Skiroll.it:
Aggiornato il 10-09-08.
Finale azzurra: Sbabo oro sprint europeo su Berlanda
Per
battere l'iridato della specialità Emanuele ha studiato una tecnica di partenza ispirata
al "passo Siitonen". Oro per Solange Clabloz, argento per Mateja Bogatec, Anna
Maccagnan e Folco Pizzutto (con caduta)
TORINO 6
Settembre Emanuele Sbabo campione europeo dello sprint. Una vittoria di altissimo
prestigio per più di un motivo: il valore del titolo continentale; la grandezza
dellavversario in finale, laltro azzurro Alessio Berlanda, campione mondiale
in carica; limportanza della sede della prova, Torino appunto, che dopo aver vissuto
le Olimpiadi, ha accolto questa prova nel salotto di casa. In via Roma, che era la strada
del lusso del capoluogo piemontese già quando era la capitale del Regno dItalia.
Ovvio che, in condizioni del genere lo skiroll, seppur sport di nicchia, attirasse una
gran folla anche perché gli organizzatori avevano messo in piedi, oltre che esibizioni
collaterali, anche un gran concerto in piazza Castello.
Un connubio,
perfettamente riuscito, fra sport e divertimento, nel posto più affascinante che si
potesse trovare: il tratto di via Roma fra piazza Castello e piazza San Carlo.
Un cannocchiale
di quasi 250 metri, delimitato dai portici, con lasfalto tirato a lucido come una
pista di ghiaccio. O come un biliardo se serve a dare l'idea. Il più bello nella storia
dello skiroll. Cosa da sfracelli se fosse piovuto; fortunatamente la pioggia è arrivata a
manifestazione conclusa. Diversamente sarebbe stata unimpresa correre su un fondo
tanto veloce dove il problema è lo spazio di frenata poiché le ruote degli skiroll non
dispongono di freni e permettono velocità superiori ai 50 km/h.
Non sono state
effettuate misurazioni in merito, ma il miglior tempo di qualifica, ottenuto da Berlanda,
è stato di 17.69 contro i 17.74 di Couny, 17.74 Sbabo, 17.90 di Folco Pizzutto, il
migliore degli juniores, 19.88 di Maria Magnusson, prima delle donne. Distanza dichiarata
200 metri, effettiva qualcosa meno, ma di ben poco. Un rettilineo perfetto senza ulteriori
possibilità di prolungamento né vie di fuga laterali in cui inserirsi. Considerando che
a 100 metri in 10 secondi corrisponde una velocità di 36 km/h, il calcolo seppur sommario
è presto fatto (con un tempo di 17.69 sulla distranza di 200 m, la media con partenza
da fermo risulta di 40.7 km/h). Tanto è vero che, avendo gli atleti difficoltà a
fermarsi prima delle transenne piazzate proprio alla fine del tratto asfaltato, dove
inizia il porfido di piazza S. Carlo, per evitare che vi si schiantassero contro, oltre ai
materassi di protezione come nell'atletica indoor sono stati piazzati anche volontari di
corporatura robusta per bloccare con la propria stazza la velocità rallentata ma ancora
forte degli sprinter.
Una soluzione
di sicurezza dettata da senso pratico; come extrema ratio si sarebbero potute
collocare reti come sulle portaerei: sarebbero risultate ideali per bloccare il master
tedesco Siegfred Rieckoff, un omaccione di più di 120 kg con pancia da bevitore di
birra ma di unagilità incredibile e di una velocità inaspettata. Ha quasi
ribaltato un paio di volontari e sono finiti tutti a spiaccicarsi sui materassi. Cosa
comunque praticabile in situazione demergenza, ma sarebbe stato aggiungere un clima
di pathos eccessivo allo spettacolo delle manovre con cui gli sprinter cercavano di
frenare la loro corsa. Quindi spazzaneve allargato al massimo ma ovviamente senza
leffetto quasi immediato che si ottiene sulla neve, uno skiroll di traverso, curve
secche per aumentare lattrito. Veri e propri funambolismi che richiedono pelo sullo
stomaco e pure una certa incoscienza. Tanto è vero che più duno cominciava ad
allargare a spazzaneve ancor prima della linea del traguardo. Insomma, cera da
arrangiarsi e lo spirito di inventiva si è fatto valere.
Ovvio che per
poter emergere coraggio o incoscienza da soli non bastino; sono indispensabili,
invece, classe, potenza e tecnica, qualità di cui abbondano i grandi specialisti che si
sono presentati al via. Qualcuno, poi, si era preparato da gran tempo a questo traguardo.
