Mondiali sprint: oro per Mateja Bogatec, bronzo per Emanuele Sbabo Inarrestabile la marcia dell'azzurra che ha eliminato la turca Gunes, la russa Vedeneeva per poi stroncare la tedesca Ostermeier. Fra i seniores vince Glushkov, mentre Sbabo, battendo Cluny, stronca le speranze francesi di podio La Tremblade (FRANCIA) - 10 settembre Sprint in notturna, sotto lacqua. E finita nuovamente in gloria: medaglia doro per Mateja Bogatec (foto a fianco), bronzo per Emanuele Sbabo (sotto). Un bilancio chiaramente positivo, che si aggiunge a quanto fatto ieri (oro in entrambe le staffette seniores, ulteriore primo posto di quella femminile juniores e secondo per quella maschile), in attesa di quello che potrebbe arrivare oggi nellinseguimento. Percorso misto, 28 km complessivi, media conclusiva possibile attorno ai 40 km/h se non ci sarà gara tattica e le condizioni meteo non impazziranno come è avvenuto per lo sprint. Pronostico da dividere fra italiani e russi, che hanno il vantaggio di aprire la corsa con Grushkov che parte 5 secondi davanti allucraino Martsyv e può fare corsa con lui in caso di eventuale immediato ricongiungimento, mentre i tre azzurri Paredi, Di Gregorio e Pession, partono una ventina di secondi dopo, con Rainer subito dietro. In campo femminile Viviana Druidi scatta 15 dietro Elena Vedeneeva, che ha tanta classe e potenza da fare corsa solitaria. Dipenderà dal tempo, vento e acqua che potrebbero condizionare corsa e risultato come è avvenuto con lo sprint. Una gara di velocità piuttosto anomala questa dei Mondiali: percorso in discesa in un violone alberato, per poter sistemare larrivo nella piazzetta che è uno dei punti di ritrovo di questo paese adagiato in uninsenatura dellAtlantico, che vive principalmente di turismo. Lunghezza dello sprint poco più di 100 metri contro 200 che si fanno di solito; una distanza ridotta che viene coperta dai maschi in meno di 12 secondi e dalle donne in uno in più. Pura questione di potenza che però sullasfalto bagnato si fatica a scaricare; bisogna dunque saper ricorrere a qualche artificio tecnico. Come quello del russo Glushkov, che ha uno stile tutto suo, brutto da vedere ma tremendamente efficace. Scatta tutto ingobbito e le sue, più che pattinate verso lesterno, sono un mulinare di gambe con saltelli strani che lo proiettano in avanti. Ha fatto scuola, visto che già tutti i connazionali lo stanno imitando. Più lineari, secondo i canoni classici, gli azzurri, e quindi anche più belli a vedere, ma purtroppo esclusi dalla finale in questa occasione. I maschi, almeno, e questo perché la formazione degli ottavi di finale in base tempi di qualificazione ha dato vita ad una lotta fratricida che ha posto David Bogatec, Alessio Berlanda ed Emanuele Sbabo (nella foto) nella parte alta del tabellone. Comunque fosse andata, solamente uno di loro avrebbe potuto approdare alla finale. Sulla carta sarebbe dovuto essere Bogatec, vincitore degli ultimi due sprint di Coppa, ma su questo percorso non si è sentito a suo agio pur avendo fatto il miglior tempo di qualifica. Scatta di potenza ma, con lacqua, perde in parte la battuta; quando può rimettersi in assetto e scatenare i cavalli del suo motore, è ormai tardi. E stato infatti subito eliminato dallo svedese Robin Lindqvist. Berlanda, che ha battuto lo svedese Tobias Westman, e Sbabo, che ha superato il tedesco Harald Treude, si sono poi ritrovati nello stesso quarto di finale. Sono partiti entrambi bene e cè stata battaglia serrata, sul filo dei centimetri, solo per 50 metri, finché Berlanda non si è trovato privo di appoggio per la rottura del bastoncino sinistro ed è andato avanti solo sullo slancio. La corsa di Sbabo alloro si concludeva poi in semifinale dove Lindkvist lo anticipava in spaccata. Questione di una spanna. Si è invece fermata agli ottavi la gara di Simone Paredi, che pure è uno che sotto lacqua si esalta poiché per lui asfalto bagnato e asciutto pari sono. Sa adattarvi la propria tecnica. E partito bene, ha guadagnato un metro e ormai sotto il traguardo si è voltato per vedere la posizione dellavversario, lucraino Vitaly Martsy. Un errore, perché laltro lha infilato in spaccata, per essere successivamente battuto dal francese Igor Cuny, che dopo la delusione della staffetta ha creato almeno un attimo di entusiasmo fra gli spettatori. E' durata comunque pochi minuti: in semifinale ha trovato sul suo cammino verso la medaglia il russo Glushkov. Nella finalina per il terzo posto se lè dunque dovuta vedere con il nostro Sbabo. Lotta avvincente, risolta a favore dellazzurro, che ha concluso in spaccata, dallesame del fotofinish: separati da 10/15 centimetri.
