermi tolto la soddisfazione di sapere quanto avrei potuto dare come
fondista".
Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it
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