Per la quarta volta Pietro Piller Cottrer nel Gran Prix Sportful Più forte del maltempo, della faticata nel raduno allo Stelvio e degli avversari, si è involato al solito tornante e ha fatto corsa solitaria. Dietro di lui Di Centa e Paredi. Fra le donne Marina Piller, mentre l'abruzzese Alessio Giancola emerge fra i "non professionisti" Feltre (BL) 3 ottobre Per la quarta volta Pietro Piller Cottrer ha iscritto il suo nome dellalbo doro nel Gran Prix Sportful. Il suo tempo di 36176 sul tracciato di km 11,3 da Farra di Feltre al Passo Croce dAune è di soli 5 secondi superiori al primato personale su questo tracciato, ottenuto lanno scorso e di 128 al record stabilito da Muehlegg nel 2001 ma in ben diverse condizioni ambientali. Il tedesco naturalizzato spagnolo, che quattro mesi dopo alle Olimpiadi, dove aveva vinto 3 medaglie doro, sarebbe stato squalificato per doping, in quell'occasione trovò una splendida giornata di sole e una strada perfettamente asciutta. Ieri, invece, si è gareggiato nelle peggiori condizioni immaginabili per una gara di skiroll: freddo, acqua battente a scaricarsi su una strada già sempre intrisa dumidità per conto suo, nebbia a rendere lambiente ancora più uggioso. E non era neppure nelle migliori condizioni fisiche, in quanto reduce da appena tre giorni da un periodo di allenamento sul ghiacciaio dello Stelvio: proprio il momento più negativo in quanto lorganismo, di norma, deve ancora assorbire il duro lavoro in quota e non beneficia degli effetti dellaltura che si evidenziano a distanza di non meno di una settimana. Con il risultato che le prestazioni risultano penalizzate invece che influenzate in maniera positiva. Nella stessa situazione si trovavano
evidentemente anche i compagni della nazionale probabile olimpica, con i quali ha potuto
vedersela ad armi pari, ma non gli elementi della seconda squadra azzurra, delle nazionali
spagnola e finlandese e dei gruppi sportivi militari. La classica situazione di
livellamento di valori che poteva rendere incerto lesito della corsa e lasciava
perplesso lo stesso atleta, ma che di fronte alla forza e alla classe delliridato
della 15 km ha finito per risolversi ugualmente in una marcia trionfale. Non cè stata praticamente storia, malgrado la rottura di un bastoncino che gli ha fatto perdere tempo nella concitata fase dellavvio quando tutti vogliono prendere le posizioni di testa e si buttano allarrembaggio senza esclusioni di colpi. Tanto è vero che Thomas Moriggl, che sembra non aver risentito per niente la drammatica notte passata da disperso nelle valli dello Stelvio, ha pensato bene di mettersi davanti a fare landatura piuttosto che rischiare di farsi cavare gli occhi da qualcuno. Una trenata che ha creato la prima selezione. Alla seconda, e definitiva, ha provveduto poi lo stesso Piller, nello stesso tornante in cui ha messo le basi dei tre successi precedenti. Rientrato in gruppo, il tempo di tirare il fiato e si è subito involato con la sua classica pattinata lunga, terribilmente efficace. Roba da manuale. I venti metri di vantaggio immediatamente acquisiti si sono progressivamente ampliati; Di Centa, che non ha lo stesso scatto ma recupera in progressione, questa volta non è riuscito ad agganciarlo. Gli è rimasto vicino per un chilometro, senza però guadagnargli neppure un metro, per poi trovarsi costretto a mollarlo. Il cagnaccio, che pure in questo momento è considerato il più in forma della squadra per massimo consumo di ossigeno e tempo di resistenza sul nastro trasportatore (31 minuti contro il precedente primato di 29), questa volta non è riuscito a mordergli le caviglie. Troppa differenza di ritmo. Il distacco, salito a mezzo minuto, si è leggermente ridotto solo sul finale quando Piller, ormai certo del successo, non ha insistito. Gran gara comunque anche la sua, anche se naturalmente non lha lasciato soddisfatto poiché su questo percorso sa di valere il compagno di squadra e non ci sta a perdere, ma lindiretta conferma che il cammino verso le Olimpiadi procede bene, secondo programmi e aspettative. Il vero protagonista, comunque, è stato il terzo classificato, Simone Paredi (nella foto). Specialista dello skiroll, vincitore allAlpe di Huez, la più prestigiosa corsa del Rollski Tour che ha come teatro lepica salita del Giro di Francia, il comasco portacolori dellEsercito in queste terribili condizioni ambientali si è esaltato. Ha meno motore dei due fondisti, ma una tecnica che sul bagnato esalta le sue doti di skirollista, che gli permette di pattinare senza scivolare quando scarica la spinta sullattrezzo. Valerio Checchi, per esempio, è caduto due volte, riportando una brutta botta ad un braccio che lo ha messo fuori gioco; lui, invece, si è messo dietro tutti gli altri migliori fondisti. Meno i due che, guardacaso, sono stati oro e argento ai Mondiali di Oberstdorf. Il meglio che ci sia in circolazione, è già stato bravo a non farsi condizionare. Come Piller, ha potuto contare sulla preparazione dell'attrezzo. Ruote della mescola color verde, ulteriormente lavorate a mano da D'Incal per far presa sul bagnato e che hanno contribuito a fare la differenza. Come già a Sestola, in Coppa del Mondo. Prestazione eccezionale, dunque, quella di Paredi: mai nessun skirollista era riuscito a tanto in questa gara, neppure Alfio Di Gregorio, che stavolta si è ritirato a metà percorso. E da tempo che non sta bene, ma non ha voluto rinunciare a questo appuntamento per lui tradizionale. Si è fermato dopo 4 km, vomitando anche lanima, il che gli