In finale non cè stata storia. Lunga attesa alla partenza, sotto una pioggia che ormai cadeva a secchi. Non cè stata storia: Glushkov dopo 50 metri ne aveva già 3 ed ha incrementato ulteriormente il vantaggio. Una macchina tritasassi: oro meritato ( nella foto sopra il podio). La gara femminile, che ha visto correre insieme seniores e juniores, ha premiato ancora una volta Mateja Bogatec. Sta dimostrando, in qualsiasi condizione di tempo e di strada, che nello sprint è la più forte al mondo. E diventata la stella indiscussa dello skiroll, non soltanto per la bravura e i risultati, ma per amabilità e disponibilità. Non è certo una che la mette giù dura, tranne che in corsa. Li si scatena, tira fuori la grinta e azzanna. Miglior tempo di qualifica, passa i quarti in carrozza contro la turca Esra Gunes, che è junior. In semifinale però deve vedersela con lavversaria peggiore, Elena Vedeneeva, che nei suoi confronti in quanto a stazza è un armadio. Però è già da un po di tempo che ne ha preso le misure: Laveva già battuta in Coppa, lha rifatto qui in staffetta refilandole mezzo secondo nella volata che ha dato allItalia questo primo oro prezioso per il morale ma anche per l' immagine che ne deriva, dopo averle ribattuto colpo su colpo ogni tentativo di fuga solitaria.
Questa volta Mateja era un po più nervosa del solito: per la pioggia che aveva messo fuori il fratello maggiore David, per lansia di coronare un sogno da tempo inseguito. Emozioni comunque tenute sotto controllo quando è stato il momento di scattare. Una marcia trionfale, come si sarebbe ripetuta pochi minuti dopo. Cè stata gara solo per metà percorso; i secondi 50 metri sono stati una progressione inarrestabile che ha lasciato la russa allibita e sulle ginocchia. Di altrettanto spessore la finale contro la tedesca Ilka Ostermeier Neuman. Iridata uscente; il titolo laveva conquistato nel 2002 ai Mondiali in Val dAosta, a St. Vincent. Ordinaria amministrazione, per Mateja, anche in questo caso: altra progressione vincente, vantaggio tale da permetterle di girarsi per vedere dove fosse lavversaria. Unico rischio, se tale si può chiamare, la presenza di qualche foglia che la pioggia ha staccato dai platani sulla sua corsia e che lorganizzazione non ha rimosso. Aveva fatto passare la macchina spazzatrice nel tempo intercorso fra le qualificazioni e i quarti di finale, quando il temporale si è preso una pausa, e non è più intervenuta quando è tornato a diluviare e sarebbe bastato un paio di colpi di scopa. Passarci sopra con le piccole ruote degli skiroll avrebbe potuto avere lo stesso effetto che può produrre una buccia di banana su un pedone disattendo: quello di farlo finire per terra. Aver schivato questo passaggio minato è stato un momento liberatorio per i tecnici che seguivano la sua progressione trionfale, con il cuore in gola e la strizza e le mani da tutt'altra parte. Senza storia la finalina fra Vedeneeva e la connazionale Marina Firsova, contro la quale la prima ha scaricato sugli skiroll la rabbia delleliminazione da parte dellazzurra. E invece finita subito negli ottavi la corsa di Ana Kosuta: lha fermata proprio la Firsova, che poi ha eliminato laltra russa Nenyukova per trovarsi sbarrata da finale dalla Ostermeier. Fra gli juniores lo svedese Johan Andersson è stato un palmo sopra tutti, un rullo compressore come Glushkov, ma con miglior tecnica. Del resto laveva già dimostrato in staffetta, andando via controvento al nostro Glauco Pizzutto, e in questo sprint superando negli ottavi il russo Dmitry Ilvovski, nei quarti il nostro Ballabio e in semifinale il connazionale Brindberg. Pizzutto ha passato i quarti contro laltro azzurro Gabriele Caretta, mentre Massimiliano Gioia terminava la sua corsa negli ottavi con lo svedese