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Tanta neve, anello duro: per i Mondiali avvio con lo sprint

Giovedì mattina, tecnica classica, difficile qualificarsi. Pasini e Frasnelli si giocano il posto per il team sprint di venerdì con Zorzi che vorrebbe dedicare una medaglia a Carolina, la figlia che aspetta per marzo, ma è pieno di dubbi

 SAPPORO  (Giappone) 20 febbraio - Giovedì alle 8,15, ora italiana, con le qualificazioni dello sprint a tecnica classica iniziano i Mondiali di fondo. Non è certo la gara in cui gli azzurri, maschi e femmine, potranno andare a medaglia: quella se la giocano i nordici con qualche possibile intromissione russa e gli outsider di turno. Marco Selle, l’allenatore della nazionale femminile, è rimasto ammirato  del percorso che, su Skitime, definisce “davvero incredibile, suggestivo e moderno, ma allo stesso tempo tecnico e spettacolare. UNA GARA DA VEDERE !! Vale la pena puntare la sveglia di buon ora e godersi lo spettacolo delle gare veloci. Più che giovedì il giorno successivo, quando sono in programma le staffette sprint in pattinaggio. Il “dome” (nella foto) che ospiterà la partenza e l’arrivo è uno stadio di baseball al coperto, mentre una volta usciti gli atleti dovranno affrontare una salita abbastanza impegnativa per poi tornare nello stesso stadio”.

Per lo sprint individuale il direttore tecnico Marco Albarello e gli allenatori responsabili Giuseppe Chenetti e Marco Selle fra gli uomini hanno deciso di schierare Renato Pasini (nella foto a destra), unico azzurro vincitore in Coppa quest'anno e primo anche nella classifica della stessa Coppa e Loris Frasnelli (a sinistra), campione italiano della specialità, e Marianna Longa, Stephanie Santer, Karin Moroder e Magda Genuin fra le donne. Già qualificarsi per i quarti sarebbe un successo. La stessa qualifica mette di fronte Pasini e Frasnelli per la scelta del compagno da affiancare a Cristian Zorzi nel Team sprint che è una gara nella quale i nostri si sono trovati sempre bene, tanto più se il percorso si confermerà duro.

 Ma in gioco c’è anche Giorgio Di Centa che però sabato mattina ha il pursuit da affrontare, specialità della quale è vice campione del mondo uscente. Non molla un attimo il telefonino che da un momento all’altro gli potrebbe annunciare la nascita di William,il primo figlio maschio che gli consentirà di una famiglia finora matriarcale nella quale il doppio campione olimpico si trova in netto svantaggio di fronte a moglie e tre figlie.  

 Si è anche occupato parecchio dei materiali che, con i continui cambiamenti della neve diventano fondamentali ai fini del risultato. Ecco cosa dice di sé e del tempo sul suo sito: "Dopo alcuni giorni di ambientazione al nuovo habitat e fuso orario ( 8 ore in avanti rispetto all’Italia ), mi sento abbastanza bene, la notte riesco a riposare ma durante il giorno ho ancora un po’ di sonnolenza residua, che si risolverà sicuramente col passare dei giorni. Il nostro albergo dista circa mezz'ora dalle piste, che sono belle e c’è tanta neve. L’unico problema…neanche tanto piccolo…è il meteo veramente ballerino! Infatti può nevicare forte per un’ora e poi cambiare totalmente con sole o magari pioggia, alternandosi molte volte nell'arco della giornata, questo a causa della vicinanza del mare. Per sabato, giorno della mia prima gara  (la 15 + 15 pursuit ), è prevista la neve ma vista la situazione, in accordo con i tecnici, prepareremo comunque molte paia di sci così, nel caso il tempo cambi repentinamente, non ci troveremo del tutto impreparati. Purtroppo il pursuit è più difficoltoso sotto questo aspetto, svolgendosi in due tecniche: mentre gli sci da classico potremo cambiarli fino a pochi minuti prima della partenza, quelli da skating dovranno essere pronti e in posizione almeno un’ora prima, senza possibilità di cambi. Spero che il meteo si stabilisca almeno per la durata della gara e mi lasci correre in condizioni ottimali, per tirar fuori tutta la mia grinta e preparazione!"

