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ITALDONNE DA RICOSTRUIRE: UNA SFIDA PER MARCO SELLE

Ai Mondiali di Sapporo solo Follis e  Longa in evidenza, il resto della squadra in difficoltà per anzianità di carriera o per propri limiti: si prospetta un compito impegnativo per l'allenatore che ha già vinto tutto con la squadra lunghe distanze

Parlano per lui i risultati delle granfondo. E' bravo, ha il giusto approccio sul piano umano, deve riuscire a ricreare  quell'ambiente che ha portato tante medaglie

 Marco Selle, l’allenatore della nazionale femminile, non è certo un personaggio nuovo per gli appassionati di fondo. Ha 40 anni, è di Cavalese, un buon passato come atleta nell’Orientamento e nelle Fiamme Oro, delle quali è poi diventato allenatore. La massa lo ha conosciuto quando, costituendo una squadra appositamente per le grandi maratone, si è subito  instaurato un bel “feeling” con tutti i fondisti che vi partecipano. Carriera in ascesa: allenatore dello squadrone delle Fiamme Oro, poi della nazionale lunghe distanze. Da questa stagione guida la squadra femminile di Coppa del Mondo essendo subentrato a Gianfranco Pizio passato con la nazionale della Spagna.

E’ uno che di tecnica ne mastica assai e sa pure spiegarsi bene, con termini che anche i profani sono in grado di capire. Lo dimostra dalle pagine di Scifondo, la rivista di cui cura appunto la parte tecnica,  e quando gli capita di intervenire in qualche TV. Chi ha seguito l’ultima Marcialonga, quando ha fatto da “spalla” al telecronista Bragagna,  lo può testimoniare. Commenti sempre puntuali, misurati e obiettivi che hanno contribuito a tener alta l’attenzione sulla gara. Altrettanto esplicativo in occasione del pursuit femminile dei Mondiali quando, nell’intervista in diretta che ha concluso la trasmissione, al microfono di Alessandra Caporale, l’inviata della Rai, ha commentato la prova delle azzurre. Di Marianna Longa in particolare, che con l’ottavo posto ha dimostrato di avere buone carte da giocare sulle nevi rognose di Sapporo.

 Da persona intelligente, nella squadra femminile (nella foto allo Stelvio) è entrato letteralmente in punta di piedi. Un atteggiamento calcolato considerando che da qualche anno a questa parte il gruppo è come un terreno minato, suscettibile ad ogni interferenza da quando le ragazze, Paruzzi in testa, hanno preso posizione contro il direttore agonistico Marco Albarello accusato di scarsa considerazione per il loro settore. Da allora il fondo femminile ha vissuto praticamente da separato in casa: accanto a Pizio uno staff tecnico costituito prevalentemente da elementi della Forestale. Da sempre, infatti, il “nocciolo duro” della squadra proviene da questo gruppo sportivo: è iniziata con quello storico che faceva capo a Manuela Di Centa, Stefania Belmondo, Gabriella Paruzzi,  Sabina Valbusa e Karin Moroder, cui si sono poi aggregate Antonella Confortola e Arianna Follis. Tutte atlete che hanno conquistato medaglie olimpiche e mondiali, cresciute sotto l’ala protettrice di Pizio che per loro è stato un fratello maggiore prima ancora che allenatore.

Chiaro che il ricambio al vertice potesse prevedibilmente essere traumatico poiché veniva a sconvolgere una situazione ormai stabilizzata in quanto, con l’allenatore, è stato interamente sostituito anche lo staff tecnico. Ragioni di necessità e di opportunità di fronte alla situazione economica della Fisi che imponeva tagli drastici, ma anche operativa poiché non si poteva continuare con due staff che operavano l’uno all’insaputa dell’altro e in una forma di plateale e spesso disastrosa concorrenza.

