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Workshop a Vittorio Veneto con Chenetti e Semenzato

Il 21 giugno, al convegno nazionale dei medici sportivi, i due allenatori della nazionale parleranno rispettivamente di programmazione e controllo dell'allenamento  nello sci di fondo e dell'allenamento speciale della forza

 Gli allenatori della nazionale maschile Giuseppe Chenetti (a in basso)  e Francesco Semenzato (a destra) sono fra i relatori del  Workshop in metodologia dell’allenamento in programma il 21 giugno a Vittorio Veneto, nell’Aula A del Seminario Vescovile, nell’ambito  del convegno nazionale di Medicina dello Sport dell’Associazione Nazionale Medici Specialisti in Medicina dello Sport. La relazione di Chenetti, che inizierà alle ore 9,  avrà come tema “Programmazione, organizzazione e controllo dell’allenamento nello sci di fondo. La preparazione della Nazionale Italiana maschile alle Olimpiadi di Torino 2006”, mentre Semenzato tratterà di “Mezzi e metodi per l’allenamento speciale della forza nello sci di fondo. Di “Aspetti metodologici ed applicazioni pratiche nella programmazione dell’allenamento negli sport di resistenza” parlerà invece il prof. Aldo Bolzan, responsabile Servizio Metodologia dell’allenamento.

Convegno ad alto livello, dunque, che per Sepp Chenetti (che qui vediamo in due foto del recente matrimonio con Sonia Dellagiacoma) costituisce la miglior consacrazione di teorie, idee e intuizioni che hanno portato il fondo italiano alla conquista delle recenti medaglie olimpiche. Che sarebbero poi le stesse teorie che, nel 1999, in un corso di aggiornamento allenatori a Boario furono accolte con sospetto, quando non con derisione, dal direttore agonistico di allora e da più di un tecnico, e suscitarono grosse perplessità anche negli stessi atleti che poi sono saliti sul podio di Torino2006. Maturata la giusta condizione, hanno saputo applicarle con la professionalità che contraddistingue questo gruppo che ha potuto effettuare quel lavoro continuativo per il periodo di 4 anni che Chenetti chiedeva.

 Il primo collaudo ai Mondiali della Val di Fiemme, dove si aspettavano già i primi risultati, fu negativo ma solamente perché la squadra, falcidiata dall’influenza, non fu in grado di esprimere il potenziale che aveva espresso in allenamento e nelle prime gare di Coppa del Mondo. Scontata la polemica inscenata dai media e dai tanti detrattori. Due anni dopo, a Oberstdorf, la conferma dalle prime medaglie, ribadita nel febbraio scorso sulle piste di Pragelato e in tante gare di Coppa del Mondo. Chenetti a questo punto è diventato il “mago” che tutte le altre nazioni ci invidiano. Se solo lo volesse, non avrebbe difficoltà a mettersi sul mercato.

Ai risultati è arrivato attraverso una pianificazione a lungo termine che si è posta obbiettivi inerenti lo sviluppo delle qualità psico-fisiche degli atleti, mentre per quanto riguarda le capacità coordinative si ritengono consolidate tutte quelle generali  per cui il lavoro, negli anni, può essere rivolto al mantenimento delle stesse e al miglioramento della coordinazione specifica riferita allo sci di fondo, raggiungendo quell’automatismo motorio tipico dell’atleta evoluto.

Per quanto riguarda il lavoro cosiddetto “aerobico”, quantità e intensità, sostiene Chenetti,  possono seguire negli anni un incremento graduale dando maggior importanza nell’arco del primo biennio ai lavori anaerobici alattacidi o ai lavori anaerobici lattacidi di scarsa entità perché combinabili con le esercitazioni tecniche rivolte all’incremento della potenza o con quelle coordinative per il miglioramento della tecnica. Le tappe successive riferite al terzo e quarto anno puntano maggiormente sul consolidamento delle  capacità coordinative specifiche, sul mantenimento del livello di potenza utilizzando la forza elastica, sull’innalzamento del livello di forza resistente ed un miglioramento delle resistenze locali. Solo dopo aver percorso un iter formativo completo è possibile dare pieno sfogo alla specializzazione privilegiando la specificità dei mezzi.

 Lo sviluppo della forza in tutte le sue espressioni, è argomento di studio e di collaudo in quanto non esistono dati scientifici aggiornati che indichino quali siano le linee programmatiche da intraprendere. Analizzando attentamente l’evoluzione nel campo dello sci di fondo si può notare come la prestazione agonistica richieda, rispetto al passato, un maggior intervento del meccanismo anaerobico per cui maggiore interessamento delle fibre veloci, quindi un livello di potenza superiore. Ne deriva di conseguenza la necessità di lavorare maggiormente su questo aspetto formativo e dedicare maggior spazio a tutte le esercitazioni rivolte all’incremento della potenza muscolare in un lavoro ciclico di resistenza. Una volta acquisite sufficienti caratteristiche aerobiche è opportuno perseguire l’obbiettivo della potenza muscolare combinato ad una buona potenza lattacida per ottenere la più alta espressione possibile di potenza con il gesto specifico e solo nelle ultime fasi evolutive dell’atleta orientarsi sulla forza resistente e sulla capacità lattacida.

