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FONDO? POSSIBILE FUTURO DAL RITORNO AL PASSATO

Qualche idea di Pino Dellasega maestro e allenatore di sci di fondo, istruttore nazionale di orienteering, cartografo e istruttore nazionale di Nordic Walking. Ma su troppe problematiche si denota il disinteresse, se non la totale latitanza, proprio della Fisi, che dovrebbe esserne la più diretta interessata: ecco come la spiega  Pippo Gazzotti, uno degli allenatori più vincenti (fuori per crisi economica).

 22 GENNAIO - Una volta tanto riscontro di non aver predicato nel deserto. Di non essere, insomma, il S. Giovanni della situazione, ma di aver colto nel segno e trovato, in Pino Dellasega (nella foto), uno che le mie idee le condivide  da tempi lontani e non sospetti. Da quando, cioè, come mi scrive in una E-mail, lo sci di fondo lo abbiamo vissuto dagli attacchi rottefella agli sci di legno, alla sciolinatura anche in punta in coda, alla base stesa con pennello e la lampada e alla tante emozioni che il vero sci di fondo sa dare, però vivendolo in prima persona in mezzo alla natura.

Di questo fondo, oltre alla naturalezza, sono svaniti anche l’emozione e il gusto di farlo come ogni altra attività sportiva salutare per il solo piacere della fatica e perché ti lascia un gran senso di liberazione. Il miglior antistress di fronte alla vita quotidiana sempre più piena di fastidi  ha che, in tempi ormai lontani, contraddistingueva, “quella fetta di fondisti-turisti che solamente camminavano con gli sci ma che facevano tanto folclore e che sinceramente mancano". Ad affermarlo è appunto  Dellasega, che  in un libro (NORDIC WALKING - camminare con i bastoncini) sta portando avanti  analogo discorso esplicandolo in questa nuova specialità che sta facendo sempre più proseliti.

 Però credo – afferma e personalmente condivido – che la colpa sia anche in parte data dal fatto che ormai lo sci di fondo è quasi sempre presentato a tutti i livelli come l'esasperazione del gesto, sopratutto nei ragazzini che ormai sono diventati dei professionisti anzitempo, magari con ottimi risultati in età giovanile ma con abbandoni precoci per nausea proprio nel momento in cui inizia la vera salita al successo. Si vuole tutto e subito, sia da parte della Federazione, dei Comitati e delle società, che vedono nei risultati e nelle medaglie dei bambini la loro forza, mentre io riesco a vedere solo una grande tristezza, che diventa rabbia nel momento in cui vedo talenti che in età giovanissima abbandonano.

Abbiamo bisogno, se vogliamo crescere, di nuova-vecchia semplicità, di saper tornare indietro per crescere di nuovo. Come, ad esempio, ha fatto anni orsono la Marcialonga tornando a proporre la tecnica classica. Questa crisi del settore è data anche dal fatto che manca proprio la massa e quindi l'attenzione dovrebbe essere rivolta proprio a loro cercando di invogliarli ad infilare di nuovo gli sci stretti senza però, se si incontrano, chiedergli che tipo di cera hanno usato al momento, ma salutandoli magari solamente con un sorriso....di benvenuto. In Fiemme con la semplicità del nordic walking sono riuscito a portare a far sci di fondo gente che prima non l'aveva mai fatto e sono rimasti contentissimi vista la naturale somiglianza tra i due sport”.

 Parole sante, di una persona che, con tanta umiltà, dimostra altrettanta saggezza in questa sua passione. Ma è possibile tornare indietro e, in caso affermativo, come riuscire a farlo? Il primo passo è uno solo: con la scuola e attraverso le strutture della Fisi. A dirlo non sono io, ma Pippo Gazzotti (nella foto, mentre riceve un premio dall'Università dell'Insubria), che della Fisi per tanti anni è stato allenatore, per essere poi estromesso, senza neppure un grazie, lui e Diego Maranetto, quando le ristrettezze economiche hanno indotto l’allora presidente Coppi a tagliare i costi di questi due allenatori “civili”, guarda caso i primi due laureati in scienze motorie, e che, in quanto tali, potevano introdurre in un ambiente perlopiù di “ praticoni” anche una rigenerante ventata di cultura con tutte le possibili iniziative ad essa correlate. E questo, come spiega Gazzotti, sulla base di un’esperienza enorme fatta di anni di studi Universitari legata ai materiali tecnici, ma anche di piccole cose, come quella legata ad un DVD CD dedicato ai piccoli, al gioco, al divertimento, alla tecnica che, grazie ad Albarello allora DT,  abbiamo realizzato e che all'estero è stata apprezzata e viene utilizzata”.

