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Ennesimo riconoscimento: Stefania Belmondo regina di etica

A Roma le è stato consegnato il premio "Tor Vergata Etica nello Sport”, istituito dal corso di laurea in Scienze Motorie della facoltà di Medicina dell’Università della Capitale

 Stefania Belmondo regina di etica. Il che significa, in parole povere, che nella sua carriera non ha mai barato e che i tanti titoli conseguiti, olimpici, mondiali, tricolori, sono frutto della sua classe, di tanti sacrifici e di applicazione. Diversamente dalle sue avversarie, non ha mai voluto – o dovuto – ricorrere a quel doping cui le altre sono ricorse per batterla, a volte, per decimi di secondo. Uno dei tanti motivi che ha indotto il Comitato organizzatore delle Olimpiadi a sceglierla come ultima tedofora, quella che ha acceso il braciere olimpico. E c’erano in concorrenza nomi pesanti”.

L’ultimo riconoscimento le arriva da Roma, dall’Università di Tor Vergata, dove le è stato consegnato il premio istituito dal corso di laurea in Scienze motorie. Un fatto passato quasi sotto silenzio anche dai quotidiani sportivi, nel momento in cui i Media danno spazio solo all’ultimo dei tanti scandali del calcio. Con l’eccezione del Corriere dello Sport, che ne ha parlato con Franco Fava. Un “purosangue” divenuto giornalista, che di sport se n’intende, che ha aperto tante frontiere nell’atletica leggera e che se la cava altrettanto bene nella nuova professione. Come dimostra l’articolo che riprendiamo.

ROMA - Cinque Olimpiadi e dieci medaglie. E l’impegno costante contro il doping come fosse una bandiera invisibile, ma sempre presente, da sventolare su ogni traguardo assieme al Tricolore. Lo scricciolo d’oro dello sci di fondo azzurro continua a vincere. Oggi più che mai. Anche oggi che Stefania Belmondo ha lasciato l’agonismo per dedicarsi a tempo pieno al suo ruolo di mamma e di testimonial sportivo con la divisa del Corpo Forestale dello Stato. Anzi, sono proprio queste le vittorie più dolci, quelle conseguite con la forza della passione, del rispetto delle avversarie, dell’etica e della lealtà che hanno sempre contraddistinto la sua ricca carriera sportiva. Un esempio da imitare. Un modello da diffondere nel mondo dello sport attraversato da follie ed eccessi sempre più sconcertanti.

Ecco perché il premio “Tor Vergata Etica nello Sport”, istituito dal corso di laurea in Scienze Motorie della facoltà di Medicina dell’Università di Roma Tor Vergata, non poteva che cadere sulla piccola- grande donna delle nevi, il cui nome va aggiungersi a campioni del calibro di Tommasi, Myers, Zanardi e Stefano Baldini. « Perché - come ha ricordato la Belmondo nella cerimonia di consegna - non conta il numero di medaglie ma come le ho vinte ».

 Momenti di commozione, quando sullo schermo sono andate le imprese più belle di Stefania. I drammi e la gioia. La fatica e il sacrificio. Davanti a decine di studenti del corso di laurea, alla presenza del Magnifico Rettore Alessandro Finazzi Agrò, a Gianni Rivera e Dino Zoff, e al direttore del Corriere dello Sport Alessandro Vocalelli, si è rivissuta la magìa dei giorni d’oro a Salt Lake City 2002 nella 15 km, arrivata dopo il lungo duello con la russa Larissa Lazutina. L’atleta poi risultata positiva al doping pochi giorni dopo. « Ogni volta che rivedo quella gara mi emoziono: volevo fortemente quell’oro, mi sono battuta perché nessuno potesse rubarmi quella gioia, neppure una dopata. Nella mia vita ci sono sempre stati tanti sogni da raggiungere, ma quello non volevo proprio che mi sfuggisse. L’ho rincorso facendo 10.000 chilometri all’anno e di questo sono orgogliosa ».

La commissione assegnatrice del premio - nella quale figurano anche Gianni Petrucci, Claudio Toti, Raffaele Ranucci, Sara Simeoni, Damiano Tommasi, Carlo Vittori e Sara Simeoni, oltre ai professori Antonio Lombardo e Paolo Del Bene - ha voluto onorare « un’atleta che interpreta al meglio ciò che deve essere lo sport: impegno e agonismo, ma nell’ambito di lealtà e correttezza, rifuggendo da sostanze che possono alterare la risposta fisica e psichica ».

Particolarmente significativi i riconoscimenti arrivati da Rivera e Zoff. « Da quando le società sportive si sono trasformate in società di lucro, i dirigenti da sportivi a finanzieri, la cultura sportiva si è trasformata nella cultura della corruzione: l’esempio di Stefania è un monito per tutti noi », ha ricordato l’ex golden boy. Mentre l’ex portiere della Nazionale ha ammonito: « Senza etica lo sport non avrebbe alcuna funzione ». Per il Professore Finazzi Agrò « uno sport senza etica diventa solo un fenomeno commerciale ». Il premio, che sarà ripetuto anche il prossimo anno, gode della promozione della Banca del Fucino e del patrocinio del Corriere dello Sport-Stadio.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it




Da tonussi, Giovedě, 11 Mag 2006 10:38, Commenti(0)
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