Un’intromissione, quella del nuovo allenatore, subìta inizialmente a denti stretti come un’imposizione, ma ben presto sfumata di fronte allo stile con il quale Marco Selle ha avviato il suo approccio. E cioè cercando di conquistare il gruppo con un sistema di lavoro nel quale la comprensione reciproca assume un ruolo fondamentale. Far capire, con l’esempio personale, che si è tutti sulla stessa barca e si deve remare nella stessa direzione. Disponibile al dialogo e al confronto, preciso e di una meticolosità quasi maniacale ma tremendamente istruttiva  nel suo lavoro, come in precedenza hanno  avuto modo di constatare gli atleti delle lunghe distanze. E non è certo per caso che li ha portati ripetutamente al successo della Fis Marathon Cup, il circuito delle grandi maratone internazionali che la Fis ha sponsorizzato per la prima volta nel 2001 nell’ottica di una maggior promozione del fondo.

 Selle si è rivelato innovatore anche in questo settore. Allora allenatore delle Fiamme Oro, vide  nelle gare di massa la possibilità di maggior visibilità per il gruppo sportivo della Polizia di Stato che poteva contare su una buona squadra, ma certamente non all’altezza dei gruppi sportivi militari concorrenti. Pensò dunque di affrontare con il suo gruppo (Zanetel, Bordiga, Costantin e Cattaneo)  questa nuova avventura che si sarebbe rivelata affascinante oltre che produttiva. Lo confermano i risultati che gli appassionati di fondo ben conoscono: alla vittoria di Zanetel nella prima edizione, fecero poi seguito quelle con la Nazionale Lunghe Distanze che gli venne affidata nel 2002 quando  al nucleo iniziale di poliziotti aggiunse Roberto De Zolt Ponte (Fiamme Gialle) e Maurizio Pozzi (Forestale). E, l’anno successivo Lara Peyrot trasformata in granfondista e, in seguito, Cristina Paluselli quando decise di lasciare la squadra di Coppa del Mondo.

Con entrambe le ragazze la Fis Marathon Cup è diventata monopolio azzurro finora inattaccabile, mentre fra i maschi, a Zanetel, che l’ha vinta due volte,  e  a Cattaneo che si è imposto nella stagione scorsa, si sono alternati Jorgen Aukland  (2003) e Stanislav Rezac (2005). Sei anni in cui Marco Selle ha dimostrato, con la capacità di “fare gruppo”, anche doti di indiscutibile managerialità nella gestione della squadra. Con un budget da miseria ha, come si dice, “celebrato nozze con i fichi secchi” riuscendo a partecipare anche alle dispendiose trasferte oltre oceano, negli USA e in Canada. Con un sistema semplicissimo, spartano, poi attuato anche con la nazionale femminile: stringere la cinghia, voli low cost, rinuncia agli alberghi affittando appartamentini, cucina in proprio, trasferte in pulmino dove possibile.

 Questi primi mesi di attività parlano per lui. La nazionale femminile, che ha perso le primedonne, non ha certo smarrito la strada dei successi. Arianna Follis è diventata una delle migliori sprinter mondiali e la più bella espressione della tecnica dello skating. Certamente non solo per merito suo; il matrimonio con Alessandro Biondini l’ha aiutata a raggiungere la nuova dimensione. Come donna e come atleta. E lo dimostra anche il bronzo mondiale della 10 km TL che fa prevedere che l'orizzonte sia ancor più roseo in futuro. Marianna Longa, che aveva dovuto saltare le Olimpiadi per maternità, sta facendo un salto di qualità al quale neppure lei sarebbe  stata disposta a credere quando si è rimessa in pista. Ancor più forte in classico, sta cercando di migliorare a skating. Spinge bene con una gamba, meno con l’altra. E su questo particolare Selle sta lavorando, come ha spiegato nell’intervista quando la telecronista ha introdotto l’argomento. Le altre? Sono ormai anziane, ormai in via di pensionamento anche se qualche cartuccia da sparare ce l'hanno ancora, oppure hanno dei limiti che però non sarebbero insormontabili con una maggior fiducia in se stesse. Di certo, appena molleranno, ci sarà tutto un settore da ricostruire con il poco che, da dietro, passa il convento. Una nuova avventura, una bella sfida. Il fattore C è una gran cosa, ma da solo non basta.