Più di tutti certamente Emanuele Sbabo, che aveva digerito male di essere stato tagliato
fuori dal podio dei Mondiali di Oroslavje, in Croazia, dove a laurearsi campione
iridato era stato lamico-avversario Alessio Borlanda battendo laltro azzurro
David Bogatec, mentre sul terzo gradino si era insediato il russo Glushkov che aveva
battuto proprio lui. E questo era avvenuto non per manifesta superiorità ma perché
si era trovato penalizzato dai giochi degli accoppiamenti dei tempi di qualifica. Terzo il
suo, che lo aveva confinato nella parte bassa
del tabellone e, dalla semifinale in poi, per le esigenze televisive che avevano imposto
una più rapida successione delle gare, costringendolo ogni volta a rimettersi al
cancelletto di partenza senza quasi tirare il fiato.
E dal settembre 2007
che ha cominciato a masticar vendetta, studiando ogni possibile marchingegno che lo
potesse aiutare a scattare come una scheggia allo sparo dello starter e a prendere
immediatamente velocità. Lui è come il giamaicano Bolt nei 100 metri piani: una volta
lanciato i suoi problemi finiscono e diventa un missile. Così ha cominciato a studiare
una tecnica personale, tutta diversa da quella canonica e pure dalle
sgarrellate di Glushkov o dai salti fatti di prepotente spinta di bastoncini,
allargamenti e restringimenti delle gambe cui ricorre lo svedese Westman per
lanciarsi. Lui ha invece adattato allo skiroll il passo mezzo pattinato inventato
dallamericano Koch e propagandato poi dal finlandese Siitonen nelle granfondo di
sci.
Un lampo di fantasia. Tre
rapidissimi passi in partenza per schizzar via, poi sotto con la doppia pattinata con
aumento massimo della lunghezza del passo, per accorciarlo nel finale aumentando però le
frequenze. Probabilmente più complicato a spiegarlo che a metterlo in opera. E che il
colpo gli sia riuscito lo dimostra il risultato. Ha battuto Berlanda, che pure alla finale
era approdato certamente più fresco per la doppia partenza falsa del suo avversario
Glushkov, che ne aveva comportato la squalifica e quindi ei era limitato a raggiungere il
traguardo a passo tranquillo per non sprecare energie, mentre lui aveva dovuto vedersela
con laltro russo Fedulov, osso duro, che lha impegnato dallinizio alla
fine, senza mollare di un centimetro.
Finale altrettanto
combattutissima quella con Berlanda, degno avversario da sempre, quando ormai stava
calando il buio per lora tarda, con il cielo annerito che minacciava pioggia.
La nuova tattica gli ha reso come
sperava: un metro guadagnato già in partenza, contenimento della progressione dell'altro,
accelerazione da tre quarti in poi con un altro metro di guadagno. Il tutto fra
lentusiasmo degli spettatori: migliaia nellarco del pomeriggio, centinaia
ancora presenti quando era già venuta lora di cena. Quando correva qualche azzurro
venivano giù le colonne dai boati che salivano al cielo. Un tifo da stadio di calcio
per questi matti che viaggiano su sci a rotelle, ma tanto esaltante per chi si trova
a gareggiare in una platea inaspettata almeno in quelle dimensioni e con quel calore
umano.
.
Altrettanto esaltante la
finale degli juniores. Di fronte il norvegese Ragnar Bragvin Andresen e lazzurro
Folco Pizzutto che questanno lo aveva già battuto due volte. Alla terza gli è
andata male.
Gli ha portato via mezzo
metro allo scatto iniziale, laltro glielo ha rosicchiato piano piano. Ai dieci metri
finali erano alla pari. Ha tentato di sopravanzarlo in spaccata buttandosi verso il
traguardo ma, purtroppo, lasfalto non è come la neve che un po fa presa, e
così si è trovato per terra tagliando la linea strisciando fra schiena, fianco e sedere
un po come fanno i motociclisti quando schizzano via dalla moto.
Solo che quelli hanno la
tuta imbottita e rinforzi vari, lui un body di lycra che, logicamente, strisciando
sullasfalto per quanto liscio è andato a pezzi. E stato battuto di pochi
centimetri. Unica conseguenza un brutto schiaffo al morale, una spellatura fra gluteo e
coscia e qualche botta che con laccumulo di adrenalina non si avverte ma si fa
sentire più tardi. Silenzio degli spettatori, sfociato in applausi quando lhanno
visto rialzarsi tutto intero.
Senza storia, purtroppo,
lennesima finale fra Maria Magnusson e Mateja Bogatec.