Da noi è invece finita in un cassetto. Dimenticata come questo personaggio che ha avuto solo un grosso torto, quello di sentirsi ed essere educatore ancor prima che allenatore, mestiere al quale è arrivato per gradi e non sicuramente solo per meriti sportivi. Si dirà: gli investimenti per "fare" un buon allenatore sono più costosi che per fare un atleta. Ma anche questa è un'altra storia. Intanto si va avanti navigando letteralmente alla cieca, neppur più a vista come almeno si cercava di fare fino a poco tempo fa. E' di due giorni fa la clamorosa protesta dei discesisti di cui si è fatto interprete Peter Fill, mentre il fondo è ancora alla ricerca, oltre che di idee, sulle quali si annaspa, almeno di un personaggio che sappia fare da catalizzatore. Con una scelta che, per opportunità oltre che più politicamente corretta, dovrebbe essere fatta al di fuori del Consiglio federale. Insomma, qualcuno che dimostri di saperci fare senza coltivare interessi di bottega.

Ma torniamo a Gazzotti. Ha vinto da tecnico, nei settori giovanili, tutto ciò che c'era da vincere più di una o due volte, una ventina almeno, direi , solo con il lavoro e la voglia di capire i giovani, i loro cambiamenti in sintonia con il tempo, lavorando per il loro futuro. Qualche volta rendendoli consapevoli delle loro capacità, altre volte spronandoli per capire cosa volessero fare da grandi. E questo perché non tutti si nasce “Talento”. E anche qui bisogna seriamente confrontarsi, discutere, capire e poi agire.
Tutti gli atleti che oggi sono nella squadra A maschile e femminile lo conoscono e soprattutto lo rispettano. Tuttavia non gli è mai stata data la possibilità di allenare una squadra di Coppa del Mondo, pur possedendo tutte le carte in regola per poterlo fare. Certi "mammasantissima" lo hanno sempre avversato. Probabilmente approfittando, oltre che del loro ruolo,  della sua unica debolezza che è stata quella di non aver saputo tirar fuori gli attributi al momento giusto e neppure di essere uno dei tanti ”furbetti del quartierino” che sanno restare a galla anche nei momenti di tempesta. Non è nella sua natura, purtroppo.

 Ma dove è finito Pippo Gazzotti dopo l’estromissione dalla Fisi?  Letteralmente emarginato, e lo spiega così: a nostre precise domande. Negli anni non sono mai stato contattato dal “mio” Comitato Regionale né per raccontar esperienze ,né per lavorare con i ragazzi.
Oppure: 
Il consigliere federale sig. Castagnoli addetto allo sviluppo e ai rapporti tra  scuola e Fisi un giorno mi telefonò per fissare un appuntamento a Milano: appuntamento fissato, mai concretizzato. Idem con il presidente delle Alpi Centrali, avv. Cozzi: tante parole ma poi  niente fatti. Sono stato altresì contattato per operare alla STF (la scuola tecnici federali). Silenzio assordante.
Il motivo?
Purtroppo ho studiato, e purtroppo costo troppo, (lo stipendio di un insegnante statale).
Forse non sei al corrente, ma nelle altre Federazioni, la maggior parte dei tecnici sono Docenti in Scienze Motorie Staccati  per lavorare ad alto livello. Persino il CAI utilizza un insegnante a questo scopo”.
Fatte queste premesse, punto per punto, attraverso le parole di Gazzotti, che condivido quasi nella loro totalità, esaminiamo dunque qualcuna di queste idee possibili.
 