LA FORZA

 Partendo dal presupposto che tutti gli sport sono espressioni di forza, e che nello sci di fondo la componente della forza (nella foto uno specifico esercizio di Giorgio Di Centa) sta acquistando particolare importanza, gran parte della programmazione è rivolta alla corretta applicazione delle esercitazioni e degli stimoli necessari per lo sviluppo della stessa. Punto di partenza obbligatorio per programmare qualsiasi lavoro di forza è l’analisi corretta del gesto tecnico. Tutta l’organizzazione del lavoro e qualsiasi strategia metodologica è legata a questo e lo studio compie un percorso a ritroso. Il programma per lo sviluppo della forza è statoimpostato tenendo in considerazione le caratteristiche di ogni singolo soggetto cercando di personalizzare per quanto possibile il lavoro. L’obiettivo finale, come già detto, è comunque rivolto ad un incremento del livello di forza espressa ad ogni singola spinta e sulla sua velocità di applicazione. A suo avviso, precisa Chenetti, nello sci di fondo si può parlare ancora di forza resistente con caratteristiche dinamiche. Il passaggio obbligato per ottenere un significante progresso in tal senso sembra essere, a detta di diversi autori (Renato Manno, Yurij Verchosanskij) l’innalzamento della forza massima. Sia la forza veloce e la forza elastica, che la forza resistente sono legati anche al livello di forza massima.

“Dal mio punto di vista, afferma, comunque può essere rischioso cimentarsi con i sovraccarichi sollecitando muscolature, articolazioni e strutture ossee e tendinee se alla base non c’è una sufficiente conoscenza in materia e ancor più se l’atleta non è dotato di un corretto equilibrio muscolare o evidenzia dei problemi di carattere posturale. Ipotizzando un lavoro continuativo per quattro anni con soggetti che hanno terminato la fase di sviluppo, riterrei necessario correggere la postura rinforzando soprattutto la muscolatura antagonista e predisponendo la muscolatura agonista ai lavori successivi rivolti alla forza massima. Solamente in un secondo tempo passare alle esercitazioni rivolte all’incremento della potenza e l’utilizzo della forza elastica, ed infine l’ultimo anno proporre stimoli specifici con caratteristiche resistenti mantenendo alte tutte le altre espressioni di forza”.

Per lavorare in sicurezza con i sovraccarichi è indispensabile imparare la tecnica di utilizzo dei pesi, la respirazione, modalità di esecuzione, conoscenza dei carichi e dei tempi di recupero e un’infarinatura di anatomia. Chiaramente i problemi di un allenamento efficace della forza negli sport di resistenza, debbono essere considerati un punto chiave del moderno allenamento. Si possono considerare come principi fondamentali la progressività e la varietà. Un aumento della forza è ottenibile solo se il sistema neuromuscolare viene continuamente sottoposto a carichi crescenti. Per atleti di alto livello l’incremento del carico dovrebbe seguire un andamento ad “onde” per un periodo più o meno lungo. Ad esempio due settimane di lavoro duro ed intenso, potrebbe seguire una settimana con un volume di allenamento fortemente ridotto, per rendere possibile una supercompensazione. Inoltre un allenamento efficace della forza esige che si impedisca un rapido adattamento al carico, cioè un’assuefazione del sistema neuromuscolare. E’ possibile farlo variando o cambiando spesso i programmi di allenamento. In pratica si possono cambiare:

  • Il livello di carico (estensivo, intensivo, submassimale, massimale)
  • Il tipo di contrazione (eccentrica, concentrica)
  • La velocità di contrazione
  • I tipi di esercizio (nella foto il gruppo di Coppa del Mondo con le bici da corsa)

 Al Workshop di Vittorio Veneto, che oltre  ai medici dello sport può interessare anche quei fondisti che vogliono ampliare le proprie conoscenze in tema di programmazione, Chenetti avrà modo di specificare come ha portato gli atleti della nazionale a sottoporsi a lavori specifici e aspecifici in tema di ipertrofia, forza massima, forza specifica, carico naturale sui quali avremo modo di tornare con apposite interviste all’allenatore della nazionale. Il quale, per quanto riguarda la pianificazione a breve termine che deve garantire un adattamento permanente ed è riferita solitamente all’anno solare, segue un a teoria di Verchoshanskij che consiglia comunque una periodizzazione doppia anche per uno sport di resistenza. All’interno dei mesocicli il lavoro viene programmato a blocchi (microcicli) per consentire un rapido miglioramento delle qualità interessate nell’allenamento. Argomento anche questo che merita un trattamento a parte.

 

   Giorgio Brusadelli           
   www.fondoitalia.it   

 




Da tonussi, Giovedě, 15 Giugno 2006 09:22, Commenti(0)
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