Fra le due almeno 10 chili
di muscoli a favore della svedese e non so quanti watt di potenza che si scaricano sul
terreno da unimpressionante spinta di braccia e da pattinate da 10 metri luna
che compensano abbondantemente la minor frequenza di passi. Forte quanto un maschio,
devastante come una ruspa quando è lanciata Miglior tempo in qualifica propria davanti di
mezzo secondo a Mateja. Che sono poi 7-8 metri sul terreno, che lazzurra non è in
grado di colmare solo aumentando le frequenze. Dunque un secondo posto che vale, il suo,
con avversarie del genere.
Per il terzo posto la
ventenne Kurockhina ha avuto la meglio sulla nostra Anna Rosa che, in questo momento, ha
la testa più rivolta alla tesi di laura che sta preparando che non alle gare pur di
livello continentale. Qui è venuta per onor di firma, per dare il suo contributo a quella
bandiera che ha tenuto alta per tanti anni, e ne è uscita a testa alta.
Si è comportata bene anche
Karin Moroder, battuta dalla russa Ektova. Una specialista contro una fondista su asfalto
velocissimo che, come la distanza, costituiscono lantitesi per chi si allena sulle
distanze e, sulla neve, trova sprint di 800-1200 metri e non di meno di 200, con il
rischio di sbattere contro le transenne se non riesci a fermarti. Lei ce lha fatta,
ma rallentando già prima del traguardo, quando recuperare sullavversaria era ormai
impossibile. Marito ugualmente contento: dalla paura, aveva già le mani nei capelli
Scontato il successo di
Solange Chabloz fra le juniores: questanno non ha trovato avversarie nella
categoria. E non certo per la scarsa partecipazione. Dietro di lei, a passi da gigante,
sta maturando Anna Maccagnan, una bella ragazzina classe 93. Grinta e classe,
il futuro è suo. Anche nello sci se sapranno crescerla bene.
Incetta di medaglie pure fra
i master: oro per Silvio Canello, argento per Claudio Marchetto, bronzo per Virginio
Buttironi e Marcello Gionta: passione che non ha mai fine, cuore oltre la trincea. E
guerra anche qui.
Le classifiche
Senior
maschile
1.
Sbabo Emanuele ITA; 2. Berlanda Alessio ITA; 3. Glushkov Igor RUS; 4. Fedulov Vladimir
RUS; 5. Cuny Igor FRA; 6. Westman Tobias SWE; 7. Denardin Guillaume FRA; 8. Treude Harald
GER; 9. Bianchi
Eugenio ITA; 10. Paredi Simone ITA; 11. Propp Juri GER; 12. Pizzutto Gualco ITA;
13. Verboort Desmond NED; 14. Ivaldo Christian ITA; 15. Pession Jules ITA; 16. Di
Gregorio Alfio ITA
Senior
femminile
1. Magnusson
Maria SWE; 2. Bogatec Mateja ITA; 3. Kurockina Evgenia RUS; 4. Rosa Anna ITA;
5. Ektova Elena RUS; 6. Moroder Karin ITA; 7. Gillessen Carina GER; 8. Nenyukova
Elena RUS; 9. Kosuta Ana ITA; 10. Bicova Carolina CZE; 11. Seppas Hanna SWE; 12.
Bettineschi Erika ITA; 13. Kislukhina Valentina RUS; 14. Carmagnola Daniela ITA;
15. Kiessig Cindy GER
Junior maschile
1. Andresen
Ragnar Bragvin NOR; 2. Pizzutto Folco ITA; 3. Trofimov Ivan RUS; 4. Budkin
Seergey RUS; 5. Erler Markus GER; 6. Gioia Massimiliano ITA; 7. Weng Emil Udnes
NOR; 8. Assan Kenny GER; 9. Verbitsky Evgeniy RUS; 10. Norum Robin SWE; 11. Krivolapov
Alexander RUS; 12. Zemmrich Kevin
GER; 13. Zampieri Stefano ITA; 14. Sacco Alberto ITA; 15. Claudi Torben GER; 16.
Lorenzini Gianluca ITA
Junior
femminile
1. Chabloz
Solange ITA; 2. Maccagnan Anna ITA; 3. Monreal Theresa GER; 4. Tikhomirova Irina GER;
5. Gontier Marie Claire ITA; 6. Treves Elisa ITA; 7. Vicini Marta ITA
Master 1
1. Canello
Silvio ITA; 2. Poslednichenko Kostantin RUS; 3. Buttironi Virginio ITA; 4. Schindler
Hermann GER; 5. Nardi Antonio ITA
Master 2
1. Uvarov
Vitaly (RUS; 2. Marchetto Claudio ITA; 3. Gionta Marcello (ITA); 4. Rieckoff
Siegfred GER; 5. Karetnikov
Nikolay (RUS)
Giorgio Brusadelli
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Aggiornato il 10-09-08. |