Ieri ricorreva l’anniversario della staffetta d’oro di Torino2006 e gli azzurri naturalmente hanno festeggiato. Di Centa lo ha così ricordato nel suo sito: “ il primo compleanno della mitica medaglia d’ORO olimpica della staffetta 4x10 di Pragelato, la mia prima medaglia d’oro ad una Olimpiade, conquistata assieme ai miei compagni Fulvio, Pietro e Cristian, ma anche assieme ai tecnici, e soprattutto a tutti voi appassionati. Ad un anno di distanza mi trovo nuovamente alla vigilia di un importante appuntamento, i Campionati Mondiali di Sapporo, in attesa di gareggiare e provare a conquistare il cristallo di neve più prezioso. Non sarà affatto facile, ma ce la metterò tutta!!! Mandi a tutti, Giorgio”.

Un oro di squadra seguito da quello individuale nella 50 km e dal bronzo di Pietro Piller Cottrer nel pursuit e della staffetta femminile facevano presagire una successiva stagione agonistica ricca di luci, mentre è stata difficile e piena di mugugni e dubbi non del tutto fugati dai successi di Marianna Follis e Renato Pasini nello sprint di Rybinsk e dal secondo posto della staffetta maschile a Davos. Una stagione con il freno a mano tirato. Come ha scritto Giorgio Pasini su Tuttosport, “una preparazione condizionata dalla mancanza di neve, nuovi equilibri interni da trovare dopo i Giochi con Piller-Di Centa a contendersi il ruolo di leader, l’artrosi psoriasica che ha fermato Piller in novembre, i problemi di materiali che hanno frenato Di Centa prima e Cristian Zorzi poi, senza contare la contestazione  di Zorro ai criteri di selezione. Insomma, un elenco troppo lungo per non aver minato le convinzioni". Al quale bisogna aggiungere la neve infida di Sapporo, teatro delle Olimpiadi 1972 che per gli azzurri del fondo si risolsero in un flop clamoroso.

“Il passo alternato non favorisce le caratteristiche dei nostri ragazzi, ma coloro che disputeranno la gara assicurano il massimo impegno per un bel piazzamento. La squadra è motivata e preparata - spiega Albarello;  le condizioni della neve cambiano radicalmente a seconda delle condizioni meteo e conteranno tanto i materiali. Oltre a Pietro Piller Cottrer e Giorgio Di Centa, Arianna Follis e Sabina Valbusa, gente con esperienza su cui posso contare ad occhi chiusi, abbiamo altri atleti come Marianna Longa e Valerio Checchi in grado di fare l'ultimo salto di qualità da un momento all'altro".

 Albarello  è arrivato in Giappone un paio di giorni prima della squadra: c’erano problemi logistici da sistemare e doveva prendere contatto con la realtà locale. "E' caduto un metro di neve fresca ma le piste mi sembrano ben preparate e spero che rimangano pressate come lo sono adesso – affermò il tecnico valdostano  in quell’occasione. Qui c'è il solito problema del clima che cambia in continuazione, sarà una grossa incognita anche per le gare. Ci troviamo a 14 chilometri dall'impianto dove si assegneranno le medaglie, ma disponiamo di una pista di allenamento fuori dal nostro albergo di 4 chilometri sufficiente per le nostre esigenze".

Ecco intanto le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti delle gare successive:

Pietro Piller Cottrer: "Siamo reduci da un periodo di allenamenti proficui. In questi giorni il lavoro è concentrato sulla testatura dei materiali, qui nevica spesso e le condizioni mutano di continuo. La mia stagione finora non è stata esaltante, c'è sempre stato qualche problema che mi ha condizionato. Però sono arrivato in Giappone carico di buone intenzioni, qui mi trovo bene e voglio trasformare in buoni risultati la carica che ho dentro. Desidero tornare protagonista al più presto".

