SULLE ALI DEI SOGNI - MEMORIE DI UN VIAGGIATORE Autore:Delfino Sartori , vicentino, 53 anni, laureato in Scienze Politiche, pensionato delle Ferrovie. Dal 1990 ha iniziato a scrivere per varie testate giornalistiche. Iscritto all’album dei giornalisti del Veneto dal 1994, collabora stabilmente con il quotidiano “Il Gazzettino” di Venezia, sia nella parte “nazionale” come per l’edizione di Vicenza – Bassano. Accanto al giornalismo svolge anche attività di fotografo.Grande appassionato di viaggi, oltre ad accompagnare le persone nelle varie parti del mondo, collabora con la rivista Avventure nel Mondo e scrive reportage di viaggi per riviste del settore. Nei primi anni ’90 ha pubblicato un libro fotografico dal titolo “Tibet, il tetto del mondo”. Editore: Centro Studi Vicenza Stampatore: Selecta
Costo di copertina: Libro 10 Euro – Libro+Dvd 15.00 Euro
- “Sulle ali dei sogni”: perché questo titolo? “Senza dubbio mi è uscito spontaneo. In tutti noi c’è quel qualcosa che ci mette nelle condizioni di sognare. I viaggi sono uno di questi. Non tutti però hanno il coraggio di partire. Certo non per colpe proprie: il lavoro e la famiglia sono due fattori tra i i più importanti in termini di condizionamento rispetto alla voglia di andare. Sarà allora banale dirlo: io ho avuto la fortuna di poter partire. Un po’ perché il lavoro me lo sempre permesso e quindi la famiglia con cui ho avuto un rapporto di libertà nonostante le molte scelte fatte. Allora il titolo è per i tanti che vorrebbero partire ma poi si scontrano con situazioni che bloccano quel desiderio”.
- Viaggiare, allora, ma perché? "Diciamo subito che esistono due tipi di persone che girano il mondo: il turista ed il viaggiatore. Il turista lo puoi paracadutare in qualsiasi posto della terra in quanto per lui l’unico interesse è quello di dire: “ Sono stato lì, ho mangiato bene, ho visto strani personaggi in costume”. Il viaggiatore, invece, è quello cerca il contatto più umano con la natura e le realtà antropologiche con cui viene in contatto. Ecco, quest’ultima è la mia scelta. Da sempre a scuola si illustra il nostro pianeta attraverso le cosiddette conquiste di nuovi mondi da parte di navigatori, grandi imprese per raggiungere zone sconosciute e con tutto questo anche il contatto con popolazioni dagli usi e costumi diversi. Spesso però in modo negativo. Così, con i libri e con i film, sono cresciuto di pari passo con questo desiderio di conoscere le realtà che avventurieri, missionari, esploratori, antropologi, ecc. sono riusciti a trasmetterci con le loro testimonianze. Ed appena possibile ho cercato nel mio piccolo di intraprendere certi viaggi. Il tutto con il desiderio di avere delle certezze o criticare certi atteggiamenti di quanti prima di me avevano raggiunto determinate zone”.
- Cosa significa questo? “Quando si studia la storia e la geografia ci viene raccontato di come il mondo, i territori, le nazioni abbiano le loro frontiere definite a seguito di guerre, colonizzazioni e dove quasi sempre, con poco riguardo verso i nativi, ci si sia maggiormente interessati a quanto prodotto dal sottosuolo con l’unico scopo di arricchirsi. Tutto senza pensare come, al contrario, che i veri padroni della ricchezza sono i popoli che da migliaia di anni vivono in quei luoghi. La storia, in questi termini, ci ha sempre fornito un’immagine contorta delle realtà. In America del Nord i buoni erano i pionieri, gli avventurieri e non gli indiani che, al contrario, erano rappresentati come dei pagani, senza cultura e la cui unica soddisfazione era rappresentata dalla conquista dello scalpo del bianco. E certo i film sul Far West ci vedevano a fare il tifo a quanti andavano ad uccidere gli indiani con il solo scopo di farci vedere di come questi fossero quelli che combattevano culture è forme di vita non al passo con i tempi. In questo contesto, purtroppo, grande responsabilità ha avuto anche la religione. Tutti abbiamo negli occhi i racconti e le immagini dei conquistadores che andavano in Sud America, anche in nome della Chiesa, per portare il cristianesimo. Ma per fare questo hanno schiavizzato gli indios, sfruttandoli come sappiamo. Un segnale per tutti arriva dal film “Mission” in cui le stragi degli indios del Sudamerica avvengono con la complicità dei conquistatores e della Chiesa”.
- Da queste considerazione ne esce un discorso politico-sociale……….. “Certo. E lo vediamo ancora adesso. Basta guardare come vive la maggioranza degli individui nel mondo rispetto ad una minoranza che continua a tenerli soggiogati. Ecco allora la mia utopia che è quella di vedere tutti vivere liberi con pari dignità di lavoro, istruzione, sanità, ecc. Ed è proprio anche in forza di ciò che la pubblicazione di questo libro non è fine a se stesso perché, tolte le spese di produzione, il resto (5 Euro) andrà a sostenere una realtà difficile. La scelta per questo primo anno è rivolta alla Bolivia. Ad Oruru c’è Padre Nico Sartori che gestisce la mensa del povero. Una iniziativa per dare una mano a garantire a tanti bambini, attualmente sono circa 300, un pasto giornaliero. Dare, quindi, a loro la possibilità di iniziare la scuola o di continuare gli studi intrapresi attraverso un sussidio che permetta anche l'acquisto dei libri. La speranza è che con lo studio e la presa di coscienza della realtà ci possa essere nel futuro meno sfruttamento ed arroganza da parte delle multinazionali e di quanti credono ancora nella differenza tra persone”.
- E, da…..grande, cosa farà? “Nella speranza che la salute mi accompagni vorrei poter viaggiare come ho fatto sinora. Cioè con il desiderio e la possibilità di entrare in contatto con popoli e realtà in punta di piedi. Non per carpire loro una foto o portare la nostra civiltà come la maggioranza dei “turisti” fa, ma per raccogliere testimonianze in grado di sviluppare, in quanti preferiscono la poltrona e la televisione, quello spirito di presa di coscienza che ci sono persone meno fortunate di noi”.