 E’ diventato anche tecnico di informatica quando ha iniziato con le lunghe distanze.  Aveva interesse per la materia, si è comperato un computer  e ci si è appassionato. Stefano Girardi, il tecnico delle impronte responsabile del laboratorio  Fisi  al Centro fondo di Lago di Tesero, gli ha dato le prime basi. Dalla loro collaborazione è nato Skitime, il sito che è diventato punto di riferimento per tutti gli appassionati di fondo.

L’allenatore non si discute: Ma com’è l’uomo Marco Selle? Ce lo spiega la persona che lo conosce da vent’anni e lo ha sposato, Elisabella Cortelletti, che gli ha dato tre figli: Luca 9 anni, Nicola 7, Pietro 5.

Naturalmente fondisti, si direbbe…
Macché: degeneri sul piano sportivo, poiché fanno solo discesa. E questo, ammette la signora, anche per colpa mia. Meno fatica, maggior divertimento. Quando abbiamo provato con il fondo, è stato un assoluto disastro.

Matrimonio in casa, fra “fiemmazzi”?
Si, siamo entrambi della Val di Fiemme, io di Castello, lui di Cavalese. Ci siamo conosciuti a vent’anni. Io odontotecnico, lui diplomato ragioniere che voleva iscriversi all’università ma, arruolato nelle Fiamme Oro, ci ha rinunciato per fare sport. Orientamento, tirato dentro da Nicolò Corradini, quattro volte iridato, quattro Coppe del Mondo e 19 titoli italiani della specialità. Il massimo esponente di questa disciplina; ora è il direttore tecnico del settore nordico del gruppo sportivo della Polizia.

Meglio come atleta o come allenatore?
Sicuramente come allenatore. Come atleta ha ottenuto buoni risultati ma mai grandi momenti di gloria, tanto è vero che ha iniziato quasi subito a fare l’allenatore dei fondisti. Legge tutto, ha una gran preparazione e la mette in atto. E, devo dire, con ottimi risultati.

Che tipo di marito è?
Ci si trova caratterialmente. Io sono più tremenda, lui è uno tranquillo. L’uomo ideale fin da subito. “Morosi” per 9 anni, sposati da 20. Non è cambiato niente.

E con i bambini?
Sempre affettuoso, molto presente quando c’è. Loro apprezzano. Se li gode, li cerca di più. Insomma, è un bel papà.

Passioni, hobbies?
Lo sport in generale, cinema quando si può andare, coltivare le amicizie. Gli piace viaggiare anche con i bambini. Purtroppo di tempo non ce n'è mai a sufficienza  perché la stagione agonistica dura 6 mesi e si riprende subito con gli allenamenti. A casa ci sta poco e allora quel tempo lo vive intensamente con la famiglia.

 I suoi inizi da atleta…
Ha fatto un po’ di tutto. Bicicletta, e da giovane lo seguivo. Corsa: gli manca solo la maratona ma ha fatto anche triathlon. Skiroll e, naturalmente, sci di fondo. Si tiene sempre allenato anche adesso. Ha partecipato a qualche granfondo, persino alla Vasaloppet l’anno scorso, per stare accanto alla Paluselli (nella foto) e aiutarla a vincere la Fis Marathon Cup.

Contenta del suo nuovo incarico?
Più per lui che per me, perché lo vedo meno di prima. Ha cominciato con la squadra delle Fiamme Oro, poi quella delle lunghe distanze, ora la nazionale femminile. Indubbiamente un bel salto come ambiente, anche se non è più quello che aveva creato con la squadra tutta sua del gruppo sportivo della Polizia, con la quale c’era un affiatamento incredibile. Li ha preparati bene come atleti, li ha aiutati a crescere nella vita e a formarsi anche sul piano tecnico. Non per niente alcuni di loro hanno preso il suo posto come allenatore. Penso che la stessa cosa avverrà con l’attuale squadra. Le donne sono più difficili da trattare ma, quando l’avranno conosciuto bene, saranno le prime ad essere contente  dei suoi metodi di lavoro. Peyrot e Paluselli ne sono testimoni.

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it

 




Da staff, Martedě, 27 Febbraio 2007 07:54, Commenti(0)
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