Emil Brindberg, che nella fase successiva avrebbe messo sotto Pizzutto. Finali quasi scontate per la superiorità dimostrata dagli svedesi. Per il bronzo Brindberg ha regolato il connazionale Setter Haamas, e per loro Andersson ha fatto vedere la sua schiena dalla partenza allarrivo allolandese Desmond Verboort. Una superiorità disarmante. Così sul traguardo: Emanuele Sbabo, alpino paracadutista che vola anche con gli skiroll Emanuele Sbabo ci teneva a questi Mondiali. Quarto nello sprint juniores tre anni fa a St. Vincent, voleva salire sul podio nella categoria maggiore. E ci è arrivato sul terzo gradino (nella foto l'arrivo): con un po di buona sorte considerando che leliminazione di David Bogatec, che obiettivamente è il velocista più forte della squadra, ha messo sulla sua strada nei quarti laltro azzurro Berlanda con il quale poteva esserci partita aperta. Linfortunio in cui il trentino è incappato, la rottura del bastoncino, gli ha spianato ulteriormente la strada. Una fortuna comunque meritata: in altre occasioni gli aveva girato le spalle, questa volta ha baciato lui. Giusto premio ad un duro lavoro di preparazione per questo Mondiale, e ad una passione per lo sport che lha portato al gruppo sportivo degli alpini paracadutisti di Bolzano. Caporalmaggiore attualmente. Sportivi professionisti a tutti gli effetti; di militare fanno solo i lanci. Lui, che è di Schio (VI), ci è arrivato in servizio volontario con ferma di 3 anni dopo essere partito per la leva nel settembre 2003. Diplomato elettricista, si è già assicurato un mestiere doro per quando, tornato alla vita civile, vorrà assicurarsi un futuro. Di questi tempi rende, per chi ci sa fare, più di una laurea. Per adesso si dedica allo sport, e con buoni risultati. Alto e di bella presenza, è un tipo sveglio anche con le ragazze. Tiene alto il prestigio nazionale anche in questo campo. A San Candido, nei Casta, ha vinto la pattuglia con i colleghi di Bolzano contro gli alpini di Aosta. E forse la gara più importante e sentita in questi campionati militari. Sono in sette più i due responsabili; dinverno fanno sci di fondo, nelle altre stagioni si cimentano con corsa e bici. Lui è quello degli skiroll ed è considerato uno dei più forti velocisti. Lo era già da ragazzino ed è poi maturato progressivamente nelle gare giovanili e da junior vincendo i relativi campionati italiani, ma anche qualche granfondo in piano e misto. Digerisce meno la salita: questione di fibre muscolari e di struttura fisica che lo proiettano meglio sulle gare brevi che richiedono scatto, capacità immediata di improvvisazione, colpo docchio. In questo sprint mondiale bagnato (nella foto la partenza della qualificazione) di problemi non ne ha avuti. Di suo è già tecnicamente impostato benissimo; poi, con le ruote nere da allenamento, sicuramente meno veloci di quelle da gara ma più affidabili sul terreno bagnato, non ha perso un solo colpo. Tanto in qualifica (quarto tempo) che nelle fasi successive belle partenze, vantaggio immediato di qualche metro che è sempre riuscito a mantenere. In semifinale, con lo svedese Lindqvist, hanno corso appaiati per 80 metri e ha perso negli ultimi 20 poiché un appoggio sbagliato con il bastoncino lo ha fatto girare con il busto, quel tanto che è bastato a fargli perdere spinta e velocità. Nella finalina è partito ancora una volta bene e lha risolta a suo favore rischiando la spaccata. Cera la possibilità di trovarsi con il sedere per terra come è capitato a qualche altro, ma lo ha premiato di quei pochi centimetri che il fotofinish ha evidenziato. Prossimo obiettivo sempre lo sprint: quello di Pavullo, sabato a Pavullo, nella prova finale di Coppa del Mondo. Giorgio Brusadelli
Le qualificazioni
Le classifiche
Aggiornato il 19-04-11. |