Punto 1

La Fisi e la scuola

Prot. n.5090/AO del 13 ottobre 2006 del MPI.
Prot.n.5352/pV del 9 novembre 2007 del MPI
6.6 milioni di Euro il primo anno
9.9 milioni di euro il secondo anno

Titolo:'..iniziative motorie nella scuola primaria e secondaria. Potenziamento e rafforzamento dei progetti extra orario curriculare.. Ecc. ecc.
Per il 2007 il CSA della Lombardia porta a casa 1,4 milioni di euro da suddividere per ogni provincia;a Varese
(dove lui risiede) spettano 99.000 euro.  Varese presenta 30 progetti per le varie attività sportive, 6 dei quali legati allo sci di fondo. Ciò che è stato richiesto è stato decretato.
Nota: si favoriscono i progetti che utilizzano competenze esterne, oppure che abbiano in sede insegnanti con titolo specifico. Significa che chi ha richiesto la presenza di un maestro o un allenatore FISI, con tutte le carte in regola, se l'è trovato gratis. Per dirla chiara, se le idee ci sono, i soldi si trovano. Questa legge  si ripete in itinere tutti gli anni.

E' solo un esempio di come si può fare attività, reperire risorse senza incidere sui bilanci dei genitori e dei club,e nello stesso momento entrare nella scuola a testa alta così come tutte le altre Federazioni fanno. Si potrebbe lavorare con pazienza, a 'macchia d'olio', in tutte le Provincie del territorio e dare economie e pubblicità al nostro sport.
Mi sono chiesto tante e tante volte dove fosse la FISI.....

Università:
22 facoltà di scienze motorie in Italia: solo a Verona, Aquila e Insubria  è inserito nel corso di laurea il corso legato agli sport invernali dove vengono attribuiti ai discenti crediti formativi.
Le altre federazioni, atletica nuoto,calcio,pallavolo,basket ecc.ecc. sono presenti  in tutte le facoltà.
Mi sono chiesto tante e tante volte dove fosse la FISI....

Punto 2

Gli allenatori

Club e zona: sono allo sbando da anni: senza direttive comuni. La Francia quest'anno in una riunione tecnica con gli allenatori zonali per le gare giovanili ha imposto l'uso di solamente due 'marche' di scioline: tutti hanno accettato. Significa tecnicamente   capire  meglio il valore della prestazione fisiologica avendo materiali possibilmente uguali.
Significa evitare sprechi enormi di cere o non cere a livello giovanile e investire più tempo nel lavoro tecnico, organico e metodologico rispetto a quello pratico sui materiali.

Oggi regna il malumore , l'incertezza e nessuna fiducia nelle direttive tecniche che vengono 'vergognosamente' dettate dai politici. I nostri allenatori sono di "spirito libero",ma con altissime capacità organizzative,tecniche e ...di pazienza. Non diventeranno mai ricchi come in altri sport, e forse è ora di chiamarli a raccolta.
Devono essere protagonisti delle scelte allenanti, metodologiche,tecniche, fisiologiche-biologiche-bio- meccaniche, tipologiche e di  calendarizzazione.
A conti fatti saranno una cinquantina gli allenatori che nei club e nei comitati lavorano: occorre ricompattare il gruppo rispettando le autonomie personali.  Solo così si potrà crescere insieme.

Stati generali del fondo:è ora di mettere in piedi un’iniziativa del genere. Senza vincoli o pressioni dei politici.
Siamo i migliori allenatori del mondo negli sport di resistenza : vedi Rosa o Canova e Gigliotti e Danzi nell'atletica; vedi tutti i gruppi di allenatori del nuoto; nel canottaggio; nella canoa, nel ciclismo: ma di chi dobbiamo avere paura?
In Spagna ,nell'atletica leggera, partecipano nei cross circa 1500 atleti; ogni gara è sponsorizzata da privati; se ne fa una la settimana; montepremi ogni gara da 150 mila euro; nelle categorie giovanili si sono raddoppiate le distanze; i giovani 14-15-16 anni corrono 8-10 km.: sono raddoppiate le presenze.

 A questo punto Pippo Gazzotti inserisce un argomento nel quale non mi trova d’accordo: la questione delle gare sprint, per lui controversa mentre personalmente la ritengo vitale per il semplice fatto che ci si adegua, con notevole ritardo, a quanto si sta facendo da almeno 10 anni in materia nei Paesi scandinavi, con i risultati che ben si conoscono.