Valerio Checchi: "Ho partecipato sinora a due edizioni dei Mondiali e in entrambe le occasioni sono sempre arrivato troppo carico all'appuntamento, fallendo le gare che mi riguardavano. Stavolta mi sta succedendo la cosa opposta: finora non sono riuscito a fare risultati importanti in Coppa, però nei giorni di allenamento a Sapporo ho provato sensazioni buone. Punto molte delle mie chances sul double pursuit, una gara che si addice alle mie caratteristiche. E poi la 50 km di chiusura, dove può succedere di tutto".

Sabina Valbusa: "Partecipare ad un Mondiale è sempre importante. Arrivo da un anno difficile, ma sono motivata di testa e gli ultimi Campionati Italiani me lo hanno confermato. Punterò sulla 10 km e la staffetta: sono sicura che Marianna Longa sostituirà al meglio Gabriella Paruzzi e saremo lì, a giocarci un posto sul podio come negli ultimi anni".

Cristian Zorzi: “Sto bene ma la testa non è quella di Torino”
Per Cristian Zorzi, che ha trascorso le ultime settimane tra speranze e fantasmi , parla l’intervista che Nello Morandi gli ha fatto per L’Adige prima della partenza. Il succo è: «Mi sento bene, ma la testa non è quella di Torino».  Vuol far bene, punta ad una medaglia, da dedicare a Carolina, la figlia in arrivo, ma è pieno di dubbi.

Cominciamo bene...
«Perché?»

Chenetti mi ha detto che scoppi di salute, invece vengo qui e ti trovo col raffreddore e gli occhi lucidi...
«Mi è scoppiato ieri sera poco prima di cena. Oggi ho tradito la tabella e mi sto rimpinzando di medicine e vitamine. Sepp (Chenetti, ndr) lo sa, mi ha già telefonato, lui è preoccupato per la staffetta...»

In che senso?
«Nel senso che ne ha due sicuri e altri tre o quattro molto meno. In questo secondo gruppo ci sono anch'io e per questo mi ha dato una tabella di allenamento che si basa su molte prove, molto brevi nella durata, ma molto intense nella velocità».

 Una notizia di routine, per un atleta che si prepara ad una rassegna mondiale, se non fosse che chi parla è Cristian Zorzi, il fiore all'occhiello della staffetta d'oro alle Olimpiadi dello scorso anno a Torino. La sua quarta frazione, folle e bellissima, è destinata a rimanere negli annali dello sport, così come la sceneggiata con la quale Zorro - non nuovo a queste esternazioni - l'ha conclusa. Ed ora, ad un anno di distanza, lo troviamo pieno di dubbi e di timori, al punto da non essere sicuro nemmeno lui - oltre al suo tecnico - di poter essere ancora un punto di forza per la staffetta azzurra.

«Io sono sempre stato onesto con me stesso e con gli altri - spiega il finanziere di Moena -, sono uno che non si tira indietro, però non voglio nemmeno essere un peso per i miei compagni, condizionarli in negativo, provocare loro delle sofferenze. Se non posso essere d'aiuto, insomma, preferisco farmi da parte».

Lo scorso anno, di questi tempi, volevi spaccare il mondo...
«E' vero, ma mi sentivo straordinariamente bene, ero al 110 per cento di fisico e di testa. Ricordi cosa ho detto il giorno prima della staffetta quando i miei compagni avevano già dichiarato di considerare straordinaria qualsiasi medaglia? Avevo detto, e non era una guasconata, che non avrei preso in considerazione nessun piazzamento che non quello che ci poteva dare l'oro. E così è stato».

E in un solo anno cos'è cambiato?
«Tante cose. Per quanto mi riguarda ho dovuto sempre confrontarmi con questo problema degli sci, poi con la mancanza di neve che ci ha impedito di allenarci con regolarità e con il surplus di lavoro, mentale più che fisico, delle selezioni. Mettici anche che è un mese e mezzo che mi sento forte e che, per una cosa o per l'altra, non ho raccolto niente e hai un quadro psicologico completamente diverso rispetto a quello della vigilia delle Olimpiadi. Diciamo che fisicamente sono al 90 per cento e mi sento anche in progresso, con la testa, invece, sono molto più indietro».