ha fatto capire che è venuto il momento di tirare il fiato e di prepararsi con calma per la prossima stagione di skiroll, specialità nella quale è ancora irraggiungibile da parte degli altri specialisti, anche se gli anni di attività cominciano a farsi sentire. Il suo erede cè ed è Paredi: in questa occasione il primo passaggio di consegne. Il resto verrà col tempo: con lanagrafe, purtroppo, neppure "il re" può barare. Dietro questo terzetto uno che non è più una sorpresa, lo spagnolo A. Diego Ruiz, cresciuto nellombra di Gutierrez, fondista già protagonista in Coppa del Mondo. Sempre in spinta per conservare una posizione di cui non era certo accreditato, in grado di reggere il tentativo di recupero di Moriggl il quale, da parte sua, si è tolto lo sfizio di lasciarsi alle spalle Florian Kostner. Altoatesino come lui, avversario storico, ogni gara è una battaglia personale. Fra loro due si è inserito Marco Cattaneo, leader della Nazionale Lunghe Distanze, che ha tenuto a bada Teemu Kattilakoski, il migliore dei finlandesi, che nella Sportful hanno lo sponsor della nazionale e ne onorano quindi la gara. Fra gli juniores ha primeggiato Agostino Zortea, il più regolare nella passata stagione, attualmente inserito nel gruppo Under 23, che ha lasciato a quasi un minuto e mezzo Eugenio Bianchi, skirollista che in salita ci sa fare. Nella classifica assoluta sarebbe risultato tredicesimo, subito dopo Gutierrez e davanti a Botvinov. Due campioni, in età ormai avanzata ma sempre nel circuito di Coppa. La conferma, per le Fiamme Gialle, di aver fatto bene a credere in questo atleta trentino e investirvi mezzi e speranze. A Roberto Campaci il compito di farlo maturare con profitto. Fra le donne ha vinto, a sorpresa, Marina Piller (nella foto). Chi la dava per spacciata, come fosse una meteora, ha dovuto ricredersi. Ha corso con intelligenza. Non si è fatta prendere dalla smania di protagonismo in avvio, e ha impostato la sua gara in progressione recuperando progressivamente il distacco da Viviana Druidi fino a raggiungerla quando il traguardo era ormai vicino per superarla di slancio. Era una gara di skiroll che in quanto tale, al di là di Stephanie Santer, non offriva termini di confronto con altre fondiste, perché lhanno disertata, ma si sono potute trarre ugualmente buone indicazioni. Innanzitutto che regge bene ad una fatica così dura, e questo significa che Carlo Petrini, il suo allenatore, ha lavorato bene, e che ha potenzialità ancora da sfruttare. Con le difficoltà che sta attraversando il settore femminile, non è da escludere un suo recupero per la causa olimpica. Inossidabile come sempre, insensibile al peso delletà, Eugenia Bitchougova, prima fra le dame ma quinta nella classifica assoluta. Trasferitasi dalla Russia in Trentino, è come il buon vino di questa regione: migliora con il passare del tempo. Tanto di cappello. Appassionante, come sempre, la battaglia fra i fondisti di seconda schiera, i non professionisti che a questo sport si dedicano per pura passione, che solitamente si affrontano come master e che qui sono stati inseriti in categorie con diversa denominazione nelle quali si sono trovarsi a confrontarsi con gli atleti dei gruppi sportivi militari e con stranieri che fanno parte delle rispettive gare nazionali. Il miglior tempo lo ha ottenuto Alessio Giancola (nella foto), 21° fra i senior, nei primi 25 nella classifica assoluta. Non gli daresti il minimo credito perché, piccolo e minuto comè, non è certo lo stereotipo del fondista, ma è uno che butta sulla strada e sulla neve cuore, grinta e abnegazione. Ha rotto un bastoncino e ha perso un sacco di strada prima di trovare il ricambio. Si è riportato sotto ributtandosi in mischia, a lottare spalla a spalla con Rainer, Orlandi, Hofer, che sono fra i nostri giovani più interessanti, e con gente sicuramente più titolata di lui. E un abruzzese che va bene anche nel fondo, capofila di quella bandella di orsi marsicani che Massimino Bezzi ha arruolato nel Caleppiovinil con un ingaggio a base di ottima grappa adeguatamente invecchiata. Una pattuglia della quale fa parte anche lavvocato Remo Di Giacomo (nella foto), che di tanto in tanto lascia i codici per salire al nord e cimentarsi in gara. Con il piacere della fatica che accomuna tutti i fondisti, in queste scorribande fra skiroll e sci ritrova lillusione della gioventù ormai accantonata, e tanto gli basta per tenersi lontano dalle ambasce della terza età che comincia a profilarsi. Un simpaticone, al quale non farà certo disturbo se ci permettiamo di prenderlo in giro. E' prassi ormai ogni volta che ci si vede. Gran tifoso di Valerio Checchi, non potendo tenerne il passo cerca comunque di imitarlo sugli sci e con gli skiroll, guadagnandoci quantomeno in salute. Si difende bene fra i pari età, ma è evidente che il divario con i campioni si accentua di anno in anno. Ma questo non lo preoccupa più di tanto: limportante non è vincere ma partecipare, secondo il più puro spirito decoubertiniano. Che interpreta indubbiamente bene. In più ha anche la certezza dellimpunità: da buon legale sa perfettamente che, con la depenalizzazione, il vagabondaggio non è più considerato un reato. Il rischio di essere arrestato non lo corre più .. Per tenersi su di morale gli resta comunque un obbiettivo a lungo termine: arrivare in tutta tranquillità all'età dei pionieri, perché troverà sempre i cronometristi ad aspettarlo. Sempre che la moglie sia d'accordo. Giorgio Brusadelli
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