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FONDO GIOVANILE IN CRISI? CONFERMA DA SLINGIA

I Mondiali Juniores e Under 23 hanno esaltato l'organizzazione ma messo drammaticamente in evidenza le tante magagne del settore e di chi lo dirige. Dovevano costituire un rilancio, ma i risultati sono fra i peggiori mai registrati. Appare evidente che a finire sotto accusa, oltre che i tecnici  sono le scelte operate nella distribuzione delle deleghe "politica e non per competenze specifiche"

 5 MARZO – Qualche considerazione sui Mondiali Juniores e Under 23 di Slingia che si sono chiusi in gloria per gli organizzatori, il Comitato regionale Alto Adige e lo sci club Sesvenna che in dieci giorni sono riusciti a mettere in  piedi una manifestazione che ha ottenuto il consenso unanime di chi vi ha partecipato ma è stata letteralmente ignorata dai Media, non si possono nascondere alcune polemiche che ne sono seguite. Stante il disinteresse delle fonti di comunicazione che normalmente si occupano di fondo, sono state indirizzate a questo sito, che di questi Mondiali ha dato puntuale aggiornamento quotidiano grazie all’ottimo lavoro dell’addetto stampa Alex Tabarelli, perché ne facesse almeno tema di dibattito fra gli “addetti ai lavori”. Infatti i risultati delle gare, peraltro negativi per quanto riguarda i nostri colori, si riflettono in maniera pesante sull’attività del fondo giovanile e su chi è stato incaricato di gestirla.

Il primo a innescare questo confronto è stato Luca, che si definisce “un attento osservatore che vorrebbe si aprisse una discussione costruttiva in merito”. Chiedendo a fondoitalia.it di aprire il discorso, ha scritto così:

Quale splendida opportunità, questa, di un confronto a livello internazionale per i nostri giovani atleti!

Peccato che i nostri "grandi" tecnici abbiano selezionato col contagocce i partecipanti, sulla base di alquanto discutibili criteri; addirittura da ritenere ridicola la rappresentanza femminile Under 23 (2+1).

Se l'intento di far crescere i giovani è precludere il confronto a tanti meritevoli - in particolare se si presenta la buona occasione - che non si lamentino poi gli addetti del settore dei risultanti spesso magri e deludenti raccolti.

Se pensiamo  - comunque -  a chi sono gli attuali tecnici preposti al settore giovanile, non possono che caderci le braccia! (e meno male che il nuovo Presidente FISI doveva rinnovare  il settore).

Un altro è Urbano Ferrazzi, un maestro di sci di fondo dell´Alto Adige, che  segue un piccolo sci club fatto in prevalenza di giovani atleti. Le sue considerazioni le ha stampate per consegnarle a Gabriella Paruzzi. Assente la consigliera federale il giorno in cui si è recato a Slingia, il suo scritto lo ha passato a Beppe Barzasi, il responsabile del fondo delle Alpi Centrali il quale, da quest’anno, è anche responsabile tecnico del settore giovani, e cioè l’organismo che dovrebbe pianificare le strategie per il fondo giovanile. Strategie delineate tre anni fa dalla Direzione agonistica che allora faceva capo a Marco Albarello e che, con Morzenti eletto alla presidenza della Fisi, è stata “sbaraccata” all’insegna del classico “spoiling system” che si instaura nella politica ad ogni cambio di governo. E cioè buttando nel cesso anche quanto di buono era stato fatto in precedenza solo perché concepito da una diversa amministrazione.

Ecco dunque la presa di posizione di Urbano Ferrazzi, che condivido in pieno anche perché ricalca idee di cui sono portatore da quasi 40 anni:

  • ABBIAMO INVESTITO BENE PER UN MASSIMO PROFITTO FUTURO?
  • ABBIAMO DATO IL MASSIMO O ABBIAMO PERSO UN´ALTRA OCCASIONE?

Campionati del Mondo Juniores di sci di fondo in Italia: "un´altra occasione per crescere e non solo come atleti".

