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Ilario Tancon intervista De Zolt: Oggi vincerei di più

Il “Grillo” a ruota libera sulle gare del fondo odierno e sui sistemi di preparazione. Piller Cottrer: “Io finivo, lui iniziava. Aveva già la stoffa del campione. Tra i giovani è emerso Checchi”

 10 APRILE - «Se corressi io adesso? Di sicuro vincerei qualche 50 km in più...». Parola di Maurilio De Zolt, il Grillo di Presenaio. Al termine della stagione 2007-2008, abbiamo avvicinato il mito dello sci di fondo italiano per ripercorrere assieme a lui un'annata che per gli sci stretti azzurri è stata densa di soddisfazioni: vittorie in prove di Coppa, il podio finale di Piller Cottrer, conferme interessanti e giovani emergenti. Nonostante le difficoltà economiche i fondisti azzurri hanno saputo interpretare al meglio quella che, senza Mondiali né Olimpiadi, era una stagione di transizione. A De Zolt, però, chiediamo innanzitutto come si vedrebbe lui in questo fondo sempre alla ricerca di nuove formule per diventare più spettacolare e appetibile a pubblico, televisioni e sponsor.

«Innanzitutto, attacca il Grillo, credo che se corressi oggi vincerei qualche 50 km in più di quelle che ho vinto. Di atleti forti per questo genere di prova attualmente ce ne sono meno che ai miei tempi. In questo fondo, comunque, mi sarebbe di certo piaciuto correre il Tour de Ski. Ai miei tempi, fuori dalla Coppa del Mondo, c'era la Settimana svizzera, competizione a tappe che ho vinto un paio di volte e durante la quale mi divertivo. È una bella formula il Tour de Ski, sprint a parte...».

Non le vanno proprio giù queste kermesse vero?
«Le sprint le vedo come un gioco, come uno spettacolo, nel quale occorre metterci anche parecchia cattiveria per non farsi imbottigliare. Mi pare che con il vero spirito del fondo abbiano davvero poco a che fare. Non so se facciano bene al movimento e se a correrle gli atleti si divertano».

 E della gare con partenza in linea che pensa?
«Sono spettacolari, però...».

Però?
«Però rischia di non vincere il più forte. Si rischia una corsa controllata fino agli ultimissimi chilometri e poi l'arrivo in volata. E poi, per tornare alle 50, quella in linea, pur essendo sempre dura, rispetto a una con partenza a cronometro è come se fosse una 30 o una 20 km».

E di Piller Cottrer che pensa?
«Io stavo finendo la carriera e lui la cominciava. Già allora si intravedeva la stoffa del campione. È una promessa mantenuta. Il terzo posto nella classifica finale di Coppa è un risultato grandissimo. Peccato quei cali negli ultimi chilometri della 50, come a Holmenkollen».

Dario D'Incal dice che, per evitare questi cali nelle gare lunghe, gli azzurri dovrebbero fare meno palestra e più corsa in montagna, come faceva un certo Maurilio De Zolt.
«Per evitare i cali nelle 50 Pietro dovrebbe fare una preparazione specifica, inserendo più lavori di distanza. Però poi rischierebbe di pregiudicare il risultato nelle gare più corte. E' una questione di scelte. Per quanto riguarda la corsa in montagna, io mi divertivo a praticarla e mi faceva bene. Ma vanno benissimo anche gli allenamenti in bicicletta».

Un giudizio complessivo sulla stagione degli azzurri?
«È stata una stagione buona. Le vecchia guardia è andata bene. Tra i giovani l'unico che è emerso in maniera chiara è Checchi. Ma non farei drammi sul fatto che si vedono pochi giovani all'orizzonte. Diamo loro tempo. Senza dimenticare che è una questione di cicli. Anche Svezia e Finlandia, per esempio, hanno conosciuto e continuano a conoscere momenti bui. E poi, con il numero ridotto di praticanti che abbiamo rispetto ai paesi del Nord, stiamo già facendo moltissimo».

Ilario Tancon

Nel suo palmares quattro Marcialonga

(i.t.) Maurilio De Zolt è nato il 29 settembre del 1950. Scoperto da Stelio Busin, azzurro degli anni '60, è arrivato in nazionale a 27 anni e ne è uscito a 44. Nella sua bacheca, innumerevoli titoli italiani individuali, una vittoria individuale in Coppa del Mondo e diverse gran fondo (tra cui quattro Marcialonga). Inoltre Maurilio ha vinto: una medaglia d'oro olimpica (la mitica staffetta di Lillehammer 1994 con Albarello, Vanzetta e Fauner); due medaglie d'argento olimpiche (50 km Calgary '88, 50 km Albertville '92); una medaglia d'oro mondiale (50 km Oberstdorf '87); due medaglie d'argento mondiali (50 km e staffetta 4x10 Seefeld '85); due medaglie di bronzo mondiali (15 km Seefeld '85 e 50 km Val di Fiemme '91). Un curriculum eccezionale, che non basta a spiegarne la fama. Che si è meritato per il carattere e il modo di gareggiare e vivere lo sport. Unico e fuori dagli schemi.




Da staff, Giovedì, 10 Aprile 2008 19:01, Commenti(0)
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