Da noi ,nel fondo, afferma Gazzotti, il problema più grosso è quello di inserire le sprint a livello giovanile perché pare che solo quello sia fondo . Ci si è dimenticati di tutto il resto che tu ben conosci.
Le sprint a livello giovanile sono come gli sport di squadra e cioè disperdono il capitale iniziale.
Nei settori giovanili del calcio, del basket, della pallavolo partono 100 bambini e poi al passaggio di categoria per le squadre superiori passano in due: quelli che i talent scout decidono di far passare. E' l'anti educazione allo sport. Invitano i ragazzi a smettere perché non si è campioni subito.
Nel fondo stiamo seguendo  questa filosofia. Ma non abbiamo bisogno di campioni subito, bensì di numerosi ragazzi che facciano lo sci. Senza però dimenticarci che già da juniores vincere un mondiale è obiettivo educativo, culturale e di crescita così come lo è per un senior vincere l'Olimpiade.
Ma tutto questo deve transitare attraverso il processo formativo che caratterizza la vita di ognuno di noi, con semplicità e conoscenze  approfondite sulla crescita,e  che è legato alla auxologia, alle fasi critiche e sensibili, a tutto il bagaglio fiso.bio.psicologico, allo sviluppo della tecnica affinché diventi "gestualità" fine, semplice, precisa, incisiva e potente.
In questo contesto, a mio avviso, serve davvero ,come da anni ho auspicato, un Dipartimento tecnico che si occupi di "Programmazione allenante",così come avviene in tutti gli altri sport, dove si raccolgono dati e informazioni, si elaborano e si pianificano strategie allenanti comuni nel rispetto di tutte le idee.

 

Corsi

Bisogna organizzarli modernamente  facendo anno per anno un'analisi corretta di quali siano i "bisogni'" tecnici e non, dei ragazzi e del nostro sport.
Oggi la scuola determina successo per la vita del domani: non possiamo permettere che i ragazzi non la frequentino, perché  si possono ritrovare a Kabul con la mitraglia in mano (onore a chi sta facendo questo lavoro), solo ed esclusivamente perché hanno sempre fatto parte di un gruppo sportivo militare: mai hanno studiato e si ritrovano a 25 anni a pattugliare strade o confini, o a fare i piantoni dove ancora esiste questa figura (non me ne vogliano i militari, ma questa è la realtà)
.

Punto 3

Tecnici squadre

Stesso discorso: tutti tecnici militari: non costano nulla: terreno blindato:  cultura  che anno dopo anno declina e viene limitata verso la sola e pura programmazione allenante.
Gli aspetti legati alla crescita culturale, di chi ha voglia di apprendere cose nuove, è legata  alla conoscenza della Pedagogia dell'insegnamento, alla biologia e fisiologia, alla bio-meccanica, alla psicologia . Sono ambiti che  l'allenatore deve possedere e non solo conoscere perché abbozzati in 15-20 giorni di Corsi allenatori .
Questi aspetti vengono incamerati grazie allo studio e alla dedizione, all'Università, alla partecipazione a Congressi dove ci si confronta e si cresce.
Eppure nel nostro mondo invernale, ma non in quello di altre realtà federali, va bene così e ci si limita nel variare i parametri delle ore o dei KM, delle sedute di forza o in qualche cosa di strano che si inventa ogni anno per potere affermare che si è modificato il modo in cui ci si allena.
I tecnici delle squadre dovrebbero essere "assunti" per competenze acquisite, per meriti di campo, per ciò che hanno costruito e per progetti sviluppabili nel futuro. Inoltre ,e non per ultimo, in base  agli studi effettuati, ma anche di come si potrebbe organizzare con costi minimi o addirittura senza la ricerca  e le sperimentazioni recuperando o istituendo convenzioni Universitarie ed Europee. Oppure di come vedrei ristrutturato modernamente il settore, partendo dai bisogni,che non sono quelli economici, bensì quelli legati alle scelte di vita da atleta e soprattutto del dopo atleta.
Mi sono chiesto tante e tante volte dove fosse la FISI.....

Un’ultima citazione per chiudere questa chiacchierata:
Nel libro:  “I grandi protagonisti dello sci di fondo in Val d'Aosta, di Aleandro Ceol, a pag.184 si dice:...ho imparato da Pippo Gazzotti cosa voleva dire allenarsi ma nello stesso tempo divertirsi..
Ecco queste sono le cose belle che restano all'educatore. Grazie Arianna. Il resto,come diceva un certo Cesare Pavese, è solo miseria.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it


 




Da staff, Mercoledì, 23 Gennaio 2008 13:26, Commenti(0)
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