Dopo le Olimpiadi di Torino 2006, un´altra manifestazione di prim´ordine dà la possibilità al piccolo sport dello sci di fondo di balzare sullo scenario sportivo nazionale e non solo.

Onore agli organizzatori che hanno saputo inventarsi un Campionato del Mondo in due settimane. Una grande macchina organizzativa capace di procedere autonomamente, guidata da veri amanti dello sci di fondo " targati Val Venosta Alto Adige" Dovrebbe essere anche un´occasione per migliorare il nostro movimento giovanile tutto, e in particolare i giovani atleti emergenti.


Se un progetto esiste e se l´esperienza è un fattore importante per la crescita di un atleta, quale occasione migliore di una manifestazione del genere sotto casa? Invece si nota la "solita immobilità progettuale" in attesa del classico exploit, che immancabilmente l´ingegno sportivo italiano sa produrre..."Purtroppo"... verrebbe da dire da veri amanti dello sport, dato che troppo spesso questi lampi sono divenuti alibi per continuare a non mettersi in discussione.

La macchina tecnica federale ha convocato 7 ragazze  e 7 ragazzi juniores, 3 ragazze e 6 ragazzi under 23. Con questa scelta tecnica c´e´ da chiedersi quale sia il pensiero del selezionatore.
Provo a formulare una strategia progettuale del "selezionatore" giovanile federale:

  • Prima ipotesi (chiamiamola immediata). Porto ai mondiali i giovani che sono al massimo della forma e che possono conseguire un risultato importante da subito. Agli esclusi l´ennesima delusione e il messaggio subliminale "a noi non interessi".
  • Seconda ipotesi (chiamiamola a lungo termine). Porto una nutrita rappresentanza anche se nell'immediato non darà risultati di spicco, per costruire un nucleo giovane e forte per un progetto futuro (Vancouver 2010).

Noto nel progetto federale un rovesciamento delle strategie. A lungo termine con gli atleti maturi e a breve termine con i giovani. Miopia progettuale?

Assistiamo inermi ad una costante perdita di atleti già in età giovanile. Molteplici fattori contribuiscono a questa emorragia, ma se a questi contribuiamo facendo sentire meno la nostra attenzione anche attraverso una mancata convocazione, allora il nostro compito formativo è fallito.
Ci si può giustificare dietro il classico problema economico (che con un Mondiale in Italia viene meno) o con la giustificazione che le convocazioni erano state fatte in funzione di un Mondiale sulle nevi polacche (non è proprio lo sport ad insegnare anche la capacità di adattamento alla situazione in prospettiva del miglioramento, dell'obiettivo?).

Ma il dialogo "adulti tecnici" -  "giovani atleti", esiste?

Dallo sconforto palpabile che percepisco da parte degli esclusi presumo di no. Bastano poche e chiare parole per chiarire un equivoco!

Bastano poche e chiare parole per infondere fiducia!

Bastano poche e chiare parole per far sì che un giovane atleta continui ad allenarsi, ad impegnarsi al massimo nello sport affrontando tutti i sacrifici che esso richiede, a crescere, ad esprimere il meglio di sé, per provare a diventare un campione, non solo nello sport ma soprattutto nella vita!

Noi adulti abbiamo dato il massimo anche questa volta?

Nello “spoil system” cui si alludeva prima hanno prevalso, ovviamente, considerazioni esclusivamente politiche, che non hanno tenuto conto delle necessità del settore fondo, ma degli interessi di chi ha vinto le elezioni federali, e cioè i Comitati che hanno proposto la candidatura di Morzenti, il quale poi ha contraccambiato nella distribuzione delle deleghe e nella spartizione dei ruoli. Quindi CARLI (VE) assessore referente del fondo, BARZASI (AC) responsabile tecnico del settore giovanile, PLAI (FVG) coordinatore dei giudici, rappresentante dell’Italia presso la commissione tecnica dell’OPA, e PARUZZI (FVG) presidente della commissione giovani. La campionessa olimpica della 30 km e vincitrice di una Coppa del Mondo, eletta nel Consiglio federale in rappresentanza degli atleti, sulla carta dovrebbe essere quella che indirizza e decide le scelte politiche (e anche tecniche considerando la sua esperienza agonistica), mentre alla fine a menare il torrone è invece Barzasi che invece queste specifiche competenze non le ha.

