Pietro ''Killer'' Cottrer per distacco nel Trofeo Sportful
Battuto Di Centa con il quale aveva staccato il gruppo, ma non il record di Muehlegg al quale puntava. Terzo Checchi, ma la grande sorpresa è stato l'abruzzese Giancola, sesto assoluto
FELTRE 1 ottobre - Per la quinta volta Pietro Piller Cottrer (nella foto il podio) inserisce il suo nome nell’albo d’oro del Trofeo Sportful vincendo per distacco su Giorgio Di Centa (28”), Valerio Checchi (1’02”), Roland Clara (1’07”). Due campioni olimpici a fare la corsa, i loro ipotizzabili successori alle loro spalle. Due speranze che diventano sempre più certezze, e la conferma arriva proprio da questa gara che, per la durezza e le caratteristiche del percorso, è sempre stata appannaggio di campioni. Piller, che oggi ha corso con l’autorevolezza di sempre, ha mancato solo il bersaglio che ad un certo punto si era proposto e poteva anche raggiungere: battere il record di 34’49”3 che Johann Muehlegg aveva stabilito nel 2001, cinque mesi prima delle Olimpiadi Salt Lake City dove ha fatto sfracelli vincendo tre medaglie d’oro, per essere poi squalificato per doping. Trattamento a base di Nesp, un’Epo potenziata. In più aveva potuto contare fino alla fine sul confronto diretto con due campioni del calibro di Batory e Baijcicak, e anche dello stesso Piller Cottrer, staccato sul finale. Tante circostanze concomitanti che hanno assicurato l’impresa di allora, che nessuno è più riuscito a ripetere anche perché, negli anni successivi, la manifestazione si è sempre svolta sotto l’acqua.
Oggi il, tempo era buono, forse con un po’ di caldo in più che ha costituito l’anomalia di stagione, e con l’asfalto perfetto. ”L’occasione ideale per provarci, ammette Pietro, anche se dopo quasi due settimane di carico sul ghiacciaio le condizioni fisiche non sono delle migliori. Siamo un po' stanchi.
Come ulteriore incentivo tre cartoni di birra Pedavena a chi fosse transitato per primo al traguardo volante davanti alla birreria. Ci puntava “Zorro ”, che è schizzato via come una scheggia, e solo io e Di Centa siamo riusciti a tornargli sotto. Io l’ho addirittura passato (nella foto). Il gruppone, che di solito a questo punto è ancora compatto, era staccato di qualche decina di metri, e così abbiamo insistito. Zorzi ha mollato, io e Giorgio ci siano guardati in faccia e abbiamo deciso di continuare insieme. Per sei chilometri ci siamo dati regolarmente il cambio ma, a meno 4 dall’arrivo, all’uscita di un tornante ho allungato e mi sono trovato solo.
A due chilometri dall’arrivo si profilava la possibilità di battere il primato di Muehlegg: mi hanno infatti detto che bastava chiudere in meno di 7 minuti e mezzo e ce l’avrei fatta. Però ho sentito le gambe che via via si appesantivano e, per non saltare, sono stato costretto a ridurre il ritmo, limitandomi da quel momento a conservare il vantaggio guadagnato. Con qualcuno in appoggio per stimolarmi, come era capitato a Muehlegg, forse sarebbe andata diversamente. Anche il caldo si è fatto sentire. Mi resta, con la soddisfazione del quinto successo, la certezza di una condizione già buona. Segno che il lavoro che stiamo facendo comincia a pagare e che possiamo puntare con rinnovate ambizioni alla stagione agonistica ormai sempre più vicina.
E’ stata una giornata splendida sotto tutti gli aspetti, a cominciare dalla sorpresa che il dott. Cremonese, ci ha fatto trovare: un body bianco con i cerchi olimpici e l’oro sui fianchi destinato al quartetto che ha vinto la staffetta a Pragelato. Mancava Valbusa, e l’abbiamo indossato io, Di Centa e Zorzi (nella foto in primo piano). Se da una parte è servito a farci riconoscere ancor meglio dai tifosi, dall’altra ha contribuito a gasarci. Un gesto inaspettato, quello del titolare della Sportful, che dimostra l’attenzione con cui ci segue e che, con noi, gratifica tutto il movimento”.
Sulla stessa falsariga, almeno per quanto si riferisce alle gambe gonfie, le dichiarazioni di Zorro, che in questa gara si è testato in vista dello sprint di Coppa del Mondo che a fine mese lo attende a Düsseldorf. Gli brucia solo di essersi fatto battere al traguardo volante di Pedavena, lui sprinter, da uno che velocista non è di certo. “Ho pagato la sparata: quasi un chilometro a tutta, per poi farmi infilare. Dopo l’incidente che mi ha tenuto fermo per quasi un mese so di non avere ancora la tenuta e tantomeno i cambiamenti di ritmo. A Ramsau, in un test sulla neve, sono stato l’ultimo della squadra. Però oggi, su una salita dura, sono andato assai meglio. Ho lasciato andar via Piller e Di Centa e diversi che nel frattempo mi erano tornati sotto. Poi pian piano mi sono ripreso e, in progressione, ho guadagnato diverse posizioni. Pensavo di essere ventesimo e mi sono invece trovato quasi addosso a Bortot e Carrara che però hanno allungato all’ultimo chilometro, vanificando il mio inseguimento. Un decimo posto non da buttare. Comunque soddisfatto del carico fatto sulla neve, anche se mi ha lasciato un po’ imballato. Adesso mi aspetta una settimana di scarico con lavori di qualità e al prossimo raduno su neve cercherò di rifinire la condizione per Düsseldorf. Quella è una pista anomala dove, per andar bene, devi beccare la giornata giusta. Se la troverò ci sarò anch’io a lottare. Poi penserò al Tour de Ski dove, se sto bene, posso dire la mia”.