C'è questo problema dei materiali che costituisce uno dei leit motiv, in negativo, della tua stagione. Possibile che, dopo tanti flop, non si sia potuta trovare ancora una soluzione?
«Sembra impossibile, vero? Ma è così. Il problema è che ho degli sci estremi, nel senso che, se sbagli qualcosa nelle paraffine, non vanno più. E quest'anno in questo campo non siamo stati tra i migliori, anche gli altri miei compagni hanno pagato questo gap in più di una occasione. Io un po' di più, solo perché ho degli attrezzi che non perdonano niente».

Dicono che sono più adatti alle nevi fredde...
«E' vero, ma non le abbiamo mai trovate, in questo inverno pazzo, se non in rarissime occasioni».

E a Sapporo come sarà?
«Mi hanno detto che c'è un metro di neve e che, nell'ultimo mese, la temperatura è sempre stata sotto allo zero. Se è per quello ho anche bei ricordi, visto che lo scorso anno ci ho vinto un team sprint con Frasnelli. Speriamo, insomma».

La medicina per scacciare le tue incertezze potrebbe essere una grande prestazione in una prova individuale, la 15 skating per esempio?
«L'hai detto. E' chiaro che se andasse così poi ritroverei il morale che ora non ho».

Una scaramanzia efficace è anche quella di pensare alle ferie, lo scorso anno le avevi già prenotate prima delle Olimpiadi, ricordi?
«Quest'anno non l'ho fatto, anche perché sta per arrivare Carolina (la moglie di Cristian, Verusca, è incinta e dovrebbe partorire il 6 marzo, due giorni dopo il mondiale, ndr) e credo che, per qualche mese, non si potrà andare tanto in giro».

Ma il fatto di diventare di nuovo padre non ti da la carica?
 «Sono felice e quasi quasi vorrei che la bimba nascesse il giorno della staffetta - dice Zorro in uno dei rari slanci di guasconeria di questa sua intervista - così avrei due belle notizie in un solo giorno....».

«O magari una notizia bella - interviene prudente Verusca (con lui nella foto) - per pareggiare quella brutta...».

Cristian fa finta di non capire e prosegue: «Quando è nato Harald ho vinto due medaglie alle Olimpiadi, non sarebbe male festeggiare Carolina con una medaglia....»

L'idea gli piace e negli occhi, per una volta, brilla la luce dello Zorro vecchia maniera. Ma i mondiali sono alle porte e di fronte ci sono molti avversari da mettersi alle spalle per coronare questo sogno. I più temibili?

«Questa volta non dico i norvegesi, anche se sono in crescita. Anche loro hanno avuto una stagione di alti e bassi. Così come i tedeschi, a parte Angerer che è un polivalente e punta alla Coppa. I miei favoriti, questa volta, sono i russi. Ne hanno tanti di giovani e forti e poi non sono più inquadrati come una volta: se c'è da far casino i primi sono loro, sono davvero simpatici...»

Tanti e in poco tempo, sono tutti veri?
«Mi auguro di sì, ormai mi sono rassegnato a gareggiare con chi bara».

Anche uno come Rotchev fa fatica a trovare posto...
«Lui deve fare il papà del bambino che ha avuto con la «Cepa»...»

 Ah, la Julia Tchepalova, quella che se fosse meno bella e sciasse di più sarebbe in corsa per qualche bella medaglia...
«La trovi bella? Oddio, brutta non è. Comunque torna, vedrai. E se è sempre forte come prima...».

Previsioni per la squadra?
«Se tutto gira bene possiamo ripetere Torino, se qualche cosa va male, come è andato male in tutta la stagione, torniamo a casa a mani vuote. Questo, fermo restando che siamo una squadra forte. I nostri valori non sono assolutamente messi in discussione da una annata sfortunata».

Con chi farai il team sprint?
«Con Frasnelli o Pasini, è una decisione che si prenderà a Sapporo».

La gara dove siamo più vicini alla medaglia?
«Il double pursuit, anche perché si può correre sull'uomo come piace a noi italiani».

Ma non dicevi che potevamo tornare a mani vuote?
«Diciamo che lo dicevo per dire, devo pure esorcizzare il momento, o no?»

Giorgio Brusadelli
www.fondoitalia.it




Da staff, Mercoledì, 21 Febbraio 2007 22:28, Commenti(0)
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