Ci sono dunque grosse contraddizioni e non solo nei termini, che, privilegiando aspetti politici clientelari rispetto alle strategie tecniche hanno provocato una serie di  scompensi che avranno pesanti riflessi nel futuro. Sinteticamente potremmo riassumere così la “creatività” del nuovo assetto:

  1. Aggregazione degli atleti della categoria Under 23 alla squadra juniores, estrapolandoli dalla categoria seniores
  2. Mancanza di un criterio di meritocrazia nella scelta degli atleti per la stessa squadra Under 23.
  3. Inserimento di un numero elevato di atleti nella squadra Under 23 maschile.
  4. Soppressione della leva giovanile.

Su questi punti mi riservo di entrare maggiormente nello specifico per non tediare ulteriormente il lettore. Gli addetti ai lavori queste cose le sanno. Però non posso sottacere che la situazione che si è creata ed è stata confermata dall’assoluto flop azzurro ai Mondiali di Slingia, è destinata a creare grossi problemi per il futuro se prima non si riuscisse a fare piazza pulita di più di un personaggio. E non crediamo che, su incarico del presidente Morzenti, il nuovo assetto che sta studiando Benito Moriconi sia rivolto all’evoluzione quanto piuttosto alla restaurazione di un passato sicuramente glorioso ma che ha avuto pure il torto di transitare dalle parti di Ferrara.

Se avremo fortuna, come detto in tempi non sospetti da Albarello, a Vancouver ci arriviamo con la squadra attuale e faremo risultato, ma siamo la squadra più vecchia e dietro vi è solo approssimazione e scarsa competenza. I Mondiali di Slingia hanno dimostrato che, tranne qualche piazzamento di Alan Martinelli, Virginia De Martin Topranin e Silvia Rupil, dietro non esiste nulla. Anni fa, in una riunione di tecnici, si era detto che bisognava cambiare. Ora si è di nuovo al punto di partenza.

Come ha scritto un responsabile fondo di Comitato di vecchia esperienza, “Forse bisogna chiedere di più al sistema sci club, allenatori, allenatori di comitato, alla STF, perché se non si cambiano le teste, non cambia niente. Ritengo insufficiente l'apprendimento nei club, per il poco tempo a disposizione e  la successiva  formazione nei Comitati con l'occhio rivolto ai risultati e non alla formazione e alle metodologie, che in sostanza, per essere chiari,  vuole anche dire  non anticipare i tempi già da allievi e aspiranti con  lavori specifici. Inoltre, tranne il campione che ci manda Iddio, come dice Rino Tommasi, abbiamo dei giovani che non sono per la maggior parte in grado di sviluppare le doti necessarie  che riguardano coordinazione, reattività e gesto sin da cuccioli, ma questo succede in altri sport". 

Ma è giusta la strada intrapresa per indirizzare questi giovani? La risposta l’avremo, forse, il giorno in cui Benito Moriconi, per tanti anni allenatore di squadre della Fisi e poi di Manuela Di Centa, presenterà il suo progetto. Che dovrebbe essere anacronistico poiché il fondo cui tende Moriconi non è certo quello portato avanti sul piano internazionale, e che è comunque partito con il piede sbagliato. Verrà infatti calato dall’alto, senza che prima si sia proceduto ad un un minimo di dibattito, ad un confronto almeno con gli allenatori responsabili dei vari comitati: di tutti i Comitati, non solo di quelli che si sono presi l’investitura di essere i nuovi profeti dello sci  solo perché ne sono i più rappresentativi sul piano politico….. In più c’è sempre l’ombra del recupero di Sandro Vanoi, l’ex direttore agonistico sostituito da Coppi con Albarello, che più che essere produttivo avrebbe il sapore di una minestra riscaldata. Quindi anche difficilmente digeribile.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it

 




Da staff, Giovedě, 06 Marzo 2008 09:33, Commenti(0)
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