Giorgio Di Centa (nella foto davanti a Piller) , che al Trofeo Sportful ha sempre imbastito grosse battaglie con Pietro "Killer" Cottrer, ammette la superiorità dell’amico/avversario in questa occasione. “Quando se n’è andato non sono riuscito a tenerlo. Più di così non potevo fare. Sono salito del mio passo, cercando di limitare il distacco e nello stesso tempo di impedire che da dietro mi tornassero sotto. Sono arrivato a mezzo minuto, e altrettanto ho dato io a Checchi. Ho dimostrato di esserci. La forma è buona, e ho parecchio tempo per perfezionarla ulteriormente. Posso guardare avanti con tranquillità”.
Altrettanto soddisfatto Valerio Checchi che l’anno scorso sulla salita che porta al Passo Croce d’Aune aveva patito le pene dell’inferno e un paio di cadute sull’asfalto viscido per la pioggia. “Al via ero schierato piuttosto dietro e sono stato sorpreso dallo scatto dei miei tre compagni di squadra. Non sono mai stato uno da partenze folli e ho impiegato un po’ ad uscire dal gruppo. Poi, viaggiando come sempre in progressione, me la sono vista per qualche chilometro con Clara e alla fine l’ho staccato di qualche metro. Un terzo posto che mi lascia contento”.
Il più felice, però, alla fine è risultato Alessio Giancola(nella foto sotto), sesto al traguardo. Un abruzzese che corre per il G.S. Caleppiovinil che ha compiuto un salto di qualità incredibile rispetto alla scorsa edizione del Trofeo Sportful quando si era piazzato 21° fra i senior, nei primi 25 nella classifica assoluta. Già allora aveva sorpreso tutti. Questa volta si è addirittura lasciato alle spalle mezza nazionale olimpica e la seconda squadra oltre agli atleti dei gruppi militari, tanto da meritarsi i complimenti non solo degli azzurri ma anche dell’allenatore Chenetti, e inoltre da parte del CT dello skiroll, Pierluigi Papa (in gara anche lui e 40° assoluto), che sarà inserito nella nazionale di questa specialità. Ha dimostrato, semmai ve ne fosse ancora bisogno, un “motore” eccezionale di cui, considerando statura e peso, nessuno gli farebbe credito, oltre a capacità tecniche gli hanno guadagnato la qualifica di istruttore nazionale.
Un piccoletto, ma con un cuore grande come una casa e una grinta che compensano le ridotte dimensioni della carrozzeria. Un fenomeno, verrebbe da dire, che trova debita valorizzazione alla soglia dei trent’anni, condizionato comunque dal fatto che si allena nel poco tempo libero che il lavoro gli lascia. I risultati fin qui conseguiti lo qualificano come il miglior “amatore” in assoluto. Questa gara l’ha preparata con convinzione, in vista delle granfondo che lo attendono sulla neve, tirandosi Remo Di Giacomo, del quale è diventato il consulente tecnico oltre che compagno di guida nelle lunghe trasferte al nord.
Alessio Giancola
Remo Di Giacomo
E non è certo un caso che l’avvocato pescarese (nella foto) abbia a sua volta migliorato le sue prestazioni, tanto da levarsi anche lui le sue soddisfazioni. Prima di tutte quella di arrivare al traguardo in una posizione dignitosa, che ha liberato i cronometristi dall’incubo di attese anomale e gli organizzatori dalla responsabilità di organizzare le sue ricerche. Adesso sono in parecchi ad arrivargli alle spalle: un titolo di merito di cui potrà vantarsi con la figlioletta quando sarà in grado di capire le follie cui il papà si sottopone per mantenersi fedele all’assioma che la mente resta sana solamente se il corpo è altrettanto sano, inducendola così a seguirlo sulla stessa strada. Lo testimonia con fatti che non si prestano a interpretazioni equivoche: il miglioramento sul piano sportivo e la tenuta a debita distanza del rimbambimento che colpisce chi si avvicina alla terza età senza trovare motivazioni che possano mantenerlo giovane almeno di spirito. Tanto di guadagnato se poi è pure fresco di fisico.
Gli specialiti dello skiroll? Dopo lo stupefacente terzo posto di Simone Paredi terzo l'anno scorso e ventesimo oggi, tutti battuti e lontani in questa occasione. Pagano evidentemente il peso di una stagione lunga e combattuta che li ha portati a trionfare agli Europei e in Coppa del Mondo, ma li ha lasciati ormai “in riserva”, e della differenza di motore nei confronti con i fondisti , avvantaggiati dalla salita, più freschi di energia e avviati alla forma migliore. Un discorso che riprenderò nei prossimi giorni, anche in risposta ad una mail inviatami da un giovane fondista che mi contestava alcune affermazioni.
Sicuramente di minore impatto, sul piano numerico non certo sui valori in campo, la gara femminile che è stata dominata dalle russe Olga Savialova e Natalia Korosteleva , due fondiste di Coppa del Mondo, che si sono battute all’altezza dei maschietti della seconda squadra italiana. Con loro è andata sul podio Marina Piller , vincitrice nella scorsa edizione sotto la pioggia, ma con una prestazione cronometricamente peggiore, che l’ha lasciata parecchio delusa. Però allora era arrivata in forma con eccessivo anticipo, e questo l’ha condizionata negativamente nella stagione agonistica su neve. Quest’anno, con la programmazione di Marco Selle, nuovo allenatore della nazionale femminile, l’avvicinamento alle gare su neve dovrebbe essere più graduale. Avrà tempo e modi per rifarsi.